ABRUZZO

Ance e CNA su Superbonus, da Roma la "beffa per cittadini e imprese"

La faticosa intesa trovata in maggioranza scontenta i costruttori abruzzesi. D'Intino: "La soluzione serve, forse, a salvare i cavoli del governo ma non salva la capra”

La faticosa intesa in maggioranza sul Superbonus arriva in un vertice con i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro Giancarlo Giorgetti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (la premier è assente per malattia) con l'accordo su un decreto ad hoc varato poi in Consiglio dei ministri. La soluzione non prevede proroga, sulla quale il Mef aveva da subito fatto muro, ma la possibilità per i redditi sotto i 15mila euro, di mantenere nei fatti l'agevolazione per intero attraverso un fondo per la povertà. Una soluzione che, però, non piace all'Ance Abruzzo. Il presidente Antonio D'Intino la definisce “una beffa per i cittadini e per le imprese”.

D’Intino ricorda come ci siano stati “almeno 70 cambi di normativa in due anni”, con una “perdita di liquidità a causa della strozzatura del mercato dei crediti fiscali”. Per l’Ance l’ulteriore provvedimento sul Superbonus serve “forse, a salvare i cavoli del governo ma non salva la capra”. Quella prospettata, a detta di Ance Abruzzo, è una “sanatoria preventiva”, mentre sarebbe stato necessario concedere il recupero del tempo per concludere i lavori e conseguire gli obiettivi energetici.

“Confidiamo, allora”, dice D’Intino, “che venga approvata al più presto dal governo la nuova legge quadro di riordino degli incentivi, con un orizzonte almeno decennale che renda sostenibile, dal punto di vista economico, la scelta delle famiglie italiane di intervenire sugli edifici in cui abitano e consenta una distribuzione degli interventi coerente con le scadenze previste in sede europea, così da intervenire su almeno 120.000 edifici ogni anno, con un costo annuo predeterminato in almeno 20 miliardi di euro”.

“La delusione, ora, è palpabile”, conclude D’Intino, “sia per non veder accolta la richiesta del minimo dovuto per ragioni di opportunità, oltre che di correttezza, riconoscendo il tempo per chiudere i cantieri in stato avanzato, quanto per la incoerenza della previsione introdotta, contro ogni decantato principio di miglioramento della efficienza energetica, con perdita di ulteriori pezzi di credibilità. Dopo averci fatto rassegnare all’idea di averci sedotti ed abbandonati nel mare in tempesta dei crediti fiscali bloccati, avevamo almeno sperato nel riconoscimento di una legittima aspettativa”.

CRITICHE ANCHE DALLA CNA -  «Avevamo chiesto, insieme alle altre organizzazioni d’impresa, una fuoriuscita ordinata dal Superbonus: e invece è arrivata dal Parlamento una risposta insufficiente, pasticciata, talvolta perfino contraddittoria rispetto al principio fissato dalla legge - ovvero il miglioramento della classe energetica - poco comprensibile, limitata solo alla fasce di reddito più basse, che ben poco aiuto arrecherà alla soluzione della vicenda, con la conseguenza che dal 1° gennaio prossimo la chiusura di molti cantieri sarà davvero problematica, favorendo anche improvvisazioni per accelerare gli stati di avanzamento dei lavori al 31 dicembre». Lo afferma il direttore regionale di Cna Artigiani d’Italia, Silvio Calice, che è anche il responsabile del settore delle costruzioni, secondo cui già nei giorni scorsi «avevamo espresso profonda delusione per l’assenza di risposte nella legge di bilancio, e chiesto contemporaneamente una proroga limitata nel tempo dello stato di avanzamento dei lavori, circoscritta ai condomini che stanno ultimando i lavori, circa 25mila, centinaia delle quali in Abruzzo. Condomini che verosimilmente non potranno completare i propri interventi, con effetti drammatici su imprese e famiglie, e soprattutto la prospettiva concreta dell’avvio di migliaia e migliaia di contenziosi legali. La quantità di crediti incagliati è talmente ampia da non lasciare intravvedere molto altro: la politica, dunque, si è comportata in modo irresponsabile».

In sostanza, ricorda Calice, «la tanto invocata exit strategy non c’è stata, nonostante le molte parole spese in tal senso da alcune forze politiche di maggioranza, volte a rassicurare il mondo delle imprese e le famiglie: con il risultato che la montagna ha partorito un topolino, mettendo a rischio davvero la sopravvivenza di migliaia di imprese dell’intera filiera». Di particolare gravità a detta della Cna, al di là della mancata proroga, la questione legata alla cessione dei crediti: «Nessuna misura è stata decisa in tal senso, nonostante il blocco sia in corso da mesi e mesi e sotto gli occhi della politica: un ulteriore elemento di gravità, difficilmente compensabile con misure alternative pur apprezzabili come quelle legate alla legge della Regione Abruzzo».