Da unire anche gli uffici pubblici

Fusione delle Province: il piano interessa 7 mila impiegati. L’Idv: accorpiamo Abruzzo e Molise

PESCARA. Non c’è solo l’accorpamento delle Province in ballo nella spending review del governo Monti. Il piano dei tagli prevede anche la chiusura e la concentrazione di tutti quegli uffici pubblici che attualmente hanno sede nei capoluoghi di Provincia. