Angelucci: le banchehanno avuto risorseora aiutino le imprese

Il presidente di Confindustria Abruzzo (foto): "Quella che stiamo fronteggiando è una delle più gravi e prolungate crisi mai registrate"

PESCARA. Presidente Mauro Angelucci, a che punto è la crisi? E quali sono le sfide dell'Abruzzo secondo Confindustria?
«Quella che stiamo fronteggiando è una delle più gravi e prolungate crisi mai registrate. L'Abruzzo, per la sua struttura produttiva e per la sua recente storia economica, che la pone quale unica regione che negli ultimi dieci anni ha segnato una clamorosa mancanza di crescita, sta soffrendo particolarmente questa congiuntura negativa. Il sistema produttivo, soprattutto quello delle Pmi, è quello che più sta pagando tale situazione. È significativo il dato del saldo negativo che nell'ultimo anno è stato pari a oltre 400 imprese nel solo settore manifatturiero. È l'avvio di una vera e propria "selezione naturale" conseguente il sempre più difficile contesto finanziario e agli scenari sempre più competitivi del mercato globalizzato. Si tratta però di una selezione ancora lontana dall'essersi completata e che riguarda soprattutto quel tessuto di piccole imprese che costituisce l'ossatura del sistema regionale».

Con quali conseguenze?
«Le conseguenze potranno essere veramente disastrose per la tenuta economica e occupazionale regionale, soprattutto se accompagnata da possibili delocalizzazioni, totali o parziali, da parte delle grandi realtà industriali esogene».

Confindustria Abruzzo come sta affrontando questa emergenza?
«Stamo lavorando costantemente attraverso proposte e ipotesi di lavoro per stimolare le istituzioni regionali a intraprendere le azioni utili a contrastare tale situazione e, contestualmente, a ricostruire i presupposti per una tenuta competitiva strutturale della regione».

Al di là delle ipotesi e delle proposte c'è una grande e concreta questione che è quella del credito.
«È vero, oggi le nostre imprese stanno morendo per mancanza di liquidità e il problema va affrontato decisamente, richiamando ogni parte interessata ai suoi doveri senza più rimpalli di responsabilità. Le imprese sono strozzate dal credit crunch e dai i ritardati/mancati pagamenti da parte della publbica amministrazione - e a cascata tra imprese».

L'accesso al credito è quindi cruciale. Come intervenire?
«Innanzitutto credo vada avviato un confronto serio con le banche. Che le imprese devono trovare le loro strategie di capitalizzazione è vero ed è altrettanto vero che gli Istituti di credito devono perseguire, come tutte le imprese, logiche di profitto. E' anche vero, però, che gli istituti di credito a fronte delle crisi finanziarie di questi anni hanno goduto di ingenti sostegni economici, dal Governo nazionale prima e dall'Europa poi, e che tali iniezioni di risorse non sono state e non sono utilizzate, come era da aspettarsi, per sostenere il sistema delle imprese. I crediti non vengono più concessi o se vengono concessi a tassi insostenibili (mediamente un punto % in più dal giugno 2011). A livello locale non vengono rispettati più neanche gli accordi sottoscritti con la Regione e le Associazioni di categoria. Ciò non è più possibile: il mondo del credito non può essere avulso dai processi economici del territorio ed è chiamato a reinvestire sul mondo che produce le risorse avute, riappropriandosi del ruolo fondamentale di garanzia e sostegno dell'economia locale ed è necessario che lo faccia in tempi rapidi, altrimenti sarà la catastrofe per tutti».

Rispetto a questo problema avevate proposto un Osservatorio regionale su credito, banche e imprese.
«Sì, l'Osservatori dovrebbe definire le migliori prassi sia per l'accesso al credito da parte delle imprese, per la gestione delle pratiche, valutazioni più trasparenti e anche intervenire presso Bankitalia, Abi o le singole banche, quando le imprese lamentino una mancata concessione del credito o la revoca ingiustificata».

C'è molta attesa per la riforma dei Confidi, ma l'Antitrust l'ha bloccata.
«I confidi al momento sono lasciati a se stessi, mentre è noto come abbiano da sempre svolto un ruolo fondamentale a sostegno delle Pmi per l'accesso al credito. La legge tarda a essere operativa e i Confidi, di fatto, adesso non godono dei sostegni attesi. Anche i previsti bandi a valere sui fondi strutturali europei a favore dei Confidi tardano ad essere pubblicati. Confindistria Abruzzo, anche alla luce dei recenti rilievi dell'Antitrust conferma il sostegno alla riforma che nei suoi fondamentali tende a dare soluzione alla frammentazione e al nanismo del Consorzi fidi finora operanti in Abruzzo, ma chiede che la riforma stessa sia resa operativa immediatamente. In tal senso si spera che i rilievi dell'antitrust, che comunque non sembrano inficiare la portata della riforma, trovino immediata soluzione».

