Chiodi, cresce lo scontento nel Pdl

Tagliente e altri: la sua giunta ha perso contatto con la società abruzzese

PESCARA. «Da troppo tempo la politica abruzzese e l'azione del governo regionale sono in quaresima e necessitano di una scossa forte e salutare. Ritengo che prendere da parte tua (e della maggioranza che ti sostiene) in seria considerazione l'iniziativa di avviare una verifica sullo stato di attuazione del programma presentato agli elettori nel 2008 e sul grado di efficienza mostrato dalla giunta regionale possa rispondere a questa esigenza».

Giuseppe Tagliente è il primo ad alzare la voce sullo stato di stallo in cui si trova il governo regionale e la maggioranza di centrodestra che lo sostiene. Ex presidente del consiglio regionale ai tempi (2000-20005) della giunta di centrodestra di Giovanni Pace, ex sindaco di Vasto, attualmente consigliere regionale del Pdl, Tagliente lo fa con una breve lettera aperta indirizzata al governatore Gianni Chiodi perché, dice: «Non avvertire le pressioni che salgono in questa direzione dalla società abruzzese e i segnali di insofferenza che si manifestano all'interno della compagine di maggioranza e del gruppo consiliare, facendo finta che tutto fila magnificamente bene, non fa bene né al centrodestra né all'Abruzzo».

Se il vocabolo a cui ricorre - verifica - suona come un reperto obsoleto della politica della prima Repubblica, la richiesta di Tagliente riguarda l'attualità più stretta e dà voce a un malessere sempre più diffuso nel Pdl abruzzese. «Ormai ognuno va per conto suo nella giunta e nella maggioranza in Consiglio. Chiodi non li tiene più», dice un rappresentante del partito di maggioranza che chiede l'anonimato ma aggiunge di descrivere un malessere molto diffuso nel Pdl. Tagliente, invece, ci mette il suo nome e spiega al Centro perché, secondo lui, è arrivato il momento di fare una «verifica».

«Il diasagio nella maggioranza ormai è di tutta evidenza», dice il consigliere del Pdl, «con le sedute del consiglio regionale che vanno per lo più deserte, con rinvii continui delle decisioni e discussioni sempre più sterili. Ma il malumore è forte anche fuori dall'aula del Consiglio e coinvolge ormai tutto il centrodestra abruzzese».

Perché? «Manca», dice Tagliente, «un rapporto dialettico e costruttivo fra la giunta e la sua maggioranza e tra l'esecutivo e il partito. C'è uno scollamento generale, anche con la società abruzzese. Basta vedere i continui rinvii del tavolo di consultazione del Patto per l'Abruzzo. La recente convention di Confindustria è stata l'ennesima dimostrazione che il mondo imprenditoriale abruzzese, che guardava con speranza al governo regionale, ha preso le distanze da noi e adesso rivolge altrove le sue simpatie».

Chiodi, secondo Tagliente, ha le sue responsabilità. «Dopo tre anni», dice l'ex presidente del consiglio regionale, «dovrebbe prendersi un minimo di pausa per guardarsi attorno e riprendere il dibattito con la società abruzzese e con la sua maggioranza di governo. Per capire cosa non è stato fatto dovrebbe valutare il grado di efficienza della sua giunta e dell'apparato amministrativo. Non servivano le recenti inchieste giudiziarie per comprendere che uno dei motivi dell'appannamento dell'azione amministrativa dipende anche dalla non funzionalità dell'apparato amministrativo della Regione. Se Chiodi non apre una discusssione su questo punto significa che vuole mettere la testa sotto la sabbia rifiutandosi di capire ciò che sta succedendo intorno alla Regione, con un atteggiamento che non dà fiducia né alle istituzioni né alla società».

«Io credo che la mia posizione sia tutt'altro che isolata nel Pdl», prosegue Tagliente. «Sono convinto che, al punto in cui siamo arrivati, bisogna mettere in discussione tutto anche il grado di efficienza della giunta, sia riguardo alle persone che alla distribuzione delle deleghe fra gli assessori. Non è pensabile che il presidente abbia ancora più del 50 per cento delle deleghe. Chiodi dovrebbe lasciare subito sia i poteri di commissario della ricostruzione che della sanità, senza temere che questo passi per un suo fallimento. la Regione ha bisogno di un presidente in servizio permanente ed effettivo».

La risposta di Chiodi? «Quando parli di verifica, vorrei informarti che ho già avuto modo di esternare i risultati di tre anni di governo solo poche settimane fa», replica a Tagliente, il presidente della Regione.

«Sulla homepage della Regione, tra l'altro», aggiunge Chiodi, «è possibile consultare dati e obiettivi più significativi conseguiti in questo triennio di mandato. Certamente dobbiamo essere orgogliosi di avere centrato il primo, ambizioso, e più importante, traguardo che è stato salvare l'Abruzzo dal baratro dei debiti e delle inefficienze cui era precipitato a causa di gestioni amministrative dissennate. Ma non solo. Abbiamo raggiunto il pareggio di bilancio nella sanità; tagliato i costi della politica; ridotto il debito di oltre 800 milioni di euro. Al mio insediamento forse nessuno lo credeva possibile, eppure, oggi, la Regione più indebitata e tassata d'Italia è riuscita a invertire la rotta: solo sei Regioni hanno una tassazione inferiore alla nostra».

«Noi l'Abruzzo, caro Peppino, lo abbiamo salvato», conclude il governatore. «Altri lo stanno facendo per l'Italia e spero di tutto cuore che ci riescano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA