Abruzzo, la politica Rabbuffo: crisi seriasi torni al programma

Il capogruppo Fli: siamo disposti a entrare in maggioranza ma occorre una verifica seria sulle cose da fare

PESCARA. La crisi del Pdl, l'inerzia del governo regionale, l'anarchia che blocca i lavori dell'assemblea. Berardo Rabbuffo, capogruppo del Fli, sottoscrive in pieno la diagnosi del consigliere ex presidente dell'assemblea Giuseppe Tagliente contenuta in una lettera aperta al governatore Gianni Chiodi. «L'analisi di Tagliente mi sembra lucida e chiara. Noi avevamo anticipato quelle problematiche un anno fa. Adesso si sta arrivando alla resa dei conti nel Pdl».

Rabbuffo, come giudica la risposta di Chiodi?
«La risposta di Chiodi ai problemi seri sollevati da Tagliente è stata elusiva. Il bilancio dei tre anni è positivo, come dice Chiodi slla homa page della Regione? Beh, i risultati che vanta Chiodi non scaturiscono da interventi legislativi, ma da risparmi. Risparmi che però spesso hanno peggiorato i servizi».

Qual è il problema vero di questa maggioranza? «La problematica di fondo che verifico è che si è poco produttivi. Ma la risposta non può essere quella che ha dato il presidente».

Crede che il governo regionale abbia problemi di tenuta?
«Noi non abbiamo certo intenzione di mettere in crisi il governo regionale: siamo una forza responsabile. Ma abbiamo la nostra dignità. Quello che vediamo è una maggioranza in crisi politica, e questa crisi si traduce in una forte difficoltà ad amministrare. Alla quale si accompagna una certa arroganza. Tempo fa abbiamo promosso una mozione in consiglio per il sistema sanitario. Il risultato? Una chiusura totale. Dicevamo che alcuni provvedimenti erano incostituzionali e che eravamo disposti a sostenere scelte difficili, ma non c'è stato nulla da fare. Poi i fatti ci hanno dato ragione. La sanità è solo una delle tematiche. C'è la questione della ricostruzione, della legge urbanistica che ormai sembra archiviata. Noi tutti i giorni in Regione evidenziamo quello che dice Tagliente: in Consiglio ognuno va per proprio conto, ma anche in giunta succede lo stesso e si registrano molti malumori».

Come se ne può uscire?
«Bisogna fare emergere ciò che è latente, senza rispondere in maniera elusiva. Ripeto, c'è una crisi che si traduce in incapacità di governare. Io questa cosa la vivo in commissione. Ora bisogna vedere il punto da cui ripartire. Fare della situazione di difficoltà un incentivo per cambiare. Noi saremmo disponibili. E siamo stati disponibili, ma siamo stati ricacciati all'opposizione dopo impegni disattesi con il bilancio».

Chiodi cosa dovrebbe fare?
«Dovrebbe recuperare un po' di umiltà. Ho conosciuto Chiodi nella fase iniziale, e certo non si trincerava dietro una maggioranza muscolare (che poi in verità non lo è più). Se lui non vuole assistere al fallimento della legislatura ha la possibilità di agire per recuperarla. I due anni che restano vanno utilizzati al meglio per fare un programma e uscire da quel delirio di autosufficieza».

Occorre un rimpasto di giunta?
«Non ci interessa cambiare le pedine, l'importante è fare un programma serio».

Per esempio?
«Siamo bloccati su alcune leggi, non è possibile che un solo consigliere come Acerbo detti l'agenda. Se invece si sottoscrive un piano politico di azione su sanità, sociale, lavoro, alcune riforme urbanistiche e si ha un atteggiamento di minore arroganza e delirio di autosufficienza...».

Anche la sua collega Daniela Stati è di questo avviso? Lei è stato molto dura col suo ex partito.
«Facemmo una grossa discussione quando votammo il bilancio. Ebbene, lei fu la più decisa nel dire che bisognava votarlo. La risposta dopo il voto fu la cacciata dei nostri assessori dalla provincia dell'Aquila e da Avezzano. Per cui credo indispensabile fare un discorso di responsabilità. Per noi il rietro in maggioranza deve passare per una verifica seria sui temi, mitigando anche certi forti appetiti che noto in alcune dichiarazioni». (a.d.f.)

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