Abruzzo, la ripresa è troppo lenta

Angelucci: per tornare competitivi bisogna investire. Critiche ai comitati del no

TERAMO. L'Abruzzo è in stagnazione. I segnali di ripresa sono troppo timidi per considerare superata la crisi economica. Il rapporto sul secondo semestre del 2010, elaborato dal centro studi di Confindustria, disegna un sistema produttivo regionale ancora in affanno. Le esportazioni tornano a crescere ma la quota di mercato estero è in leggera flessione. In alcuni settori gli occupati aumentano ma il tasso di disoccupazione resta superiore a quello del 2009, prima del terremoto. Diminuiscono le ore di cassa integrazione ordinaria ma è in incremento il ricorso alla cassa integrazione straordinaria e in deroga.

LO SCENARIO.
A riassumere i contenuti del rapporto semestrale è Mauro Angelucci, presidente regionale di Confindustria. «Presentiamo dati non brillanti ma che almeno non sono in discesa», afferma, «c'è stagnazione, la regione sconta un gap di anni, ripartire sarà difficile». Un primo segnale importante, secondo il presidente degli industriali abruzzesi, è stato dato con la firma del "patto per lo sviluppo" che impegna aziende, sindacati e istituzioni a mettere in campo riforme e investimenti. «Per tornare ad essere competitivi bisogna investire», osserva, «è inutile puntare su attività virtuali». Angelucci sottolinea inoltre come vadano respinti «i comitati del no» che si oppongono a iniziative pubbliche e private.

I DATI.
Gli indicatori sul contesto econonico sono illustrati da Luciano Fratocchi, che ha partecipato all'elaborazione del rapporto. «Il dato più diffuso è la stabilità del sistema», fa notare, «anche se ci sono risultati controversi». L'aspetto peggiore dell'indagine è il calo registrato nel clima di fiducia da parte degli imprenditori.

Il dato semestrale migliore riguarda invece le esportazioni, aumentate del 15% «anche se rispetto all'export nazionale la quota abruzzese cala dello 0,07%». La cassa integrazione ordinaria scende del 25% ma quella straordinaria cresce quasi dell'11% e quella in deroga sale del 17,42%. Gli occupati nell'ultimo trimestre 2010 sono aumentati di poco meno del 2%, ma il tasso di disoccupazione annuo si attesta al 9,1% con uno scarto negativo di oltre il 2% rispetto al 2009.

LE IMPRESE.
L'elemento costante che emerge dalle aziende interpellate è la scarsa propensione a investire. Resta inalterata la produttività (stabile per il 57% delle aziende) che però si attesta sui livelli in calo del periodo successivo al terremoto. Il fatturato è in aumento per il 48% delle imprese, anche se nel settore farmaceutico si registra una diminuzione. Le prestazioni migliori sono riscontrate nei comparti chimico, gomma e plastica, e in misura più contenuta nel metalmeccanico. Per il 75% delle aziende non è previsto un aumento di personale, anche se il 70% esclude licenziamenti.

A livello territoriale il risultato peggiore per produttività riguarda la provincia di Chieti, mentre sugli altri indicatori la situazione è uniforme in tutta la regione.

L'EDILIZIA.
«Vedo molta rassegnazione». Giuseppe Girolimetti, presidente regionale dell'Ance, associazione costruttori edili, descrive così la situazione delle aziende del settore: «Siamo in profondissima crisi», osserva, «non ci sono utili e stiamo impegnando le riserve accumulate nel passato».

I segnali migliori arrivano dall'Aquilano, dove però il mercato è condizionato dalla ricostruzione post sisma. Il settore edilizo si connota per un notevole ricorso della cassa integrazione e per il dimezzamento negli ultimi sei anni delle commesse nel settore pubblico. «La vera rispresa», fa notare il presidente dell'Ance, «ci sarà solo nel 2012».

IL CONFRONTO.
L'economista Giuseppe Mauro mette a paragone i dati nazionali con quelli regionali. Ne emerge un quadro che vede l'Abruzzo in ripresa ma ancora lontano dai risultati ottenuti prima dello shock del terremoto e della crisi.

«La previsione di crescita del pil è dello 0.9%», fa notare l'economista, «ma lo scarto con il 2007 resta del 6,2%». Un aspetto particolare riguarda i cosiddetti "lavoratori inattivi", pagati in nero o usciti dal sistema produttivo.

«Sono il doppio rispetto al resto del Mezzogiorno», spiega Mauro, «non sappiamo se si sta creando un'isola di lavoratori sommersi ma questo è il dato». Per l'economista servono consolidamento del sistema industriale e investimenti.

Lo stato dell'industria si rispecchia in quella del credito. Le difficoltà e le prospettive del settore, con riferimento al sostegno offerto a famiglie e imprese, vengono sintetizzate da Bruno Presidente, direttore commerciale della Caripe.

LA POLITICA.
Il rapporto suscita valutazioni di segno opposto tra i rappresentanti delle istituzioni invitati alla presentazione. «I dati ci inducono a un prudente ottimismo», osserva Paolo Gatti, assessore regionale alla formazione professionale, «la parte peggiore è passata».

Secondo Gatti la ripresa è evedente anche se lenta e selettiva. «Nell'ultimo anno e mezzo abbiamo adottato una terapia d'urto», osserva, «che ha dato risultati». Gatti sottolinea i 200 milioni spesi per gli ammortizzatori sociali e i 12,5 milioni investiti nella nascita di nuove imprese.

Secondo Camillo D'Alessandro, capogruppo del Pd in consiglio regionale, si tratta però solo di «cerotti» messi su una ferita molto più grande.  «La regione è ghiacciata», afferma, «non va avanti di un millimetro e non consola il fatto che non arretriamo peché indietro ci siamo già andati». Secondo il consigliere, il sistema produttivo abruzzese «si sta ritarando al ribasso».

Le conclusioni sono affidate ad Alfredo Castiglione, assessore regionale alle attività produttive, che elenca i programmi collegati all'utilizzo dei fondi Fas e alle altre risorse disponibili per le imprese. «La crisi lascerà una realtà diversa con cui dovremo fare i conti», osserva, «bisogna cogliere i segnali di ripresa e renderli strutturali».

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