Cave, il blocco divide le opposizioni

Rifondazione: «Il Pd vuole una deroga per il progetto Toto a Bussi». Confindustria: occorre una soluzione

PESCARA. Non piace a Confindustria l’accordo raggiunto in commissione da Pdl, Pd e Rifondazione su una parziale modifica della legge che blocca l’attività delle cave in attesa del nuovo piano cave della regione (il lavoro è stato affidato ad Abruzzo Sviluppo). E non piace a Rifondazione il fatto che oggi il Pd metterà a votazione un emendamento che esclude dal blocco «le cave direttamente funzionali ai siti industriali». Per Maurizio Acerbo, che ha già pronto un pacchetto di 400 emendamenti, il Pd «vuole eliminare la moratoria (che è relativa soltanto alle nuove autorizzazioni) perché altrimenti non può andare avanti il progetto di Toto a Bussi» (si tratta della riconversione del sito industriale della Solvay difeso soprattutto dal Pd pescarese, e messo a rischio proprio dal blocco delle cave). Per il capogruppo del Pd Camillo D’Alessandro: «Le parole di Acerbo dimostrano coma mai Rifondazione non è compresa neanche più dai lavoratori. Noi ci occupiamo di garantire non un’attività indiscriminata delle cave, ma stabiliamo regole affinché si possa esercitare quell’attività garantendo anche nuove opportunità».

Per Confindustria Abruzzo la modifica che arriverà questa mattina in aula non è sufficiente e l’associazione guidata da Mauro Angelucci torna a chiedere l’abolizione del blocco. «Le difficoltà che sta vivendo il settore attività estrattive in Abruzzo, nate dal blocco del rilascio di nuove concessioni presente nella legge, non verranno minimamente attenuate dall’approvazione del Progetto di Legge in questione» sostiene Confindustria, «infatti, con preoccupazione rileviamo che la normativa in discussione risponde soltanto in minima parte alle esigenze degli operatori abruzzesi, poichè la sospensione, se approvata così come definita nel testo dai lavori della IV Commissione Industria, non si applicherebbe alle concessioni in corso di rilascio che alla data del 30 dicembre 2011 hanno già ricevuto il parere positivo del Comitato Via. Per tutti gli altri casi, anche ove vi sono già stati comunque ingenti investimenti, non potrà essere evitata, quindi, la chiusura delle attività e il conseguente inevitabile licenziamento delle maestranze, con ripercussioni negative sul piano occupazionale ed economico dell’intera regione».

Per questo Confindustria Abruzzo chiede una soluzione «che possa essere applicata per tutte le aziende del settore, attraverso una modifica sostanziale, seppur transitoria, della norma».

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