Air One chiude, l’ira di 120 lavoratori

La manutenzione degli aerei passa a Roma e Napoli, scoppia la protesta.

PESCARA. L’ultimo giorno sarà il 31 dicembre 2009. Il centro manutenzione aerea Air One Technic di Pescara chiuderà i battenti: l’assistenza aerea, secondo il piano della compagnia Cai, sarà eseguita a Roma e Napoli. Ma da Pescara parte la lotta per salvare 120 posti di lavoro. L’unica possibilità è trattare con il governo. Ma, alla prima protesta, i politici sono già i grandi assenti.

Il centro, nei due hangar, conta 85 dipendenti in grado di assistere gli aerei, dalla riparazione dei sedili fino al cambio motori. Con l’indotto - pulizia, uffici, ricambi - il numero delle persone a rischio licenziamento sale a 120. La compagnia Cai, nata dalla fusione tra Alitalia e Air One, vuole appaltare la manutenzione all’esterno appoggiandosi alla ditta Atitech, a Roma e Napoli.
«Nel piccolo Abruzzo dei grandi insediamenti industriali in crisi ci sono storie di eccellenza», spiega il segretario regionale Fiom-Cgil Nicola Di Matteo, «l’Air One Technic è tra queste. Non è possibile mandare via queste persone capaci, dalla professionalità elevata, in grado di assicurare la sicurezza dei voli e, invece, la politica non se ne preoccupa. Il presidente Gianni Chiodi deve schiodarsi e farsi garante di una trattativa con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta.

La politica è l’ultima possibilità per salvare l’Air One Technic». Ad ascoltare il sindacalista ci sono il presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio e il consigliere regionale Carlo Costantini. «Serve un patto tra tutti, al di là delle appartenze politiche, per difendere i posti di lavoro», afferma Di Giuseppantonio che lancia la proposta di allargare le compentenze della Saga per acquisire anche la manutenzione degli aerei. «La politica non deve limitarsi a prendere atto dello stato di crisi perché la vertenza Air One Technic è figlia di scelte scellerate», osserva Costantini, «il piano di salvataggio dell’Alitalia, pagato anche da questi lavoratori, li taglia fuori dal mercato eppure si tratta di dipendenti formati con soldi pubblici». Ma nel piazzale dell’aeroporto, i grandi assenti sono i politici: «Le istituzioni pescaresi non ci sono», grida il segretario provinciale Gino Marinucci, «invece, è il momento di protestare. Non si può dire che tutto va bene se il lavoro non c’è». La sintesi è in uno striscione: «Non ci è rimasto neanche il precariato».

«Solidarietà» ai lavoratori arriva dalla Saga: il presidente Vittorio Di Carlo spiega che «la manutenzione aerea è utile ma non è legata alla classificazione dell’aeroporto, quindi», afferma, «anche senza lo scalo non sarebbe declassato. Comunque, la Saga vuole studiare la materia», dice Di Carlo. Allargare le competenze per gestire la manutenzione aerea? «Nulla è vietato», per Di Carlo, «ma è prematuro parlarne».