Canistro, acqua Santa Croce: Colella non si presenta e Lolli va in Procura

Fallita l’ultima mediazione, partono gli esposti incrociati tra l'imprenditore e la Regione Abruzzo mentre i lavoratori continuano a scioperare

L’AQUILA. Non c’è più spazio, e nemmeno tempo, per trovare un accordo. E ora, la vertenza Santa Croce, dai tavoli della Regione si sposta nelle stanze della Procura della Repubblica. A sancire la rottura l’assenza di Camillo Colella, patron dello stabilimento di Canistro che imbottiglia l’acqua minerale, alla riunione convocata ieri pomeriggio dal vice presidente della Regione, Giovanni Lolli.

[[(standard.Article) Canistro, lo scandalo dell'acqua Santa Croce: un grande marchio abruzzese in crisi]]

Fallito anche l’ultimo tentativo di mediazione, ora la Regione si sente libera di proseguire per la sua strada. E il primo passo è già stato fatto. Con un esposto alla magistratura nel quale si chiede, tra l’altro, anche il sequestro dello stabilimento. Poi si tirerà dritto con il bando per individuare il nuovo concessionario. Sul fronte opposto anche Colella gioca d’attacco, e preannuncia a sua volta un esposto «per denunciare l’attuazione, attraverso condotte delittuose, dello sciopero da parte di dipendenti e sindacati nello stabilimento di Canistro». L’unica a procedere a gonfie vele è la stagione dei ricorsi e delle denunce, mentre i lavoratori sono ancora in attesa che vengano versati i 250mila euro del fondo Alifond, che consentirebbe loro di chiedere un anticipo sul trattamento di fine rapporto e della cassa integrazione di ottobre. «E pensare», ha commentato Lolli al termine della riunione di ieri, alla quale erano presenti solo le maestranze e i sindacati, «che i lavoratori avevano già accettato tutte le proposte di Colella, rinunciando a diritti importanti. Lui, tuttavia, ha ritenuto di non doversi neanche presentare. A questo punto», ha aggiunto, «devo fare quello che avevo detto, e cioè chiedere alla Procura il sequestro dell’acqua. Non volevo arrivare a questo, preferivo chiudere questa vicenda con un accordo». A dare man forte alla Regione, il Comune di Canistro, con il sindaco Angelo Di Paolo, che a fine giornata ha sottoscritto una nota con Lolli. «Ormai», avvertono, «avendo cercato ogni tentativo possibile per giungere a un accordo corretto, equilibrato e rispettoso degli interessi in campo, delle esigenze dei lavoratori e del ruolo delle istituzioni, ci vediamo costretti a procedere per via giudiziale a tutela degli interessi pubblici». Alla Procura di Avezzano, Regione e Comune chiedono anche «il sequestro delle bottiglie d’acqua nella assoluta e documentata certezza che si tratta di un bene della Regione di cui l’azienda si è appropriata, come dimostrano gli acquisti effettuati in alcuni supermercati che testimoniano – attraverso i codici dei lotti – che l’imbottigliamento è successivo alle comunicazioni regionali di astenersi da qualsiasi attività di sfruttamento della risorsa idrica».

Colella non fa una piega e contrattacca: «Stop a trattative e no ai ricatti. Non è possibile permettere ancora a lavoratori e sindacati di impedire l’ingresso e di minacciare noi proprietari, gli autotrasportatori e gli stessi dipendenti che non stanno facendo sciopero. Non è possibile che tutto ciò avvenga davanti alle forze dell’ordine. In qualche modo dobbiamo essere tutelati. Rassicuriamo comunque tutti perché producendo da altri stabilimenti manteniamo impegni e ordinativi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA