Correttezza e lealtà, il Marrucino applaude i «signori» del calcio

Corso e Burgnich rappresentanti del "principe" Milito. De Laurentiis attacca Platini e Blatter

CHIETI. “Spalti” gremiti come poche altre volte al Marrucino per la consegna del premio “Giuseppe Prisco”, a personaggi che si sono distinti per lealtà, correttezza e simpatia sportiva, valori di cui l’indimenticabile dirigente dell’Inter è stato inarrivabile promotore. Folla anche davanti al teatro. Applausi, convinti, per tutti. Dal presidente del premio, Sergio Zavoli, ai due rappresentanti della mitica Inter di Herrera, Tarcisio Burgnich e Mario Corso, delegati a ritirare il riconoscimento assegnato al “Principe” Diego Milito, trattenuto da Mourinho alla Pinetina per iniziare la preparazione all’ultima di campionato e soprattutto alla finale Champions di Madrid.

L’ottava edizione del manifestazione voluta dal generale Corinto Zocchi ne ha confermato la bontà e il prestigio ormai consolidato. Qualità che vengono innanzitutto dalla universalmente riconosciuta qualità della giuria (che insieme all’ideatore e al presidente Zavoli annovera firme storiche dello giornalismo sportivo come Antonio Ghirelli e Italo Cucci, nonché Gianni Mura di Repubblica (assente perché al Giro d’Italia) e il compianto Edmondo Berselli. La qualità della giuria si rispecchia a pieno in quella dei premiati: Aurelio De Laurentiis (Napoli), per i dirigenti Napoli, Massimiliano Allegri (fresco ex Cagliari) per gli allenatori, e Diego Milito, il Principe nerazzurro rappresentato da due monumenti viventi della storia dell’Inter, in particolare quella di Prisco, Mario Corso e Tarcisio Burgnich.

Le recenti poco gratificanti vicende di Lazio-Inter e della finale di Coppa Italia, con l’ormai mondialmente celebre calcione di Totti a Balotelli hanno fatto da ideale contrasto ai valori dello sport in generale e del calcio in particolare che il premio Prisco vuole promuovere. «Ho provato a lungo a immaginare come avrebbe commentato queste vicende l’avvocato Prisco», ha detto Italo Cucci, «ma alla fine credo avrebbe scelto di guardare avanti, perché lui amava come noi celebrare il calcio dei sorrisi, quello vero che, alla faccia di scandali veri e presunti, ci regala un campionato da decidere all’ultima giornata da squadre che si chiamano Chievo e Siena». Ancor più secco il presidente De Laurentiis, per il quale «gesti maleducati e volgari, come quello di Totti, vanno semplicemente cancellati, andando oltre, perché», ha aggiunto, «il mondo è altro, il calcio è altro». Prima di concludere con l’applaudito auspicio «che questo calcio si liberari di plenipotenziari come Blatter e Platinì», che lo piegano troppo spesso a interessi di puro mercato.

Momenti di particolare intensità, la premiazione di Alfredo Provenzali da parte di Sergio Zavoli, e quella di Massimiliano Allegri, da parte del generale Federici, applaudito quasi come nella “sua” Pescara. Una militanza che non ha mancato di ricordare come «periodo cruciale della maturazione calcistica e di avvio alla professione di tecnico, anche grazie al mio “maestro” che voglio ringraziere anche qui», ha detto rivolto a Giovanni Galeone, presente e applaudito non meno dei premiati. Poi, confermandosi “difensore” di insospettata abilità Allegri ancora una volta ha glissato sulla sua panchina futura, annunciando «un altro periodo di vacanza», e ringraziando ancora Cellino «per la pazienza e la fiducia manifestata nonostante le cinque consecutive sconfitte iniziali».

Poi le conclusioni di Sergio Zavoli. Quasi “lectio magistralis” su valori universali dello sport e della vita, ascoltata dalla sala in silenzio quasi religioso, vero e indelebile valore aggiunto della manifestazione.

(w.n.)