Banca Marche, ecco i grandi debitori

Quattro sono abruzzesi: spuntano i nomi di Angelini, Caldora, Di Gennaro e dell’ex Sixty. Hanno usufruito di finanziamenti per 75 milioni di euro

PESCARA. Pesano per complessivi 75 milioni di euro i debiti che quattro imprese abruzzesi hanno con l’ex Banca Marche. Sono la Novafin spa dell’ex re delle cliniche Vincenzo Angelini (per 22,5 milioni) di Chieti, della Immobiliare Caldora di Pescara (20,3 milioni), della Di Gennaro Costruzioni di Tortoreto (18,5 milioni) e della ex Sixty spa di Chieti scalo (14 milioni). Aziende che, insieme ad altre più o meno famose di tutta Italia, non hanno più restituito prestiti e finanziamenti contribuendo così al fallimento dell’istituto marchigiano.

I nomi dei debitori sono stati svelati dal telegiornale di La7 due giorni dopo che la commissione Finanze del Senato aveva detto no alla proposta di smascherare e di rendere quindi pubblici i nomi dei grandi debitori colpevoli di aver cagionato buona parte delle sofferenze e quindi delle perdite degli istitituti di credito in dissesto finanziario come Mps, l’ex Carichieti, Cariferrara, Banca Etruria e appunto Banca Marche.

Prestiti e mutui che si sono trasformati in crediti-spazzatura e debiti.

Nel caso delle aziende abruzzesi coinvolte e delle quali sono stati fatti i nomi solo una però risulta fallita e quindi al momento non in grado di coprire l’esposizione con Banca Marche. E’ la Novafin di Angelini, poiché le altre tre sono state nel frattempo ammesse a concordato preventivo e stanno cominciando a pagare la massa dei creditori, a una percentuale concordata, fra i quali è presente Banca Marche. In questo modo è stata garantita la continuità lavorativa delle stesse aziende che avevano il rapporto fiduciario con l’ex istituto marchigiano.

Dietro ciascuna di esse ci sono storie imprenditoriali difficili (vedi articoli accanto), che hanno incrociato la crisi, e che adesso sono alla ricerca della strada della ripresa.

Resta aperto nel frattempo il fronte dei risparmiatori delle quattro banche (Banca Etruria, Carife, Banche Marche e Carichieti) che potranno chiedere il rimborso forfettario . La platea si amplia, perché potranno accedere all’indennizzo anche i coniugi o conviventi more uxorio e i parenti degli obbligazionisti fino al secondo grado di parentela. La decisione è stata presa sempre dalla commissione del Senato che ha anche stabilito l’esclusione del valore d’acquisto delle obbligazioni azzerate dal tetto dei 100mila euro di patrimonio mobiliare di proprietà dell’investitore, che è una delle condizioni per accedere all’indennizzo. Infine è stata disposta la gratuità di tutte le spese di istruttoria a carico delle banche.