l'emergenza

"Basta cinghiali": ritardi, soldi buttati e agricoltori disperati in Abruzzo

Serie di campi distrutti, l’Aquilano è la zona più colpita. E per il futuro si pensa a come sfruttare la filiera della carne

L'AQUILA. Un Sos dalle campagne, dove le condizioni di vita sono rese sempre più difficili dai danni provocati dagli animali selvatici che distruggono i raccolti agricoli, sterminano gli animali allevati, provocano incidenti stradali. E' un grido di "dolore" quello che viene dagli agricoltori della Coldiretti che per oggi organizza, a livello nazionale, una protesta in tutti i capoluoghi di regione. In Abruzzo è a Pescara, davanti all'assessorato regionale all'Agricoltura (via Catullo), a partire dalle 13.

Quello dei cinghiali è uno dei problemi più complessi da gestire per la Regione, per anni ingessata in un vuoto normativo che ha reso impossibile controllare il fenomeno. Risultato? Oltre ai danni fisici, milioni di euro spesi per rimborsare i danni agli imprenditori senza che questo portasse reali benefici.

Per rendere l'idea del peso che hanno sulle casse regionali li danni provocati dagli ungulati nei campi, nel triennio 2011/2013 la Regione ha erogato 4 milioni di euro alle Province per rimborsare le aziende agricole danneggiate. L’anno scorso la cifra è crollata a 500mila euro, per poi risalire quest’anno a 750mila: è una delle poche voci di bilancio regionale destinataria di un aumento. A precisarlo è l'assessore all'Agricoltura Dino Pepe (le Regioni, per effetto della riforma Delrio, dovranno accollarsi il “capitolo cinghiali”).

Piantine di zafferano "uccise" a Navelli, con ettari di colture anche di ceci e orzo, persi ogni anno, con un danno anche in termini di biodiversità perduta. I bulbi dello zafferano, infatti, si autoriproducono, per cui una volta distrutti è difficile recuperarli. Rasi al suolo, poi, ettari di favino, il foraggio degli animali d'allevamento. E mais, pomodori, lenticchie. Gli agricoltori non vogliono più aspettare, chiedono risposte immediate, dopo anni di frustrante inconcludenza.

Le incursioni degli ungulati intanto continuano e si diffonde un fai-da- te pericoloso tra gli agricoltori che imbracciano il fucile e sparano.

La Regione è corsa ai ripari agendo su più fronti. Come primo passo, ha preteso dalle Province - con un pressing avviato dall’assessore Pepe all’inizio dell’anno - un piano quinquennale di controllo dei cinghiali, nella consapevolezza che questa emergenza non può essere affrontata soltanto con i risarcimenti.

Tutti pronti, eccetto L'Aquila, il territorio tra l'altro più danneggiato dai cinghiali; mancanza che ha scatenato altree polemiche da parte di Confagricoltura L'Aquila e sfociate in un esposto alla procura della Repubblica per "comportamento omissivo".

Il piano provinciale è in effetti ancora "work in progress", mentre è ormai in dirittura d'arrivo il piano "d'emergenza" per l'abbattimento selettivo (di controllo) degli ungulati. «Deve esssere inviato all'Ispra lunedì, con il compito di verificare la corrispondenza con il piano nazionale», assicura il neo presidente della Provincia Antonio De Crescentiis, «nel frattempo sto per convocare tutti i portatori d'interesse, a partire dalla Asl, per un confronto sul piano. Dopodiché potrò firmarlo e sarà finalmente operativo. Auspico che quest'ultimo passaggio occupi il più breve tempo possibile per poterlo avviare entro la fine del mese».

Nelle altre province i piani quinquennali sono stati adottati da settimane e stanno producendo risultati: al 12 giugno scorso, a Pescara, solo per fare un esempio, 96 capi di cinghiali sono stati abbattuti in due settimane. A Chieti il selecontrollo è partito l'8 giugno; a Teramo addirittura il 16 maggio.

Una notizia che gli agricoltori aspettavano da tempo è la previsione, all’interno del Piano di sviluppo rurale regionale 2014-2020, della “microfiliera del cinghiale”. «Sono state previste azioni per trasformare il cinghiale in risorsa, generando economia nuova, come in altre regioni. Si possono creare filiere di carne di cinghiale di qualità anche all’interno dei Parchi», spiega l’assessore Pepe. Nascerebbero, così, mattatoti ad hoc, aggirando un altro problema tutto abruzzese: non esistono ditte specializzate nello smaltimento delle carcasse dei cinghiali.

Sul fronte normativo, altra novità è l’inserimento nel calendario venatorio regionale (che dovrebbe essere approvato entro luglio) della caccia di selezione. Dunque, dal primo gennaio del 2016, al via anche la caccia di selezione degli ungulati. Intanto, però, sono sempre più gli agricoltori disperati che imbracciano il fucile e sparano contro gli animali selvatici.

Marianna Gianforte

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