Calcioscommesse, Micolucci nega tutto "Ho detto sì ai soldi ma ho giocato bene"

Dalle 611 pagine dell'ordinanza spuntano tre partite truccate ma, nell'interrogatorio, Micolucci nega: "Ho giocato sempre per vincere". Ma nuove intercettazioni di Erodiani lo tirano in ballo

PESCARA. Si sente «una vittima», un «perseguitato», «tirato in mezzo». Non ha colpe da ammettere Vittorio Micolucci, il giocatore dell’Ascoli, ex Pescara, finito ai domiciliari nell’inchiesta sullo scandalo del calcioscommesse. Dopo l’interrogatorio di ieri, Micolucci è il primo a rigettare l’accusa di aver truccato le partite: «Ho giocato sempre per vincere» e mai per perdere. Non è così per il gip: a due partite già sotto inchiesta si aggiunge un sospetto su Albinoleffe-Ascoli.

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Micolucci, 26 anni di Giulianova, nega il suo coinvolgimento nell’associazione a delinquere per truccare le partite. Un sistema che gira intorno all’agente di scommesse pescarese Massimo Erodiani e al medico marchigiano Marco Pirani. Ma per il gip Guido Salvini, Micolucci c’entra e telefona a Pirani anche «dal campo», prima di Livorno-Ascoli del 25 febbraio scorso: un collegamento in diretta per avvertirlo delle ultime notizie. Secondo il gip, se l’Ascoli perde Micolucci può intascare «15 mila euro» promessi da Pirani.

Il progressivo 1452 racconta una telefonata tra Erodiani e Pirani dello stesso 25 febbraio, alle 19, un’ora e mezza prima del calcio d’inizio.
Pirani: Il signor Massimo, è urgente per favore.
Erodiani: Che c’è?
Pirani: Ho detto il signor Massimo, è urgente.
Erodiani: Ma io ti rispondo diversamente, quindi.
Pirani: Lo so, sta a senti’.
Erodiani: Eh, dimmi.
Pirani: Ascoltami bene. Ha telefonato adesso Vittorio (Micolucci Vittorio, dell’Ascoli, ndr) dal campo.
Erodiani: Eh.
Pirani: Lui la partita la fa da solo.
Erodiani: Nooo, da solo?
Pirani: Da solo.
Erodiani: Senza manco il portiere?
Pirani: La fa da solo, oh.

«L’unico giocatore corrotto, presente all’incontro, finiva per essere Micolucci che non riusciva a influire adeguatamente sull’esito della partita», scrive il gip. La partita finisce 1-1 e i soldi delle scommesse vanno in fumo.

«Ma durante Livorno-Ascoli il gol è nato da una sua punizione», ribatte Daniela Pigotti, avvocato di Micolucci. E il difensore aggiunge: «In campo ho giocato come sono capace». E se l’Ascoli avesse perso? «Avrei preso i soldi».

Invece, non è la prima volta, fa notare il gip, che Micolucci si espone per perdere: «Singolare che Micolucci, per ben due volte, faccia la partita da solo senza riuscire con i suoi mezzi ad addomesticare il risultato». «Seconda volta»? Il riferimento è ad Atalanta-Ascoli di due settimane più tardi, 12 marzo scorso: un altro 1-1.

«Micolucci non ha nulla da ammettere perché le due partite lui le ha giocate per vincere», replica la difesa del giocatore, «non ha mai percepito un soldo e viene accusato di aver falsato il risultato di due partite, mentre per lui era basilare che l’Ascoli si salvasse». Ma da una telefonata tra Erodiani e Pirani, spunta un sospetto su un’altra partita (che non è sotto inchiesta): «Questo qui», sbotta Erodiani subito dopo Livorno-Ascoli, «è già la seconda volta che fa massacrare la gente, l’altra volta l’ha fatto con l’Albinoleffe». «Pertanto, Micolucci», scrive il gip, «ha già in passato partecipato a combine».

Un’intercettazione del 22 febbraio, a tre giorni da Livorno-Ascoli, tra Gianluca Tuccella, altro pescarese ai domiciliari, portiere di serie A2 di calcio a 5 con il Cus Chieti, e Pirani è considerata decisiva. La riporta il progressivo 1134. Tuccella: «Per lui (Micolucci, ndr) è abbastanza tranquillo. L’unica cosa, ha detto, provava a parlare con almeno un altro».

Ma dopo la seconda combine fallita in due settimane, Micolucci chiede scusa a Pirani (progressivo 2917).
Micolucci: Mi dispiace, Marco. Scusami.
Pirani: Ma va via, va.
Micolucci: Il primo tempo anche ho fatto un paio di cazzate.

Al telefono si parla di un segnale saltato: una «stretta di mano», dice il gip, tra Micolucci e il capitano dell’Atalanta Cristiano Doni, indagato. È questo il «segno convenzionale» del patto non scritto per la partita da truccare. Ma in campo, tra Micolucci e Doni, non c’è il saluto e la partita, dalla vittoria pianificata, scivola verso l’1-1 che fa perdere soldi all’organizzazione. Della stretta di mano saltata Micolucci si lamenta al telefono.
Micolucci: No, mi dispiace sai cosa? Che Cristiano (inteso Doni, capitano dell’Atalanta), niente non è neanche. Cioè è entrato dopo così, ma niente capito?
Pirani: Te, ti ha portato i saluti miei?
Micolucci: No, no. Non ci siamo parlati per niente, infatti è meglio così.
Per l’avvocato, Micolucci «è una persona seria, con una compagna che ama ed è fuori dal giro veline-calciatori». Micolucci, dice l’avvocato, si è limitato a far credere una sua disponibilità, ma solo perché «perseguitato» e «contattato con insistenza».

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