Acqua, la gestione rimane pubblica

Centrosinistra soddisfatto. Il Presidente: in Abruzzo troppe tasse

L’AQUILA. Il Documento di programmazione economico finanziario regionale (Dpfer) passa a maggioranza. C’erano tutti i presupposti per una maratona fino a tarda notte ma aieri sera dopo numerose interruzioni, interventi interminabili ed un centinaio di emendamenti presentati dalle opposizioni, c’è stato l’accordo tra la maggioranza di centrodestra e il centrosinistra che ha sbloccato la prima giornata della sessione di bilancio del Consiglio regionale. L’intesa è stata trovata, dopo una lunga riunione, grazie ad alcune aperture fatte dal centrodestra.

La principale è che l’acqua resta pubblica e non sarà privatizzata, come recita uno degli emendamenti dell’opposizione approvati dall’assemblea.

Il Dpefr è stato approvato a maggioranza poco prima delle 21 dopo una velocissima votazione del provvedimento e degli emendamenti gestita dal presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano.

Anche con l’accordo in extremis, la seduta di ieri è stato un assaggio del clima che si respirerà oggi (dalle ore 10,30), quando il Consiglio dovrà affrontare gli finanziaria e bilancio.

In riferimento ai lavori di ieri soddisfazione è stata espressa dall’opposizione: «La Regione Abruzzo ha fatto una scelta radicale approvando l’emendamento presentato dall’Italia dei Valori: la gestione dell’acqua rimarrà pubblica anche se verranno intensificati controlli e sanzioni per quegli amministratori pubblici che fino ad oggi hanno determinato gestioni dissennate e sprechi», ha spiegato il capogruppo dell’Idv, Carlo Costantini.

Il capogruppo di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo, ha spiegato «che nell’emendamento viene sancito il fatto che il servizio sarà privo di rilevanza economica e questo consente di mantenere la gestione pubblica»

In apertura dei lavori ci aveva pensato il presidente della Giunta regionale, Gianni Chiodi, a tentare di convincere l’opposizione con importanti annunci fatti nell’intervento di oltre un’ora, a 360 gradi sulla situazione economica abruzzese, con tanto di slide.

Chiodi ha spiegato in sostanza spiegato che la maggioranza di centrodestra ha trovato la strada per far uscire la Regione fuori dall’emergenza finanziaria.

«Entro il 2012 ci sarà il risanamento finanziario della Regione Abruzzo», ha promesso Chiodi, «il debito strutturale, attualmente di circa tre miliardi e mezzo di euro, nel 2009 grazie alla strategie del centrodestra e agli interventi regionali, tra cui finanziarie rigorose, ha invertito la tendenza tornando ai livelli del 2005. Anche gli altri indicatori sono positivi, però, solo continuando con la politica di rigore, si coglierà l’obiettivo».

In oltre un’ora di intervento, il presidente della Regione ha sottolineato che «il Dpfer 2010-2012 si colloca in un contesto di profonda crisi economica, congiunturale e strutturale. Le componenti strutturali di questi crisi si sostanziano in: deficit competitivo, deficit pubblico regionale, deficit infrastrutturale, dualismo territoriale, divario fiscale, deficit politico-istituzionale».

Su fronte del deficit pubblico regionale, Chiodi ha anche evidenziato il fatto che «l’indebitamento percentuale rispetto al Pil subisce, a partire dal 2000, un’impressionante trend di crescita passando dal 2,4% (2000) al 14,2% (2007).

In termini assoluti si passa dai 558 milioni di euro del 2000 ai 3 miliardi 982 milioni del 2007, tenendo conto - aggiunge Chiodi - che dal 2002 al 2007 le addizionali Irap in Abruzzo sono aumentate dell’87% a fronte di un aumento nazionale nello stesso periodo del 23%».

Per Chiodi la Regione deve concentrarsi «sulle componenti strutturali, sulle aree più in difficoltà: Abruzzo centrale e Valle Peligna; sul cratere del sisma e sull’area della piccola impresa e dei distretti produttivi».