Abruzzo, i tagli salgono a 215 milioni

Tagli drastici del governo ai fondi per Province e Comuni

 

PESCARA. L’Abruzzo è fra le cinque regioni più penalizzate d’Italia dai tagli agli enti locali decisi dal governo. Ai 36 milioni in meno a Province e Comuni (con più di 5mila abitanti) emersi dal conteggio del ministero dell’Interno, vanno aggiunti i 178 milioni che non arriveranno più alla Regione. L’operazione dei tagli costa complessivamente quindi all’Abruzzo circa 215 milioni.

La legge di stabilità approvata dal Parlamento per far quadrare i conti diventa una triste realtà. La sforbiciata è di gran lunga superiore a quella che era stata annunciata. E alle somme (anticipate dal Centro), decurtate alle quattro Province (13 milioni) e ai 53 Comuni abruzzesi (23 milioni) vanno aggiunte quelle della Regione (178 milioni).
Un quadro generale che proietta l’Abruzzo nella zona alta della classifica delle regioni più colpite dalla manovra.

Secondo un’analisi condotta dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, l’operazione costerà 131 euro a ogni abruzzese. In sostanza i tagli che si apprestano a fare gli enti locali nei servizi pubblici (strade, trasporti, ambiente, scuole, settore sociale) a causa delle decurtazioni da Roma, si trasformeranno in sacrifici economici perché a ogni abruzzese verrà chiesto di pagare di più per far tornare i conti. Nella classifica dei sacrifici procapite, i tagli più consistenti li subiranno gli enti della Basilicata (191 euro), della Valle d’Aosta (190 euro) e del Molise (177 euro). Segue l’Umbria (142 euro) e quindi al quinto posto l’Abruzzo.

La Regione.
Nell’elenco dei tagli spiccano i 35 milioni destinati alla viabilità che la Regione non potrà più rigirare a Comuni e Province perché a sua volta non li riceverà più da Roma. Addio anche a 33 milioni (circa) per i trasporti e a 20 milioni che pure erano inseriti fra gli incentivi alle imprese. Il settore dell’ambiente e dei rifiuti dovrà gestire la perenne emergenza con 10 milioni in meno. E il piatto continua a piangere con il taglio di 1,9 milioni ai finanziamenti per il prestito d’onore (sempre incentivi) per i giovani imprenditori.

Il caso Abruzzo.
La proposta di portare subito all’attenzione del governo il «caso Abruzzo» all’attenzione del governo lanciata dal presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio, componente dell’ufficio di presidenza delle Province italiane (Upi), viene raccolta e spinta dal presidente dell’Anci (associazione dei comuni italiani) Abruzzo Antonio Centi. «Non credo che l’Abruzzo potrà sopportare, in questo tempo, in maniera accettabile la concentrazione di tutti i fattori negativi possibili che si possano immaginare», afferma Centi, «il caso Abruzzo non trova eguali in nessun’altra regione. Non si tratta di rivendicare banalmente un qualche cosa contro qualcuno, quanto costruire una strategia responsabile da far condividere a tutti i portatori di decisioni pubbliche per scongiurare il rischio di trasformarci da Regione in Provincia d’Abruzzo.

I sindaci.
«Restituiamo le fasce tricolori al prefetto»: è la provocazione del sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro che chiama a raccolta i suoi “colleghi”: «Al dl là delle appartenenze politiche serve una mobilitazione degli enti locali per ottenere la restituzione delle risorse tagliate».

Un appello che però si scontra la politica. L’unico punto d’incontro tra sindaci del centrodestra e del centrosinistra è infatti la consapevolezza che si deve stringere la cinghia. Come? «Rimoduleremo i servizi, la parola d’ordine sarà rigore», risponde Filippo Paolini (Pdl), primo cittadino di Lanciano. «Non so come faremo a chiudere i bilanci specie se passerà l’altro provvedimento che impone di non spendere i soldi degli oneri di urbanizzazione per i servizi», ammette Luciano Lapenna (pd) da Vasto.

«C’è un problema anche più serio», fa notare da Atessa Nicola Cicchitti (Udc): «Il governo ha dimezzato la possibilità di contrarre mutui che per i Comuni significa non poter avviare investimenti. In questo modo non riparte neanche l’economia». «Se almeno alleggerissero le norme del patto di stabilità i Comuni possono avviare un meccanismo virtuoso per indire appalti e rimettere in moto aziende e lavoratori», ribatte Gabriele Marchese (Pd), da San Salvo.

«Non trovo giusto che si spari nel mucchio, così vengono colpiti tutti indistintamente», è il parere del sindaco di Avezzano Antonio Floris. «Adesso», aggiunge, «per non aumentare le tasse, dovremo tagliare servizi essenziali ai cittadini». Dice no a nuove tasse anche il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia (Pdl): «Andremo a recuperare l’evasione fiscale degli anni precedenti. Le restrizioni non andranno a incidere i servizi a domanda individuale come il Sociale o le spese correnti relative al personale. Piuttosto risparmieremo sulle spese istituzionali e di rappresentanza».

«Il tempo delle vacche grasse è finito», taglia corto il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi (Pdl) secondo cui, gli enti locali si devono abituare al federalismo fiscale che impone l’autosufficienza economica.

L’Aquila.
«Chiederò un incontro immediato con il commissario, Chiodi. I comuni del cratere non sono in grado di sopportare ulteriori tagli. E’ pura follia». Così il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, si ribella alla stangata che per la città vale 2 milioni di euro. Cialente è perentorio: «Qualcuno dimentica che siamo in un territorio terremotato, non sappiamo come far quadrare i conti. Spero sia un errore di conteggi, di questo parlerò subito con Chiodi, mi sembra strano che non mi abbia informato preventivamente di quanto sta accadendo».

Le Province.
Antonio Del Corvo, presidente pdl della Provincia dell’Aquila, confida in un ripensamento: «La nostra speranza è riposta nel buonsenso del ministero che dovrebbe trasferire, così come è già avvenuto per il 2009 e il 2010, stanziamenti straordinari a seguito del terremoto. Diversamente, dovremo fare scelte con pesanti tagli ai servizi».
Guerino Testa, presidente della Provincia di Pescara, conta di recuperare i quasi 2 milioni di euro che verranno meno (1.980.379,48) dalle spese di funzionamento di tutti gli edifici dell’ente e dall’abbattimento delle spese discrezionali e di rappresentanza: «Prima ogni consigliere aveva dei soldi da gestire, il prossimo anno i contributi saranno zero».
Rigore e gestione responsabile vengono invocati anche da presidente della Provincia di Teramo Valter Catarra. «Dovremo fare i salti mortali per chiudere il bilancio anche perché», conclude, «abbiamo nuovi debiti fuori bilancio».

(hanno collaborato Gennaro Della Monica, Teresa Di Rocco, Paolo Guadagni, Stefania Sorge e Monica Pelliccione)

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