Cannabis per i malati, Rifondazione propone una legge regionale

Acerbo: vogliamo consentire l'uso anche in Abruzzo di un farmaco con applicazioni validate dalla scienza

PESCARA. Un progetto di legge per rendere possibile l'utilizzo della cannabis, la canapa indiana da cui si ricava la marijuana, a fini terapeutici è stato presentato in consiglio regionale da Maurizio Acerbo. Il testo di legge è stato scritto dal consigliere regionale di Rifondazione comunista in collaborazione con le associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Pazienti impazienti, Cannabis e cannabis terapeutica. Un progetto simile è stato già depositato alle regioni Lombardia e Lazio.

Oggi, i derivati dalla cannabis vengono usati per diversi tipi di patologie: si va dalla terapia palliativa del dolore all'utilizzo in oncologia, come lenitivo degli effetti collaterali delle chemio e radio-terapie, dal glaucom a patologie neurologiche e psichiatriche, allo stress post-traumatico, all'emicrania, alla depressione, a traumi cerebrali, malattie infiammatorie croniche intestinali, quali morbo di Crohn e colite ulcerosa, all'astenia, all'anoressia alla sindrome bipolare e a quella di Tourette, a malattie neurodegenerative quali morbo di Alzheimer, còrea di Huntington e morbo di Parkinson.

«La proposta di legge regionale, se approvata», spiega Acerbo, «consentirà che anche nella nostra regione possa essere assicurato un farmaco le cui applicazioni terapeutiche sono da tempo validate dalla più autorevole scienza medica. Senza un intervento legislativo regionale, l'uso terapeutico della cannabis rischia di essere precluso a centinaia di malati affetti da gravi patologie costretti a cimentarsi quotidianamente con procedure incerte, farraginose e inutilmente defatiganti».

Numerosi derivati naturali o di sintesi della cannabis hanno proprietà terapeutiche riconosciute per molte patologie tanto da risultare inseriti, fin dal 2007, nella tabella ministeriale che ne consente la prescrizione con ricetta medica. Tuttavia, nella pratica quotidiana, l'assenza di protocolli attuativi regionali rende di fatto quasi impossibile per i pazienti accedere a tali farmaci, negando così a molti malati il legittimo diritto alla cura. E' proprio a questo vuoto normativo che vuole rispondere il progetto di legge.

La legge si compone di soli 7 articoli, l'ultimo dei quali prevede che gli oneri derivanti da essa siano «compresi nell'ambito della complessiva spesa farmaceutica della Regione Abruzzo».

Il progetto di legge - il titolo integrale è: Modalità di erogazione dei farmaci e delle preparazioni galeniche a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche - prevede questo al suo articolo 1: «I derivati della Cannabis, sotto forma di specialità medicinali o di preparati galenici magistrali, possono essere prescritti sia dal medico specialista del Servizio sanitario regionale (Ssr) che dal medico di medicina generale (Mmg) restando a carico del Ssr. Qualora i medicinali di cui al comma precedente vengano prescritti da medico privato, la spesa derivante è a carico del paziente. In ogni caso, è richiesto il consenso informato del paziente».

«Con il riconoscimento e la regolamentazione dell' accesso ai derivati medicinali della pianta di cannabis e degli analoghi sintetici, avvenuta nel nostro Paese solo in questi ultimi anni», spiega Maurizio Acerbo nella relazione che accompagna la proposta di legge, «lo scenario è mutato e la fruizione della terapia è formalmente un dato acquisito, ma è divenuta necessaria una legge regionale applicativa delle norme quadro nazionali, al fine di poter evitare in futuro le attuali confusioni ed equivoci, causa illegittima di grave ed ingiustificato danno ai malati».

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