Colpevole o innocente? E’ ripartito il processo politico-mediatico intorno al caso Del Turco

Colpevole o innocente? E’ ripartito il processo politico-mediatico intorno al caso Del Turco e alla Sanitopoli abruzzese. Inevitabile. Anche un giornale pacato come «La Stampa» di Torino si è spinto venerdì a titolare in prima pagina: «Del Turco un arresto ingiusto». A distanza di 18 mesi dalla traumatica uscita di scena del presidente della Regione e dei suoi fedelissimi c’è voglia di chiarezza e certezze giudiziarie. Rispetto alla turbolenta estate 2008 c’è una sottile convergenza tra Pdl e Pd. Dopo mesi di imbarazzo e balbettii il partito di cui l’ultimo segretario del Psi è stato tra i co-fondatori cerca di riguadagnare l’onore perduto difendendo l’operato della giunta di centrosinistra decapitata dall’inchiesta. Nuovi documenti, pubblicati dal nostro giornale in seguito alla conclusione delle indagini, raccontano che al gruppo Villa Pini e al suo disinvolto padrone, Vincenzo Angelini, la vecchia giunta Pace (centrodestra) tagliò la ridicola cifra di 7mila euro per prestazioni non dovute, mentre la giunta di centrosinistra arrivò fino a 18 milioni di euro in meno. Tanto da far dire a un leader solitamente prudente come Franco Marini che «è inconfutabile come la giunta Del Turco abbia agito con coraggio rispetto ai costi della sanità privata e che l’accusa si basi soltanto sulle dichiarazioni di Angelini».

Nel partito di Berlusconi l’occasione è ghiotta per dar addosso, ancor di più, all’indipendenza della magistratura: il tintinnar di manette non si è udito per uno di loro ma per uno storico leader del sindacato e della sinistra quale Del Turco. Ecco dunque puntuale la minaccia di un’ispezione ministeriale a Pescara.

Insidie note agli inquirenti pescaresi. Ha ragione il procuratore Nicola Trifuoggi quando esorta a difendersi «nel» processo, non «dal» processo. Ma tocca a loro ora accelerare i tempi dopo 18 mesi di indagini approfondite: si proceda con le richieste di rinvio a giudizio e si vada poi a dibattimento. La giustizia è giusta se funziona correttamente e in tempi ragionevolmente serrati.

In attesa di una verità giudiziaria c’è una verità politica evidente. La sanità è ancora condizionata dalle vicende di Villa Pini. Lavoratori da nove mesi senza stipendio - triste record nazionale - e una farraginosa procedura avviata per revocare la convenzione al gruppo Angelini.

La giunta di centrodestra, eletta con il favore dello scandalo, non ha brillato per coraggio e determinazione. Sia chiaro: qualunque sia l’opinione che si può maturare sull’innocenza o meno di Del Turco, ora Gianni Chiodi e i suoi assessori hanno il diritto-dovere di governare. Sarebbe un nuovo danno per l’Abruzzo se il Pd e l’opposizione di sinistra vivessero questa fase di incertezza giudiziaria come un’opportunità per mettere in discussione la legittimità del risultato elettorale - ancorché striminzito - di un anno fa. Chiodi ha una maggioranza più ampia che salda: provi a governare. E’ quel che si aspettano i cittadini, anche coloro i quali non lo hanno votato. L’opposizione controlli e vigili. E, se ha idee e personalità vincenti, si prepari a creare un’alternativa di governo; ma alla scadenza naturale della legislatura.

Le spallate, in politica come negli affari di giustizia, non aiutano la nostra democrazia.