Burocarazia, l'Abruzzo in ritardo di dieci anni

La nostra Regione più vicina al Sud secondo un rapporto della Regione Umbria

PESCARA. Un progetto di riforma che parte con dieci anni di ritardo. Se si guarda a quel che è accaduto nel Centro Italia, dal 2001 in avanti, l'Abruzzo sconta un chiaro deficit di programmazione nella riorganizzazione delle funzioni burocratiche e nel riordino degli uffici pubblici. Deficit che, in gran parte, spiega perché l'Abruzzo si ritrovi oggi a essere più vicino alle Regioni del Mezzogiorno, sia in ordine alle conseguenze della crisi economica sia per il basso livello di cultura amministrativa.

E' quanto emerge dai dati di un rapporto stilato nel 2010 dalla Regione Umbria che mette a confronto le performance delle Regioni. Stefano Cianciotta, teramano, consulente e curatore del rapporto non esita a dire che l'Abruzzo è rimasto fermo. «Dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, approvata nell'ottobre 2001», osserva Cianciotta, «Umbria, Marche, Emilia Romagna, Toscana e la stessa Lombardia si sono messe subito al lavoro per riorganizzare i servizi in funzione dei nuovi compiti assegnati alle Regioni, per razionalizzare i costi e operare un turn over del personale favorendo i pre-pensionamenti, oltre a lavorare di buona lena sulla formazione e serrare i ranghi della burocrazia con l'immissione in ruolo di dirigenti e funzionari più giovani e motivati».

L'Abruzzo parte dunque con preoccupante ritardo, in una fase economica carica di incognite che certamente non agevolerà l'ambizioso impegno riformatore. La giunta del presidente Gianni Chiodi, con l'assessore alle Risorse umane, Federica Carpineta, ha annunciato che entro fine anno sarà portato al voto del Consiglio il piano di riorganizzazione che dà il via alla modifica dei contenuti della legge regionale 77 del 1999. Ma è un percorso che, in altre Regioni, ha assorbito quasi un decennio di lavoro e che solo oggi comincia a produrre risultati apprezzabili.

Dallo stesso rapporto umbro, emerge che l'Abruzzo, con Calabria e Campania, ha meno personale intermedio (funzionari), moltissimi dirigenti e addirittura personale ancora nella fascia fascia A, il livello più basso (uscieri, portalettere). «L'architettura organizzativa», spiega Cianciotta, «risulta così sbilanciata, perché a valle e a monte presenta un numero alto di soggetti, mentre al centro (la parte pulsante delle altre Regioni, con una media di funzionari che sfiora il 50%, in Abruzzo non si arriva al 25%), di fatto è molto debole».

Quanto alla distribuzione dei dirigenti e dei dipendenti in relazione al numero di abitanti, l'Abruzzo presenta, secondo i dati della Ragioneria dello Stato aggiornati al 31 dicembre 2008, un dipendente regionale ogni circa mille abitanti (998,3), a fronte di una media calcolata in rapporto alla popolazione delle Regioni a statuto ordinario di un dipendente ogni 1.365,6 abitanti. Sul fronte della dirigenza, si registra un dirigente ogni 11.030 abitanti rispetto alla media di 21.962,8 abitanti per dirigente. Sul versante dei costi, la spesa sostenuta in Abruzzo per il personale di ruolo in servizio a tempo indeterminato è stata nel 2008 di 53 milioni e 805mila euro.

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