Abruzzo, pensioni sotto la media nazionale

I sindacati: il 58,05 per cento degli assegni inferiore a 500 euro

PESCARA. Se i pensionati italiani sono in difficoltà per via della crisi economica e delle drastiche misure di risanamemnto dei conti pubblici adottate dal governo nazionale, quelli abruzzesi soffrono ancora di più. In Abruzzo, infatti, il 58,05 per cento di essi si colloca nella fascia di coloro che percepiscono fino a 500 euro al mese, contro la media nazionale del 23,8 per cento. Otto pensionati su dieci, inoltre, non superano i mille euro (5 su 10 in Italia) e solo sei su cento superano i 1.500 euro (21% a livello nazionale).

A scattare la fotografia delle pensioni in Abruzzo, in base a dati del Casellario centrale dell'Inps, sono i segretari regionali dei sindacati dei pensionati, Giovanna Zippilli (Spi-Cgil), Ganni Orsini (UilP) e Antonio Tatone (Fnp-Cisl), che, ieri, nel corso di una conferenza stampa a Pescara, hanno annunciato una riunione degli organismi dirigenti regionali, prevista per domani, e l'adesione alla manifestazione nazionale del 20 giugno.

La mobilitazione prevede tre iniziative, una a Roma, una a Milano e una a Bari, promosse con l'obiettivo di chiedere al governo Monti interventi urgenti in difesa del potere d'acquisto delle pensioni, una nuova politica fiscale e provvedimenti in materia di welfare, in base alla piattaforma unitaria approvata dai sindacati nei mesi scorsi.

In Abruzzo, nel complesso, sono 351.230 le pensioni previdenziali e, in media, i pensionati abruzzesi percepiscono 737,20 euro al mese.

Poco più della metà delle pensioni erogate, il 50,74%, è relativo al cosiddetto Fondo pensioni lavoratori dipendenti, mentre il 29,04% riguarda la gestione coltivatori diretti e mezzadri.

Le percentuali sono ben diverse in Italia: il 65,42% delle pensioni rientra nell'ambito del Fondo lavoratori dipendenti e solo l'11,95% riguarda coltivatori diretti e mezzadri. L'importo medio delle pensioni, a livello nazionale, è pari a 859 euro.

«L'elevata incidenza delle pensioni relative a coltivatori diretti e mezzadri, il cui importo medio è pari a 464 euro», hanno sottolineato i sindacalisti, «fa sì che il valore delle pensioni abruzzesi sia piuttosto basso e comunque al di sotto della media nazionale».

Secondo i segretari regionali dei tre sindacati dei pensionati, d'altronde, «le cose in Abruzzo vanno peggio che in Italia e vi sono una serie di ragioni in più per partecipare alla grande mobilitazione del 20 giugno».

«Siamo, infatti, di fronte a una lunga fase caratterizzata dalla diminuzione dei posti di lavoro sia nel settore pubblico che in quello privato», hanno evidenziato Zippilli, Orsini e Tatone.

«Il reddito pro capite, inoltre», hanno aggiunto, «si riduce in maniera consistente e questo vale sia per i lavoratori attivi, a causa del rilevante numero di retribuzioni coperte con la cassa integrazione per la chiusura delle fabbriche, sia per i pensionati».

«Ci sono poi», hanno proseguito i segretari regionali dei tre sindacati dei pensionati, «i tagli alla spesa sanitaria che stanno determinando ovunque riduzioni delle prestazioni e l'allungamento delle liste d'attesa e, infine, l'allungamento della vita viene vissuto, anziché come valore positivo, come disgrazia per i ritardi e le carenze del piano regionale sulla non autosufficienza».

Per questi motivi, i segretari abruzzesi rilanciano la piattaforma unitaria promossa a livello nazionale dai tre sindacati, che riguarda proprio la non autosufficienza, la negoziazione sociale e il fisco.

In particolare le organizzazioni sindacali, oltre ad una riduzione della pressione fiscale sulle pensioni, chiedono che venga ripristinato il Fondo per la non autosufficienza - risorse pari a 400 milioni di euro di cui nove destinati all'Abruzzo - introdotto dal governo Prodi e poi accantonato da quello Berlusconi.

«E' necessario intervenire rapidamente», hanno concluso Zippilli, Orsini e Tatone, «perché siamo di fronte a un problema di sopravvivenza».

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