Caccia al petrolio in Adriatico, Medoil cambia padrone ma non molla su Ombrina

Confermata la vendita agli inglesi di Rockhopper, attivi nel mar delle Flakland E si cercano nuovi giacimenti in Adriatico, davanti al Montenegro e alla Croazia

P’ESCARA. La partita di Ombrina Mare, il grande giacimento di petrolio e gas nel mare davanti a San Vito Chietino, entra a far parte di un gioco ancora più grande: come anticipato qualche giorno fa, la titolare dei diritti di sfruttamento, la società inglese Medoil, sta per essere inglobata in un altro gruppo britannico specializzato nella ricerca di idrocarburi: stiamo parlando della Rockhopper Explorations, azienda quotata alla Borsa di Londra e attiva nei mari attigui alle Isole Falkland, l’arcipelago la cui titolarità fu contesa dall’Argentina in un sanguinoso conflitto. E proprio dai pinguini delle Falkland (per gli argentini Malvinas) deriva il nome dell’acquirente di Ombrina Mare.

L’affare andrà in porto entro metà luglio, ma il cambio di proprietà non cambierà la strategia sulla controversa vicenda abruzzese: il presidente di Medoil Italia, Sergio Morandi, ci ha confermato che prosegue l’iter decisivo presso il ministero dell’Ambiente, con una laboriosa istruttoria condotta presso la Direzione Via (Valutazione impatto ambientale) guidata da Mariano Grillo. Se dovesse arrivare un disco verde, sulla carta la Medoil (o Rockhopper che dir si voglia) potrebbe dare il via alle estrazioni, senza che nessuna ulteriore autorizzazione sia richiesta a livello locale, dove si sa che ci sono forte contrarietà, sposate anche del neo-governatore Luciano D’Alfonso. Sarebbe comunque una situazione di conflitto che il gruppo inglese vorrebbe evitare ed è per questo che è presumibile che continui l’opera di lobby per convincere amministratori e cittadini che il territorio avrebbe importanti ricadute (circa 200 posti di lavoro e royalties in denaro) a fronte di un’attività che viene dipinta come di assoluta sicurezza.

«Qui si perfora in un mare profondo 20 metri, le teste-pozzo sono in superficie, sempre ispezionabili, si lavorerebbe senza rischio alcuno», insiste Morandi. In attesa di una decisione ministeriale, in un senso o nell’altro, Medoil prudenzialmente ha dovuto svalutare la concessione di Ombrina, passandola alla voce “contingency resources”, ovvero i giacimenti di cui sono note le potenzialità, ma non vi è certezza sulla possibilità di estrarre l’olio e il gas. Tutto questo ha pesato sulla valutazione di Medoil, che è stata fissata in una cifra tutto sommato modesta, 30 milioni di sterline, anche se il valore definitivo verrà fissato dopo che si conoscerà la sorte di un’altra esplorazione che Medoil ha in corso nel Mediterraneo, ovvero il pozzo Hagar Kim 1 nel mare di Malta. Già, perché l’impasse abruzzese ha indotto la società a cercare altre opportunità in giro per l’Europa. Una di queste è stata individuata in Adriatico davanti al Montenegro, quindi sulla costa balcanica e all’altezza della Puglia. E ora si sta studiando anche il mare davanti alla Croazia, dopo che Zagabria ha annunciato di voler diventare una piccola Norvegia, esplorando tutto il mare antistante le sue coste.

«Tutta l’Europa sta lanciando progetti di estrazione off-shore, il primo luglio sarà la Grecia ad annunciare a Londra il suo piano. Solo l’Italia resta al palo ed è un peccato, perché qui ci sono giacimenti importanti. Per Ombrina abbiamo ricevuto centinaia di curriculum da tecnici abruzzesi che vorrebbero lavorare con noi. Tenete conto che abbiamo già speso 25 milioni di euro: che senso ha lasciare che si esplori e poi negare il diritto allo sfruttamento?».La partita prosegue, il giocatore più importante ha solo cambiato casacca.

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