Chiesa in lutto, ma la messa si farà

Il prete anti-Berlusconi parlerà di potere e corruzione citando il Vangelo

AVEZZANO. Il portone della chiesa dell'Immacolata ad Antrosano domani non resterà chiuso come segno di protesta contro «la politica sporca». Don Aldo dirà la sua messa, scegliendo le parole con attenzione, supportate dalle letture che «questa domenica cadono a cecio».

E infatti il Vangelo del 23 gennaio parlerà di «tenebre, oscurità e ritorno alla luce: letture bellissime e attuali». Il prete anti-Berlusconi della piccola frazione di Avezzano, che aveva proposto a 60 colleghi parroci e a tanti amici di tutta Italia di fare uno «sciopero della messa», affiggendo per protesta sul portone della sua chiesa un manifesto a lutto «per un paese umiliato e una chiesa connivente», torna sui suoi passi. «Non ho cambiato idea però», si affretta a dire don Aldo Antonelli. E lascia tuttavia intendere che in questi tre giorni ha tanto «ascoltato, parlato», si è confrontato con i suoi parrocchiani, ha riflettuto sulle lettere e le risposte che gli sono arrivate dai fedeli e dai religiosi di Bolzano, Trieste, Roma, Livorno, Torino, Mestre, Isola Liri, Castelfranco Veneto, Desenzano sul Garda. Addirittura Bruxelles.

E riflettendo insieme a loro, ha preso la sua decisione: la messa si farà. D'altra parte anche il vescovo di Avezzano, Pietro Santoro, gli avrebbe chiesto, non appena saputo della sua singolare posizione, di non penalizzare i fedeli. «Non ho intenzione di strumentalizzare quella che era soltanto una proposta», incalza don Aldo, «nata dal dolore di vedere un Paese abbandonato alla corruzione dei suoi amministratori politici. Il mio obiettivo», spiega ancora il parroco, «è semplicemente di smuovere le coscienze delle persone, provocare uno slancio in quelle dei politici che hanno a cuore lo Stato».

L'idea dello sciopero della messa don Aldo l'aveva avuta all'indomani della notizia dell'indagine aperta dalla Procura di Milano nei confronti, fra gli altri, del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, per presunte concussione e prostituzione minorile. E l'aveva fatta girare in tutt'Italia. Ha aspettato le risposte, sondato il terreno, risposto alle interviste dei giornalsiti del Tg3 di Bianca Berlinguer, del Messaggero di Roma, delle televisioni locali, ha parlato con il Centro, mentre si apriva il dibattito nel mondo civile e politico marsicano. «Perché non si è ribellato contro la pedofilia nella chiesa?», hanno chiesto alcuni cittadini. Don Aldo ha anche accolto nel suo studio parrocchiale i fedeli, che lo hanno esortato ad «andare avanti, perché siamo d'accordo con la tua protesta». Ma la messa si farà: «Parlerò di quello che è successo in questi giorni, ma non intendo focalizzarmi solo sul caso Ruby e sulle polemiche che ha suscitato», anticipa il prete filosofo. Che forse sta meditando se accogliere o meno le «varianti» allo sciopero della messa proposte dagli amici e dai parroci di tante città.

C'è lo scrittore e religioso Antonio Thellung, ad esempio, che suggerisce «una messa totamente silenziosa, consegnando a tutti un comunicato di denuncia». Un fedele, Andrea Iardella, spera, invece, che don Aldo «rinunci a non celebrare la messa. Anzi, la dica deplorando dall'altare certi gravi comportamenti». «L'eucarestia va tolta ai corruttori del costume e dell'etica privata e pubblica», sottolinea, invece, l'amica Pina. Alla quale si associa anche Vittorio: «Se tieni chiusa la tua chiesa punisci incolpevoli parrocchiani». Il teologo Carlo Molari consiglia a don Aldo di «invertire la protesta: dovremmo convocare la comunità per una preghiera che si prolunghi per tutta la notte». Nicola, invece, chiede a don Aldo di «non fare una messa ma un'omelia unica di un'ora, avente come tema la forza corruttiva del potere».

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