Altro tema è quello del pagamento dei crediti della Pubblica Amministrazione, costantemente in ritardo.
«Dalla soluzione di tale questione deriverebbe un grande beneficio all'intero sistema economico, perché darebbe ossigeno ad una vastissima tipologia di imprese e a cascata sull'intera filiera produttiva. Anche in questo caso non è possibile che il mondo produttivo, debba pagare le inadempienze di altri e per di più di enti pubblici. In altri paesi i tempi medi di pagamento da parte della PA variano dai 64 giorni della Francia ai 35 della Germania. In Italia oggi i tempi medi sono di circa 180 giorni».

Il governo parla di interventi per sbloccare una parte dei crediti attraverso "cessione pro solvendo" alle banche. È la strada giusta?
«In parte, occorre però una soluzione più ampia e definitiva. Ma anche a livello regionale vanno trovate soluzioni al problema, studiando ad esempio un fondo rotativo che anticipi alle imprese quanto dovuto dalle Amministrazioni locali».

Una battaglia di Confindustria e delle altre associazioni è sulla semplificazione amministrativa. Siete soddisfatit di come procede la Regione?
«La recente riforma nell'ambito degli uffici e del personale della regione è ben vista da Confindustria Abruzzo. E' ora che nella PA si ragioni e si lavori con le stesse logiche di efficienza e efficacia che vigono nel privato. È un fatto di giustizia oltre che di necessità: non si capisce perché i lavoratori nel pubblico debbano godere di garanzie e benefit esageratamente più vantaggiosi rispetto a quelli del privato».

Veniamo alle infrastrutture, un'agenda costantemente aperta.
«L'Abruzzo deve recuperare in competitività. Sappiamo che ci sono problemi di risorse. Ma quando parliamo di infrastrutture ci riferiamo in particolare e in primo luogo ad alcuni progetti strategici "minimi" da tempo programmati e mai realizzati: aeroporto, porti industriali, infrastrutture necessarie a mettere in rete quelle esistenti (infrastrutture dell'ultimo miglio). Anche su tali questioni pesano le inefficienze dalla PA, della stessa politica, dei no a prescindere. In termini più complessivi la Regione deve ricontrattare con il Governo anche il proprio posizionamento sulle grandi opere strategiche - nord sud e est ovest- da cui attualmente è completamente tagliata fuori».

Ultima questione è quella legata al sisma e alla ricostruzione dell'Aquila. A che punto siamo?
«Il problema è enorme come lo è stato il dramma e Confindustria su questo si è impegnata veramente tanto. Qui ci si vuole limitare a considerare quanto sia incomprensibile il fatto che a tre anni di distanza la ricostruzione cosiddetta pesante e del centro storico del Capoluogo di regione sia ancora lontana. E' inconcepibile moralmente, è incredibile economicamente se si pensa che l'avvio della ricostruzione rimetterebbe in moto l'economia dell'intera regione. Sempre importante per il cratere è l'attivazione di un provvedimento a sostegno delle imprese aquilane che permetta di utilizzare immediatamente i 90 milioni di euro previsti in dote alla Zona franca urbana».

Come vede il ruolo del ministro Fabrizio Barca nella ricostruzione?
«Siamo molto fiduciosi nell'attuale governo e in particolare nel ministro Barca, che sembra avere preso a cuore la questione e ha già posto in essere importanti provvedimenti e iniziative. Penso al progetto, voluto proprio da Barca e promosso da Confindustria Abruzzo e L'Aquila, Cgil, Cisl e Uil, a valere su un fondo di solidarietà per il sisma raccolto da queste sigle, con il cofinanziamento del ministero per lo Sviluppo economico e dell'Ocse».

Ce lo ricorda?
«L'obiettivo è quello di costruire una proposta organica e strutturata, capace di coniugare e integrare lo sviluppo dell'intera Regione, partendo dalla ricostruzione e dalla rinascita "intelligente" dell'Aquila e dei territori colpiti dal sisma. Confindustria Abruzzo guarda con molta attenzione a tale progetto che vede il coinvolgimento dell'Università di Groningen e di studiosi di fama internazionale. Per la Regione è una opportunità per ridefinire la sua programmazione e il suo modello di sviluppo: per questo abbiamo proposto al Patto per lo Sviluppo di tenerne conto».

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