«Attenti all’utilizzo degli specializzandi»

Di Staso: invece delle assunzioni si ricorrerà ai medici in formazione, ma ci sono dei rischi

L’AQUILA. La questione della pausa obbligatoria tra i due turni in corsia non è certo «la scoperta dell’acqua calda» per i medici ospedalieri. Discutere di bontà o di errore di una norma europea che impone quello che è un diritto sacrosanto (riposare) rischia, però, di distogliere l’attenzione dalla reale situazione negli ospedali italiani: la carenza di personale in pianta organica nelle aziende ospedaliere, come spiega Silvio Di Staso, professore aggregato a Medicina all’Aquila, convenzionato con la Asl (Oculistica). Un settore che, dal punto di vista degli interventi chirurgici, non vive i ritmi atroci di altri, come per esempio la Neurochirurgia, anche se gli interventi sono frequenti e si sommano a tante altre attività. Intanto, per effetto del turn over bloccato, all’Aquila i medici vanno in pensione e non vengono rimpiazzati.

Professor Di Staso, obbligo di riposo sì o no?

«La questione non è se sia o meno giusto introdurre l’obbligo della pausa. Si tratta di una direttiva europea alla quale l’Italia non si è finora adeguata. Il problema è che si vuole sempre la botte piena e la moglie ubriaca. Per attuare il rispetto del riposo dei medici, serve più personale, ad esempio introducendo delle équipe, o assumendo professionisti e così via. Invece il lavoro, molto spesso, va avanti basandosi sull’impegno della persona. Il problema non è di principio. Quando la norma (a partire da oggi, ndr) sarà calata nel concreto, verranno fuori i vari buchi nell’organico: che in un reparto manca un certo numero di medici, o alcuni altri specialisti e così via. Quasi tutti i reparti sono in carenza strutturale di personale».

Come si cercherà di colmare le mancanze con il turn over ancora bloccato?

«Non si assumerà. Ma già si parla di aumentare il numero degli specializzanti da impiegare in corsia, che lavorano come medici veri e propri e si assumono responsabilità che sono, appunto, proprie del medico. L’Università che ha specializzandi in formazione verrebbe, così, incontro a carenze di personale, ma non ci si può fare affidamento al 100% perché sono pur sempre in formazione. Lo specializzando sta imparando a fare l'oculista, non può essere lasciato solo, deve sempre avere un tutor a cui fare riferimento. In alcuni reparti la preparazione super-specialistica può contare molto su di loro, ma è una soluzione che non risolve il problema».

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