Cna: bond per finanziare le imprese

Di Costanzo: senza i consorzi industriali ripresa più vicina

PESCARA. «Il mare dei consorzi industriali era un mare senza vento. Dopo lo scioglimento, dovrebbe torna a soffare un po' di vento». Graziano Di Costanzo è ottimista almeno su questo punto: lo scioglimento dei sette Consorzi industriali abruzzesi è un'opportunità per il mondo delle piccole imprese che lui rappresenta dalla sua poltrona di direttore regionale della Cna, la Confederazio nazionale dell'artigianato. Ma è forse il solo motivo di ottimismo, come spiega in questa intervista al Centro.

Qual è lo stato di salute dell'artigianato e delle piccole imprese abruzzesi?
«Precario perché non riparte il mercato interno a cui le nostre imprese sono più legate».

Perché non riparte?
«Intanto, perché la domanda è depressa. Ci sono ancora moltissime persone in cassa integrazione e, in generale, a causa delle addizionali su Irpef e Irap, la gente ha meno soldi in tasca. A questo si aggiunge il fatto che la ricostruzione all'Aquila non parte e i cantieri non si aprono».

Dati recenti di Bankitalia, relativi al primo trimestre 2011, parlano di un incremento del credito alle micro-imprese: gli effetti si avvertono?
«I dati in nostro possesso, che arrivano fino al 31 dicembre 2010, parlano solo di un piccolo aumento del credito in Abruzzo: un incremento di 6 punti rispetto a un aumento medio nazionale di 9 punti. E la quasi totalità di questo incremento ha riguardato le imprese dell'edlizia. All'industria e ai servizi è finito poco».

E' così in tutta la regione?
«In provincia di Chieti è andata anche peggio. C'è stata una diminuzione del credito erogato. Questa situazione ha comportato un aumento del tasso d'interesse, con un differenziale di 2 punti al di sopra della media nazionale. La provincia di Chieti è una di quelle che sta peggio in Italia per le sofferenze bancarie: molte piccole imprese non riescono a ridare i soldi alle banche. E' una situazione difficile».

Siete favorevoli alla riforma avviata della Regione che prevede lo scioglimento dei 7 consorzi industriali e la loro sostituzione con un ente unico l'Arap, l'Azienda regionale aree produttive?
«Sì. Questa visione unitaria dell'Abruzzo ci dà la possibilità di tornare a fare un'efficace azione di marketing territoriale».

Che cosa deve cambiare nel rapporto con le imprese?
«La possibilità di fornire servizi che servano per davvero alle imprese».

Per esempio, quali?
«Penso alla banda larga o alla gestione dei rifiuti e dell'energia. E' necessario, però, che l'Arap sia gestita con criteri privatistici basati sull'erogazione di servizi utili alle imprese. Insomma, se qualcuno penserà di fissare prima le tariffe e, solo dopo, di verificare se il servizio offerto serva davvero, continuerà a commettere gli errori del passato. Le imprese non devono essere costrette a comprare servizi solo per mantenere i costi di un apparato burocratico. L'energia che serve alla mia impresa - per fare un esempio - io la comprerò da questo ente se mi farà un prezzo concorrenziale, altrimenti mi rivolgerò all'Enel».

Per un migliore accesso alle risorse finanziarie che cosa vi aspettate dalla riforma dei consorzi?
«C'è un'idea, di qualche anno fa, che si incentra sulla possibilità che gli abruzzesi finanzino le imprese regionali con il loro risparmio».

Come?
«Penso alla possibilità, tutta da verificare, che l'Arap emetta bond, obbligazioni. I soldi ricavati potrebbero essere destinati a finanziare i progetti di innovazione e ricerca presentati dalle imprese abruzzesi».

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