Corsi di formazione, truffa da 30 milioni

Chiusa l’indagine sullo Ial Cisl: la Finanza sequestra auto e immobili, 21 indagati.

PESCARA. Per la procura avrebbero svuotato le casse dell’ente di formazione, mettendo in piedi una truffa stimata in 30 milioni di euro. Con accuse pesantissime e ventuno indagati, diciannove dei quali per associazione per delinquere, è stata chiusa l’inchiesta sullo Ial Cisl. Truffa, peculato e riciclaggio di denaro sono le ipotesi di reato contestate a vario titolo agli indagati che, per gli investigatori, si sarebbero «impadroniti» dell’ente allo scopo, scrive il pm Andrea Papalia, «di commettere una serie di truffe aggravate e continuate per il conseguimento di finanziamenti ed erogazioni pubbliche in danno della Regione Abruzzo e della Comunità europea». Con la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini, sono scattati anche i sequestri preventivi, eseguiti mercoledì dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Pescara guidati dal tenente colonnello Mauro Odorisio sotto il coordinamento del comandante provinciale, colonnello Maurizio Favia.

A emanare il provvedimento è stato il gip Guido Campli, su richiesta del sostituto procuratore Papalia, che ha diretto le indagini. Sigilli sui beni di Francesco Gizzi, 48 anni, di Pescara, ex amministratore e responsabile legale dello Ial Cisl (tre immobili a Pescara e Chieti e una Mercedes); Marco Michetti, 36 anni, di Pescara, impiegato amministrativo dell’ente (quattro immobili a Pescara e un fuoristrada Daimler Chrysler); Claudio Graziani, 54 anni, di Teramo, ex direttore della sede teramana, e la moglie Antonietta Profico, che hanno subito il sequestro di un immobile in provincia di Teramo, di un terreno, oltre a un’auto Volvo e a due quadri d’autore. I finanzieri hanno inoltre messo sotto chiave il denaro ritrovato in una serie di conti correnti. L’inchiesta era stata avviata nell’estate del 2007, quando il commissario straordinario dello Ial Cisl Abruzzo Molise presentò l’esposto con cui denunciava un buco di circa 16 milioni nei conti dell’ente: una voragine enorme che metteva a rischio l’esistenza stessa dell’ente.

Per l’accusa, a provocare il dissesto finanziario dello Ial sarebbe stato un gruppo organizzato di cui avrebbero fatto parte dirigenti, impiegati, fornitori, consulenti. Dal 2000 al 2006 l’ente, secondo gli accertamenti della guardia di finanza, avrebbe ottenuto finanziamenti pubblici pari a 30 milioni di euro: di questi, 24 milioni sarebbero stati effettivamente erogati. Per gli investigatori, la sottrazione di risorse finanziarie all’ente da parte di singoli ammonterebbe a circa 5 milioni di euro. Le truffe sarebbero state realizzate grazie a una serie di artifici: documenti falsi per ottenere l’accreditamento di corsi dalla Regione, corsi di formazione con allievi privi di requisiti e false attestazioni di presenze, conti manipolati «atti a occultare contabilmente indebite appropriazioni di somme di denaro», ostacoli ai controlli pubblici, certificazione di «costi fittizi» mai sostenuti.

Un elenco lunghissimo, che comprende la sovrafatturazione degli importi per la fornitura di materiale informatico grazie a fornitori compiacenti, mentre revisori contabili avrebbero certificato la genuinità di tutti i rendiconti presentati alla Regione, di fatto privi dei documenti necessari. Sarebbero stati inoltre creati conti correnti in cui «far confluire le risorse finanziarie e somme di denaro indebitamente sottratte».