D'Alessandro: questa legge non serve al Patto

Il capogruppo Pd: nella bozza per lo sviluppo mancano risorse e indicazione dei tempi

PESCARA.«Non esiste politica industriale che si possa organizzare senza un supporto finanziario. Questa bozza di legge non prevede nulla in proposito». Camillo D'Alessandro boccia la bozza di legge per la promozione dello sviluppo approntata dall'assessore allo Sviluppo, Alfredo Castiglione, che è al vaglio delle parti sociali ed economiche abruzzesi.

Secondo D'Alessandro, la legge in questione non aiuta quel Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo di cui lui è stato un dei primi sostenitori nella sua veste di capogruppo del Pd in consiglio regionale.

Questa legge non va nella direzione del Patto per l'Abruzzo?
«Intanto questa legge è una sommatoria di cose già esistenti messe dentro un testo normativo che non aggiunge nulla e non produce alcun effetto».

Perché?
«Innanzitutto ogni articolato della legge dice che la Regione promuove, incentiv, fa e così via. Ma puoi fare tutte queste cose se hai delle risorse certe. In realtà, basta andare a leggersi l'ultimo articolo, quello sulla copertura finanziaria della legge, per capire che le norme hanno natura programmatoria e quindi non comportano oneri per la Regione. Senza uno strumento finanziario nessun obiettivo può essere raggiunto. La legge, insomma, è una sorta di somma di desideri messi in ordine in cui mancano, però, tempi e risorse».

La legge può essere un primo passo verso una ripresa della politica di sviluppo industriale?
«Sì, ma il secondo passo da compiere è ben più grande. Se noi volessimo orientare tutte le risorse finanziarie potenzialmente disponibili da parte della Regione nella direzione degli obiettivi fissati da questa legge, andrebbe immaginata una rivoluzione copernicana della stessa Regione».

In che senso?
«Una rivoluzione che riguardi la programmazioine e l'ultilizzo dei fondi comunitari e nazionali e l'attività tecnica e burocratica, per esempio, dal punto di vista della predisposizione dei bandi e della capacità di risposta in tempi brevi ai bandi stessi. In Abruzzo accade che dal momento in cui esce un bando a quello in cui un fortunato in graduatoria ottiene i finanziamenti passi almeno un anno. Ma dare soddisfazione a un investimento un anno dopo il momento in cui è stato pensato significa far venire meno la ragione di mercato di quell'investimento».

Ma riorganizzare la Regione richiede tempi lunghi.
«Ci vuole coraggio, nel senso che va studiata, senza spese aggiuntive, una task-force dell'economia, all'interno stesso della struttura regionale, in cui mettere i migliori, i più motivati. Una struttura che si occupi solo dell'economia e della crisi, che faccia un monitoraggio continuo dei tempi dei progetti e degli interventi e che controlli l'uliizzo spedito delle risorse. Oggi, la gestione delle risorse comunitarie è suddivisa per assessorati. Serve, invece, una regia per capire come si stanno usando le risorse, con quali tempi, quali sono i risultati che si generano sul territorio e, nel caso in cui i risultati non siano quelli sperati, rimodulare gli obiettivi esattamente come si fa in un'azienda».

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