Bellavista e il colpaccio del Pescara

I biancazzurri espugnarono il San Nicola e gli ultrà lo accusarono: «Venduto»

PESCARA. Più la rigiri e più puzza. La vicenda del calcio scommesse si arricchisce ogni giorno di maleodoranti particolari. Oltre a quelli legati all'inchiesta, ci sono le vecchie storie. I tifosi baresi, ad esempio, si sono ricordati della cocente sconfitta casalinga col Pescara.

La data da tenere a mente è il 17.2.2007. Per gli appassionati di statistica vale tanto perché indica la prima e ultima vittoria pescarese al San Nicola. I baresi se la presero con Antonio "Makelele" Bellavista, il capitano. Lo accusarono di essersi venduto. La città calciofila visse giorni di tensione. Sia chiaro: non c'è mai stato uno straccio di prova e neppure venne aperta l'inchiesta da parte della Federcalcio, tantomeno dalla magistratura ordinaria. Ma il giocatore, che era cresciuto nelle giovanili biancorosse e aveva messo la firma sulla vittoria del torneo di Viareggio, finì nel tritacarne e, complici altre vicende, concluse la lunga avventura barese.

Nel Bari, allenato da un Maran destinato all'esonero, giocava anche Vittorio Micolucci, uno dei grandi protagonisti dello scandalo scommesse che gli inquirenti hanno chiamato "Last Bet".
Il film della partita, ripreso testualmente dalle cronache del Centro, farà discutere. Minuto 44 del secondo tempo: "retropassaggio di Micolucci. Il portiere Gillet, per anticipare il biancazzurro Martini, blocca la palla a terra con le mani. Punizione di seconda. Rigoni per Vantaggiato. Botta di destro. La palla passa tra le gambe di Gillet e finisce in gol". Un attimo dopo, finì anche la partita: Bari 1, Pescara 2.

Per gli ultrà baresi, frustrati dai deludenti risultati, vedere il proprio stadio violato dal modesto Pescara fu la goccia che fece traboccare il vaso. L'affronto impossibile da perdonare. Il Bari era passato in vantaggio con Scaglia e, dopo il pareggio di Vantaggiato, aveva fallito un calcio di rigore. Il tiro di Carrus fu talmente goffo che Polito lo bloccò a terra. Vantaggiato era stato il bomber della Primavera biancorossa prima di essere spedito in giro a farsi le ossa. Dulcis in fundo, a guidare il Pescara, insieme a Vivarini (quest'anno al Chieti) c'era un altro barese, Gigi De Rosa.

Dunque, un erroraccio di Micolucci favorì la vittoria del Pescara e la deludente prestazione di Bellavista, accusato anche di essere filo Maran, furono gli episodi chiave della giornata. Una riflessione, però, va fatta: una partita si può vendere se qualcuno l'acquista. Il Pescara di quei tempi non aveva il becco di un quattrino. Anzi, non aveva neppure la società perché le quote, da poco cedute da Dante Paterna, ballavano nevroticamente tra il litigioso Angelo Renzetti e i suoi soci. Lo stesso Renzetti, in un confuso monologo nella sala stampa del San Nicola, disse: «Se entro pochi giorni non tornerò al comando, rassegnerò le dimissioni da presidente. Aspetterò giovedì al massimo quando rientrerà Pincione. Ci sarà un confronto. O passerà la mia linea o me ne andrò. La mia quota potrò anche regalarla agli z...»