Carte clonate, record in Abruzzo

Nel 2009 più di 1.500 transazioni, danni per 271mila euro.

PESCARA. L’Abruzzo detiene un record tutto particolare, che è quello della clonazione della carte di credito. Nella regione il fenomeno è particolarmente diffuso e le transazioni effettuate con le carte fasulle sono state tantissime, nel 2009, per un importo complessivo consistente. La particolarità emerge dai dati di fine anno della polizia postale e delle comunicazioni Abruzzo.

Il dirigente Pasquale Sorgonà ha sottolineato che in questi dodici mesi i casi di skimming accertati, e cioè i bancomat e le carte di credito clonate, sono stati 326, mentre le transazioni fraudolente eseguite con questo sistema sono state 1.516, per un danno complessivo di 271 mila euro. Gli arresti dei clonatori sono stati 39 e 201 le persone denunciate.
«Queste cifre dimostrano» ha commentato Sorgonà «che l’Abruzzo è un autentico crocevia di clonazione di carte di credito, per la posizione geografica, per il gran numero di transazioni commerciali e le molte banche esistenti sul territorio».

Un altro settore che ha impegnato particolarmente la Polpost è la pedopornografia: nell’ambito delle attività contro i reati informatici, sono state ricevute 301 denunce e sono state eseguite 22 perquisizioni, col sequestro di 47 pc e 238 supporti, mentre i monitoraggi su internet sono stati 299 e hanno portato a sviluppare 31 indagini internazionali. Undici le persone denunciate e una arrestata (nel teramano). Su questo fronte si annunciano «importanti sviluppi a breve» ha annunciato Sorgonà.

Dalla telefonia all’informatica, passando per la tutela degli uffici postali, l’attività della Polpost è stata ben più ampia, nel 2009, e per Sorgonà i risultati sono stati «particolarmente positivi e soddisfacenti, anche se abbiamo risentito del terremoto» e l’impegno è stato «consistente» anche in occasione del G8.

Tra le attività di prevenzione ci sono poi i controlli agli internet point e agli esercizi che svolgono attività postale, oltre agli incontri con gli studenti che servono a «metterli in guardia» sostiene il dirigente «spiegando le insidie che possono nascondersi dietro computer e telefonini. Si cerca di educarli ad un uso consapevole».