Confindustria per ora non rompe il Patto

Critiche alla Regione: l'accordo va attuato con progetti concreti per l'Abruzzo

PESCARA. «Confindustria non ha intenzione di uscire dal Patto per lo sviluppo, che altro non è se non un tavolo in cui si concentrano grandi progetti e strategie per avviare misure relative alla crescita. Dobbiamo acquisire le capacità progettuali per avviare tali misure». Il «no» all'uscita dal Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo arriva da Confindustria regionale che, ieri sera, ha riunito i suoi vertici per discutere sul futuro dello strumento collettivo - firmato alla presenza del governatore Gianni Chiodi nell'aprile dell'anno scorso a Pescara - di cui l'Abruzzo si è dotato per il rilancio della sua economia. Un Patto dal quale si sono autosospese tre delle associazioni firmatarie: Cna, Confartigianato e Confesercenti. A spingere le tre sigle ad una decisione così drastica è stato il venir meno del gioco di squadra, a causa di una Regione giudicata «inadempiente», colpevole di aver «svuotato il Patto del suo contenuto, rendendolo utile solo per fare chiacchiere, mentre i fatti non si sono visti».

Confindustria non entra nel merito della decisione delle tre sigle, ma evidenzia la necessità di «fare squadra e convergere sul progetto di rilancio e riforma della Regione, essere uniti per fare pressione sulla politica, affinché faccia funzionare il Patto, mentre, al contrario, si vedono tanti individualismi». Le richieste di Confindustria vanno soprattutto nella direzione della semplificazione delle procedure per investire e nella riduzione di costi. Gli industriali criticano il bilancio regionale approvato alla fine del 2011 e lamnetnao la presenza di norme che dannegiano anziché incentivare chi vuole fare impresa: dal rischio che tutte le attività estrattive risultino bloccate dalle procedure della Via (Valutazione di impatto ambientale) agli oneri imposti (in termini di tempi burocratici e di costi) della nuova legge per l'edilizia antisismica.

Neppure Confcommercio Abruzzo ha intenzione di restare in silenzio, visto il momento di difficoltà. «Nei prossimi giorni», anticipa al Centro il presidente Giandomenico Di Sante, «ci riuniremo e faremo sentire la nostra voce, perché le piccole e medie imprese hanno bisogno di una grande attenzione».

Per Di Sante, però, l'autosospensione è solo una forma di contestazione e di sollecitazione. «Si va avanti con il Patto», afferma il presidente di Confcommercio Abruzzo, «dobbiamo crederci e convincere gli altri a crederci. Ci sono tutti i margini per tornare a discutere in modo costruttivo, ma è fondamentale che si esalti il pluralismo delle varie entità imprenditoriali».
Certo è, secondo Di Sante, che «la Regione nel bilancio avrebbe potuto dare un segnale più consistente, magari stanziando qualcosa in favore delle piccole aziende e del turismo, che è una delle ricchezze dell'Abruzzo. L'esecutivo regionale deve farsi carico di questo».

Si dice concorde, invece, con Cna, Confartigianato e Confesercenti sulla grande necessità delle piccole e medie imprese di accesso al credito il segretario regionale della Cisl, Maurizio Spina, secondo il quale «la fase che va ad aprirsi è molto difficile, il costo del denaro tende ad aumentare sempre di più, con il rischio concreto che molte imprese siano costrette alla chiusura».

«Non so quali siano le motiviazioni che hanno portato la Regione ad un diverso utilizzo delle risorse disponibili riguardo al Fondo unico», osserva Spina, «ma è necessario che, nella prossima riunione del tavolo del Patto, vengano approvate risorse su questo capitolo, perché è un problema a cui bisogna trovare con urgenza una soluzione».

Non commenta invece l'autosospensione il segretario della Uil Abruzzo, Roberto Campo, convinto però che sia necessario «riprendere con urgenza il lavoro del Patto su due direttrici fondamentali. In primo luogo è necessario riconquistare l'interlocuzione con il nuovo governo», spiega, «costruendo un confronto con il ministro Passera, per concentrarsi su temi quali masterplan, contratti di programma, contratti di sviluppo aree di crisi e infrastrutture».
«In secondo luogo», evidenzia Campo, «è fondamentale rifare l'agenda interna abruzzese, i cui temi principali sono il fisco e le riforme, a partire da quella del trasporto pubblico locale. Invece di parlare di "Patto sì o Patto no", concentriamoci sui contenuti».

Parla invece del Patto come di una "trovata pubblicitaria ipocrita" il capogruppo di Rifondazione comunista in consiglio regionale, Maurizio Acerbo, secondo cui l'autosospensione «rappresenta il fallimento di un'iniziativa volta principalmente a dare la sensazione che qualcosa contro la crisi si stava pur provando a fare».

«Il Patto», dice, infine, conclude Federica Chiavaroli, consigliere regionale del Pdl, «è nato con uno scopo preciso, quello cioè di rappresentare un momento nobile di confronto. Uscire, sbattendo la porta, solo perché non si è ottenuto subito quello che si voleva, mi sembra un atteggiamento egoista, strumentale, ma soprattutto miope di fronte al momento eccezionale che stiamo vivendo».

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