Albero contro presepe, gli italiani (e gli abruzzesi) preferiscono il bambinello

Lo rivela un’indagine Doxa. Al 55% degli intervistati piace più dell’abete

ROMA Presepe o albero? La “battaglia” tra i due simboli per eccellenza del Natale va avanti da 150 anni, da quando a metà dell’Ottocento la regina Margherita, la stessa che ispirò la celebre pizza napoletana, per prima in Italia volle addobbare un abete al Quirinale, allora dimora dei reali, dando di fatto il via ad una moda che presto avrebbe contagiato tutto il Paese. E se Il confronto tra alberisti e presepisti è serrato, e a volte risolto diplomaticamente con una pacifica convivenza nel salotto di casa, il presepe sembra possa vantare più consensi rispetto all’albero, come hanno rivelato nel corso degli anni indagini di mercato commissionate per capire i gusti dei clienti in vista delle feste natalizie.

Presepe in testa. L’ultima in ordine di tempo quella della Doxa che ha sancito una netta vittoria del Presepe, scelto dal 55% degli italiani come vero simbolo del Natale rispetto al 21% dell’Albero. D’altra parte, per dirla con un napoletano doc come Luciano De Crescenzo, «l’albero di Natale è bello solo quando è finito e quando si possono accendere le luci, il presepe invece no, il presepe è bello quando lo fai o addirittura quando lo pensi». Del resto, il presepe ha radici profonde in Italia e una storia lunga 800 anni rispetto all’abete decorato, tipico della tradizione dei paesi del Nord e importato nel nostro paese da poco più di un secolo e mezzo. La paternità del presepe è attribuita ad uno dei santi più amati, San Francesco d’Assisi, che nel 1223 realizzò la prima rappresentazione della natività di Gesù in una caverna nel bosco di Greccio, eremo francescano tra Rieti e Terni.

Origini francescane. Non esistono documenti che possano dare corpo a questo racconto popolare tramandato di generazione in generazione. Una spiegazione però ha provato a fornirla lo storico Franco Cardini, secondo il quale un grande desiderio di Francesco era quello di visitare i luoghi di Gesù in Terra Santa, dove il santo era già stato al seguito dei crociati senza però poter visitare quei luoghi sia per circostanze belliche sia perché sprovvisto del necessario permesso papale. Ma al suo ritorno Francesco volle comunque ricostruire Betlemme e la Natività in Italia per poter esaltare la spiritualità di quell’evento insieme a tutti quei cristiani che non avrebbero potuto recarsi in Terra Santa. E nel 1223, con il permesso di Papa Onorio III, Francesco realizzò il primo presepe della storia italiana.

Pizza napoletana. E quando si parla di presepe, il pensiero corre subito a Napoli e a quella via del centro storico, San Gregorio Armeno, celebre in tutto il mondo per le sue botteghe artigiane che unendo creatività alla tradizione riesce ad ottenere risultati sbalorditivi. In quelle botteghe, infatti, accanto ai Re Magi, al bambinello, al bue e all’asinello, realizzati secondo tecniche quasi rituali, trovano posto anche personaggi reali, dalla politica allo sport, incoronati dalla cronaca popolare. Negli anni d’oro della Napoli calcistica, solo per fare un esempio, la statuina del Pibe de oro Diego Armando Maradona faceva bella mostra di sé accanto all'immancabile protagonista del presepe napoletano, pastorello Benino. Ma la tradizionale fantasia partenopea va anche oltre: la novità di quest’anno è un presepe interamente fatto di pizza. Dove il classico laghetto al quale si abbeverano le pecore sia sostituito, in questa versione, da un mare di salsa di pomodoro…

Nuovo che avanza. Ma le varianti in tutta Italia sono molte e molto spettacolari a cominciare dal presepe vivente con personaggi in carne e ossa. Splendido quello allestito tra i sassi di Matera con 450 figuranti lungo un percorso di tre chilometri. Poi ci sono i presepi sottomarini: il più celebre è senza dubbio quello della Grotta dello Smeraldo di Conca dei Marini, sulla Costiera amalfitana, a quattro metri di profondità e quello che si trova sul fondale del lago di Bolsena, sul promontorio di Capodimonte. Ma a volte le opzioni si uniscono. Come a Briga Marina, località costiera del messinese, dove viene allestito un originalissimo Presepe subacqueo vivente: dopo la benedizione del parroco, i sub che devono animare la rappresentazione della Natività si immergono. Non manca niente, c’è tutto: la mangiatoia con il bambinello (un bambolotto, ovviamente), Giuseppe, Maria, i Re Magi, il pastorello. Il bue e l’asinello che scaldano la capanna sono sagome di plastica, ma l’effetto è ugualmente suggestivo.

Albero della discordia. Dinanzi agli effetti speciali che il presepe può mettere in campo, l’albero dunque ha ben poco da offrire. Ci si può però sbizzarrire con decorazioni, anche fai-da-te, puntali, festoni e luci; si può scegliere tra albero vero e finto, anche se negli ultimi anni quest’ultimo, più pratico e soprattutto riutilizzabile negli anni successivi, è la scelta che fanno 6 italiani su 10. Negli ultimi 15 anni, poi, secondo Coldiretti, l’albero di Natale si è accorciato di quasi mezzo metro ed è alto meno di un metro e mezzo. Più corto e facile da trasportare, occupa meno spazio e costa meno, circa 30 euro, anche se ci sono modelli più sofisticati che possono arrivare anche a 200 euro. Ma dove e quando nasce l'abete natalizio? Secondo la ricostruzione più accreditata la città d'origine è Tallinn, in Estonia, dove nel 1441 fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, attorno al quale giovani scapoli e ragazze senza marito ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. A contendere a Tallin la paternità dell’albero di Natale è Riga, in Lettonia, dove una targa, in otto lingue, ricorda come il «primo albero di capodanno» fu addobbato in questa città nel 1510. Un’usanza che venne poi ripresa in Germania: una cronaca di Brema del 1570 racconta di un albero che veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori. Per molto tempo, l’albero di Natale è restato prerogativa delle regioni a nord delle Alpi. All’inizio, i cattolici la consideravano un uso protestante e solo a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l'inizio del Novecento questa tradizione si diffuse anche nel mondo cattolico.

©RIPRODUZIONE RISERVATA