Abruzzo, l'estate dei cinghiali: sei animali investiti e uccisi a San Vito Chietino / La foto

Ancora un incursione dei pericolosi mammiferi. Dalle zone interne al mare, sono ormai diventati un fenomeno incontrollabile e scatenano il dibattito e le polemiche

Ancora un pericoloso contatto ravvicinato tra uomini e cinghiali in Abruzzo. Dopo la scorribanda di un animale (secondo alcuni testimoni due) sul lungomare tra Montesilvano e Pescara, sei cinghiali, la mamma e cinque cuccioli, sono stati investiti la notte scorsa in località Melogranato, a San Vito. Poco prima delle 3 il branco ha attraversato improvvisamente la strada che dal casello dell'autostrada porta a San Vito paese. Due auto, che sopraggiungevano da direzioni opposte, non hanno potuto evitarli. Sei cinghiali sono morti, uno è rimasto ferito. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, la Forestale e i veterinari della Asl. E il nuovo incidente legato ai proliferi mamminferi rinnova il dibattito e le polemiche

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POLEMICHE E DIBATTI. «Poveri cinghiali ? Sono animali pericolosissimi», scrive Moreno sulla pagina Facebook del Centro. Ma c’è anche chi, come Salvatore, facendo riferimento agli “zoccoli” di cui sono provvisti (come tutte le specie degli ungulati) li preferisce ad altre figure che soprattutto d’estate popolano la riviera abruzzese, da Pescara a Vasto. L’incursione a sorpresa, ma senza lieto fine, visto che è stato soppresso, del cinghiale a Pescara, riapre il dibattito senza fine sulla gestione di una specie che pare sempre più fuori controllo.

A lanciare l’allarme sono in particolare gli allevatori e gli agricoltori, con la Coldiretti che si appella al nuovo consiglio regionale parlando di «equilibri ambientali saltati, campi danneggiati dai cinghiali, che mettono a rischio la sicurezza sociale e i prodotti a marchio». Ma ad essere allarmati sono anche i residenti di aree urbane che mai avrebbero immaginato di dover avere a che fare con i cinghiali.

Al di là del fatto che i cinghiali, come tutti gli animali selvatici, amano la solitudine e la tranquillità, resta da capire come mai l’esemplare (o gli esemplari, perché c’è chi sostiene di aver visto aggirarsi tra le auto due di essi) si sia spinto fino al mare. «Probabilmente è stato scacciato dal suo habitat», spiegano dagli ambienti venatori e forestali, «forse inseguito da cani, o spaventati da qualcosa, ma di solito semplicemente attraversano corridoi di transito, macchine o meno». Fatto sta che difficilmente un cinghiale si spinge in mare a cercare quel tubero selvatico dal sapore dolce e simile all’aglio per il quale provocano nel terreno quello scavo tipico del loro passaggio.

L’allarme resta, soprattutto in previsione del fatto che di solito la caccia al cinghiale si apre dai primi di ottobre fino a dicembre-gennaio (i mesi caldi sono quelli in cui le femmine hanno le loro cucciolate e le battute di caccia sono vietate) e dunque l’estate può riservare altre visite a sorpresa vicino ai centri abitati.

DANNI E POLEMICHE. La Coldiretti chiama in causa, in particolare, il nuovo regolamento regionale sulla gestione degli ungulati. Per l’associazione degli imprenditori agricoli il regolamento è «insoddisfacente», non frena il fenomeno delle incursioni che danneggiano le colture, mentre gli indennizzi non bastano per recuperare i danni: «Risarcimenti del 40% che non compensano i disagi arrecati dagli animali. Campi devastati, riduzione della produzione, necessità di ripetere le operazione colturali e le semine», denuncia il direttore di Coldiretti L’Aquila, Massimiliano Volpone, per il quale «nella provincia aquilana il problema sta assumendo dimensione inaccettabili con i prodotti di pregio messi a repentaglio».

Più o meno dello stesso tenore la posizione del presidente della Provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo, per il quale i cinghiali sarebbero addirittura «da uccidere tutti», come ha detto all’indomani dell’incursione di alcuni esemplari nel giardino di casa sua. Ucciderli? Non se ne parla nemmeno per il Wwf. Per l'ambientalista abruzzese Augusto De Sanctis si deve incentivare una «cultura della convivenza tra uomo e animali selvatici», adottando strumenti e strategie ad hoc: ad esempio recinzioni elettrificate, per le quali la Regione ha predisposto un bando da 2,5 milioni che, però, non ha avuto la risposta attesa.

FENOMENO INCONTROLLABILE? Incursioni e danni nel Teramano, ma anche nel Vastese e nell’Aquilano fanno pensare a una situazione fuori controllo. Ma da dove arrivano i cinghiali? E sono davvero così tanti e incontrollabili? Secondo gi esperti dipende dall’equilibrio ecologico, dalla cosiddetta catena della natura.

Nelle zone più interne, ad esempio, i cinghiali non esistevano. Primi esemplari si sono visti, forse reintrodotti da cacciatori, intorno al 1982-83. Risultato: non avendo animali che li potevano predare (l’unica specie è il lupo, che in quegli anni non era molto presente in Abruzzo), ed essendo mammiferi molto prolifici, si sono riprodotti in grande quantità. Mangiano di tutto, dai cereali alla carne, e sono animali forti. Ecco perché nemmeno la caccia organizzata (la carne è, tra l’altro, pregiata) riesce a frenare la loro diffusione. Soluzioni? Forse i consigli di De Sanctis…

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