Alt al National Geographic

La Regione non autorizza gli scavi per le ricerche del meteorite nel lago

SECINARO. Sono terminate le riprese del «National Geographic» sulla piana del Sirente, a Secinaro, provincia dell'Aquila, dove si trova un lago che - secondo una recente ipotesi - potrebbe essere nato circa 1.600 anni fa con l'impatto di un meteorite. Ma per accertare la sua origine - avanzata 8 anni fa da un geologo svedese - manca la prova definitiva: realizzare un buco al centro del lago per scoprire tracce del meteorite e porre fine alla discussione. Ma la richiesta della grande rivista scientifica mondiale è stata negata dalla Regione Abruzzo. Il motivo? Secondo l'ufficio Parchi c'è il rischio che la falda acquifera si perda, lasciando un fosso al posto del laghetto.

Resta dunque il mistero per un sito che è diventato un caso internazionale e che il continuo passaggio di bovini sta deturpando. Il documentario realizzato dal «National Geographic» e dedicato al lago del Sirente sarà reso pubblico entro dicembre prossimo. Le riprese, oltre a Secinaro, hanno interessato anche altri luoghi della valle Subequana. Come l'antico insediamento umano di Campo Valentino a Molina Aterno e le catacombe di Castelvecchio Subequo. Siti ritenuti importanti per due motivi. Il primo, quello di Molina, risalente al III secolo avanti Cristo, pare sia stato abbandonato a seguito di un evento devastante. Prova ne sono il ritrovamento di alcuni cibi ancora in fase di preparazione e mai consumati. Il secondo, a Castelvecchio, per l'aumento esponenziale delle sepolture probabilmente avvenute in epoca paleo-cristiana. Inoltre, nel documentario, si intrecciano tra loro il mito della Sicinnide e il segno visto dall'imperatore romano Costantino.

Un ricco menu quindi, ma manca la prova del nove. In pratica gli autori del «National Geographic» e gli scienziati al loro seguito non hanno ottenuto l'autorizzazione a procedere per lo scavo al centro dello specchio d'acqua. Il carotaggio, appunto, avrebbe consentito di giungere a 20 metri di profondità e rilevare la presenza o meno del meteorite. Ma per il buco è arrivato il «no» dalla Regione, che teme la rottura dello strato di argilla e la conseguente perdita di acqua.

«Dagli elementi in nostro possesso abbiamo ritenuto l'operazione troppo rischiosa per la stabilità del laghetto», ha spiegato la dirigente dell'ufficio Parchi della Regione, Annabella Pace. «Inoltre sappiamo che in altri territori ci sono stati dei carotaggi fatti su dei laghi di montagna e alla fine l'acqua è defluita irrimediabilmente. Credo che si possa giungere a tale operazione solo con delle prove certe che garantiscano sulla stabilità del bacino».

E' stata quindi la scarsa sicurezza a spingere la Regione a negare l'attività di ricerca. «Ci serve uno studio più approfondito che tenga conto di diversi fattori, in modo da poter pensare di operare con un intervento di questo tipo, sul lago», ha confermato il direttore del Parco Sirente-Velino Oremo Di Nino. Sicurezza e tutela, quindi, prima della ricerca scientifica. Inoltre un invito alla salvaguardia del sito è stato rivolto anche dal geologo svedese Jens Ormö, che per primo lanciò l'ipotesi della formazione del lago a seguito di un impatto meteoritico. «Abbiamo confrontato le foto scattate sul bordo circa dieci anni fa con le foto scattate quest'anno», ha detto a il Centro lo studioso «e il danno creato dall'erosione e dai bovini è aumentato di molto».

Sulla linea della salvaguardia e tutela del lago è stato anche l'intervento del sindaco di Secinaro Giuseppe Colantoni: «Desidero lanciare un appello affinché le istituzioni prendano maggiormente a cuore questo angolo d'Abruzzo che potrebbe dare nuovo impulso al turismo. Ad esempio si potrebbe intervenire realizzando una fontana specifica per le necessità degli animali».

Intanto sul laghetto continua il dibattito scientifico che sempre più si sta spostando a livello internazionale. Un interesse che potrebbe trovare nuova linfa dall'ipotesi che nella piana del Sirente possano trovarsi anche dei resti di una civiltà scomparsa. Altri ricercatori ipotizzano infatti la presenza di resti archeologici nella piana: forse un insieme di strutture che affiancavano il tempio dedicato alla dea Sicinna. Un'ipotesi questa che potrebbe legarsi a doppio filo con la leggenda sulla scomparsa del rito della Sicinnide. Nel mito si racconta che il tempio fu colpito da un enorme palla di fuoco sprofondando. Chissà che forse, così come è stato per la città di Troia, ritrovata solo sulla base del racconto di Omero, la storia non possa ripetersi sulla piana del Sirente?

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