<strong>Mercato edilizio. </strong>Nel 2010 ha tenuto solo il comparto delle manutenzioni private

Cna: a picco gli appalti pubblici

Piccole imprese abruzzesi escluse dalla ricostruzione post-sisma

PESCARA. A picco gli appalti pubblici, tiene il comparto delle manutenzioni private. Cna costruzioni, associazione delle piccole imprese della Cna, fotografa così la situazione del mercato dell'edilizia in Abruzzo. Tra gennaio e settembre 2010, secondo l'analisi congiunturale realizzata dal Cresme (il Centro di ricerche economiche, sociologiche e di mercato) si è registrata una caduta significativa, in termini assoluti, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, sia per quel che riguarda gli appalti (354 contro 445), sia per quel che concerne gli importi: 246 milioni di euro contro 677. «Pur ammettendo che il dato 2009 sia stato condizionato dall'effetto-terremoto, che ha certo determinato una crescita di gare e importi, ma a solo vantaggio di imprese extraregionali» spiega il responsabile regionale, Federico Scardecchia, «i valori del 2010 sono stati inferiori anche a quelli del 2008. Allora, i bandi di gara furono 658, per un importo di 325 milioni di euro. Cifre, come si vede, sempre superiori al 2010».

Tiene meglio rispetto al settore pubblico, invece, l'area dell'edilizia privata. Termometro dello stato di salute di questo segmento del mercato, i dati elaborati dall'Agenzia delle entrate sulle domande presentate dai cittadini per usufruire del bonus del 36% riservato a chi ristruttura la propria abitazione. Ebbene, tra gennaio e novembre del 2010, in Abruzzo, gli interventi ammessi al beneficio fiscale sono stati complessivamente 6.116, contro i 5.817 del 2009, con un incremento del 5,14% rispetto all'anno precedente. Risultato soddisfacente, comunque sotto la media nazionale che è quasi al doppio (+10,3%) di quella abruzzese. Secondo l'associazione delle piccole imprese edili presieduta da Franco Carmine Santilli, alla base della débacle del settore pubblico stanno una serie di vincoli che condizionano pesantemente l'attività del comparto: «Un circuito perverso» elenca Scardecchia «in cui entrano, nell'ordine, i vincoli troppi gravosi del patto di stabilità, che impedisce alle pubbliche amministrazioni di spendere; la difficoltà, soprattutto da parte dei piccoli Comuni, di valutare le offerte e le proposte che arrivano dai privati sotto forma di project financing; la lentezza del piano di ricostruzione post-terremoto, ma soprattutto lo scarso coinvolgimento delle piccole imprese abruzzesi».

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