Anm: a rischio anche i capoluoghi

Il presidente Palamara chiede un organico di almeno venti magistrati

PESCARA. «E' presto per dire quali tribunali salteranno in Abruzzo. Ci vuole studio, analisi, approfondimento con tutti gli esperti del caso prima di decidere». Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Anm), Luca Palamara, spiega così la sua idea di riforma degli uffici giudiziari a pochi giorni dall'approvazione dell'emendamento approvato dalla commissione Bilancio del Senato. In Abruzzo, così come in tutt'Italia, bisognerà dunque tenere conto di tanti elementi.

L'Anm esprime tuttavia il suo giudizio sulla legge delega proposta dal ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma: apprezzabile, ma con riserva. E fornisce un'indicazione di massima per adottare scelte più coraggiose.

Prima di tutto, per l'Anm, è fondamentale stabilire a venti il numero minimo dei magistrati in organico fra procura e tribunale (non quindici, come proposto dal ministro). Indicazione che l'associazione chiede di assumere come criterio direttivo della legge delega.

In Abruzzo, i tribunali che rienterebbero nella riorganizzazione, tenendo conto dei criteri indicati dall'emendamento, sono quelli di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto, che hanno meno di 15 magistrati e non si trovano nei capoluoghi di provincia. Ma il presidente nazionale dell'Anm Palamara frena: «Indicando in 20 il numero minimo dei magistrati in ufficio», spiega da un convegno a Instanbul, «abbiamo dato al governo un'indicazione di massima. Il principio di fondo è che si deve avere il coraggio di guardare a una diversa dislocazione di tutte le sedi giudiziarie, ma da sempre siamo convinti che si debba tenere conto della quantità e della tipologia del lavoro di ogni ufficio, della popolazione. Tutti elementi», prosegue Palamara, «che incidono sulla concreta individuazione degli uffici da accorpare».

Quanto all'Abruzzo, Palamara dice: «Ancora non siamo in condizioni di dire chi salta e chi resta. Ci vogliono analisi, approfondimento e studio; solo quando si metterà in moto la macchina, allora studieremo nel concreto le modalità per arrivare a una vera, nuova dislocazione degli uffici». Insomma, niente paura: «Non lasceremo nessuna regione senza tribunali», chiarisce il presidente dell'Anm. La necessità di razionalizzre le risorse accorpando i piccoli tribunali fuori dai capoluoghi di provincia era stata indicata anche dal presidente dell'Anm Abruzzo, il sostituto procuratore di Pescara, Giampiero Di Florio.

Ma sono diversi i punti di «criticità e le perplessità» su cui l'Anm nazionale punta il dito: «Si ritiene irrazionale», si afferma in un documento dell'associazione, «escludere dalla possibilità di accorpare i tribunali che hanno sede nei Comuni capoluogo (in Abruzzo gli uffici giudiziari di Chieti, L'Aquila, Pescara, Teramo)» senza considerare la necessità di mettere prima a punto «un coordinamento con la contemporanea scelta di soppressione di alcune province».

Per l'Anm, serve quindi un coordinamento di norme. Perché, se da un lato si decide di sopprimere una provincia, appare fuor di luogo il richiamo all'ufficio giudiziario che ha sede nel capoluogo se la provincia rischia di essere soppressa.

L'associazione nazionale magistrati ritiene inoltre «irrazionale la previsione diretta a garantire comunque la presenza di tre tribunali in ogni distretto, a prescindere dalle dimensioni del distretto e dei tribunali». In entrambi i casi, si rischierebbe il mantenimento di tribunali di dimensioni ridotte o ridottissime».

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