Chiodi e il rischio raccomandopoli

La gestione della sanità di Pescara sta assumendo sempre più i contorni di uno scandalo politico. L’ultima notizia, pubblicata ieri dal nostro giornale, sul concorso vinto dalla moglie del presidente del consiglio regionale Pagano, sul quale pende un’inchiesta della Procura della Repubblica, ha reso più urgente la necessità di fare chiarezza. Sarà la Procura a dirci se in questa storia siano stati commessi dei reati, ma quello che oggi possiamo affermare è che, sul piano della opportunità, cominciano a essere troppe le scelte della Asl che premiano personaggi riferibili al centrodestra.

Coincidenze? Il nostro giornale l’ha scritto dal primo momento: il premio, persino raddoppiato, al direttore generale D’Amario non poteva avere nessuna seria giustificazione se non quella di assicurarsi una fedeltà politica. Sembra che tutto quello che, da allora, è emerso sul nostro giornale, e che nessuno è stato in grado di smentire, confermi i dubbi. Così come non basta la smentita di Venturoni per credere davvero che lui non si occupi di sanità, quando ha lasciato troppe impronte digitali sulle scelte di D’Amario. Molti testimoniano, in via privata, che alle riunioni compare non si capisce a che titolo. Senza contare le parole pesanti del procuratore Trifuoggi in Senato.

Abbiamo inventato il ruolo dell’assessore-ombra? E’ venuto il momento che il vero responsabile della sanità faccia chiarezza e si assuma le sue responsabilità. Si tratta del presidente Chiodi, che è anche commissario straordinario. Purtroppo, Chiodi ha già lesionato la sua credibilità nella vicenda D’Amario, accampando giustificazioni piuttosto deboli sul premio e sull’atteggiamento del direttore generale. Il lottizzato si lamenta e accusa l’opposizione di comportamenti scorretti. Se ha prove d’illeciti, li doveva denunciare: D’Amario corra subito dal magistrato. Altrimenti, non tocca a lui fare polemiche politiche che, guarda caso, sono in linea con una parte politica, il centrodestra.

Di fronte ai passi falsi del suo direttore generale, Chiodi non ha molte scelte. Se tace diventa co- responsabile politicamente e moralmente delle scelte. Se interviene deve sospendere queste decisioni, sottoporle a una verifica, fare trasparenza per i cittadini. Chiodi ha la responsabilità di fornire garanzie chiare e documentate sul fatto che le decisioni prese sotto il suo governo sono professionali e non rispondono a una logica di clientela politica.

Anche perché qui non stiamo parlando di feste o eventi, che sembrano essere in quanto a spese la specialità del sindaco di Pescara. Stiamo parlando della salute dei cittadini che hanno il diritto di sapere non solo come vengono utilizzati i fondi pubblici, ma anche a chi e perché vengono affidate le strutture nelle quali ci curiamo la nostra salute.

Chiodi non sottovaluti la necessità d’intervenire: la sua attendibilità è già messa a dura prova per i suoi silenzi e, ora, rischia di essere definitivamente compromessa. Non credo che l’Abruzzo si possa permettere un presidente al quale l’opinione pubblica potrebbe non credere in un momento così grave. Per di più, Chiodi si attenda presto un calo di fiducia legato alla vicenda di Berlusconi.

Alla dottoressa Pagano o al prof. Pompa, che lecitamente difendono la loro professionalità, vorrei suggerire che non basta dichiarare che non si è raccomandati. Avete mai conosciuto un raccomandato che dice di esserlo? A entrambi suggeriamo di chiedere loro che procedure, criteri di scelta, verbali siano resi pubblici in modo che non si possa dubitare di loro. Vediamo chi ha scelto che cosa. Altrimenti, caro presidente Pagano, lei lo sa, per i cittadini il sospetto di raccomandazione resterà. Chiodi ha il dovere di fugare il sospetto che la sua Regione stia coprendo una raccomandopoli sanitaria con il duo D’Amario-Venturoni. C’è da augurarsi che, stavolta, non sbagli.
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