lo scontro

D'Alfonso: «Inutile il referendum Ombrina è morta, ora va difeso l’Adriatico»

Travolto dalle critiche, il presidente della giunta regionale spiega la marcia indietro sul no alle trivelle: «Dal 20 torniamo a trattare con Palazzo Chigi sulle Tremiti». Presentato il bilancio di un anno di governo

PESCARA. La marcia indietro della Regione Abruzzo sui referendum anti-trivelle è frutto della trattativa condotta con palazzo Chigi e sfociata nell’emendamento del governo alla Legge di stabilità che ha reintrodotto il limite delle 12 miglia per le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi a mare. Lo ha spiegato il presidente della Regione Luciano D’Alfonso durante il bilancio di fine anno della sua attività di governo.

Renzi dunque non voleva il referendum e soprattutto non voleva lo scontro con le dieci regioni promotrici della consultazione in un anno in cui incombe un altro referendum, quello sulle riforme istituzionali, ben più decisivo sul destino politico del premier. Il governo ha dunque ceduto sulle 12 miglia e la memoria inviata dalla Regione Abruzzo alla Corte costituzionale (che oggi deciderà sull’ultimo quesito rimasto in piedi dopo i 5 fatti decadere dalla Cassazione) nella quale si chiede che la Consulta si pronunci per la «cessazione dell’oggetto del contendere» e dunque per la non ammissibilità anche del sesto quesito referendario è la dote portata dall’Abruzzo a quell’accordo.

Nessuno scandaloso per D’Alfonso, come sostenuto da ambientalisti e opposizioni, ma soltanto la coerente conclusione di un percorso di dialogo con il governo, iniziato lo scorso luglio, che ha trasformato il referendum «in un feticcio».

Per D’Alfonso si tratta però solo di un punto di inizio per la «difesa ad oltranza» del mare Adriatico. «Ombrina di ferro scompare», ha detto, «ma dal 20 gennaio si riprenderà l'iniziativa per salvare il mito dell'Adriatico, ovvero le Isole Tremiti (il riferimento è al permesso d ricerca concesso il 22 dicembre 2015 dal ministero dello Sviluppo alla società Petroceltic, ndr.) e perché si estenda ulteriormente il limite di perforazione». Una iniziativa che necessariamente, ha aggiunto il governatore, dovrà coinvolgere la sponda balcanica e Bruxelles.

Il bilancio di un anno. D’Alfonso ha quindi parlato del bilancio dell’anno di governo affiancato dai membri della giunta regionale. «La mia persona fisica e giuridica è costata all'Abruzzo 190mila euro», ha detto con un velo di civetteria, «mentre abbiamo attirato sulla regione risorse per oltre due miliardi di euro»: 1,2 miliardi per il masterplan, 570 per l’edilizia sanitaria e il resto da fondi comunitari. Quindi ha illustrato gli obiettivi dei prossimi 12 mesi: pacchetti di attrazione di investimenti «da consegnare alle unioni industriali, prevedendo terreni gratis agli investitori, pacchetti formativi ad hoc e contratti di sviluppo»; precisare la collocazione turistica e culturale dell'Abruzzo, «essendo capaci di creare immaginabilità e desiderabilità della regione»; mettere in pratica il fascicolo sanitario, oltre al reale abbattimento delle liste d'attesa; allineamento dei documenti contabili della Regione per «uscire dall'invalidità civile della consistenza contabilistica»; rendere idonei i luoghi di lavoro dell’ente, perché «non è possibile avere 62 sedi e bisogna quindi organizzare il riaccentramento e l'univocità dei luoghi» (in questo senso il governatore si è augurato che venga definita al più presto al questione giudiziaria della City, l’immobile nel quale dovranno essere accentrati gli uffici pescaresi della giunta).

Tra le curiosità emerse dalla conferenza stampa le cifre sulle multe per eccesso di velocità prese dal governatore: sono state 36 nel 2014 e 25 nel 2015. Dodici sono state pagate personalmente dal presidente, 14 sono in corso di definizione, altre 35 sono oggetto di giudizio.

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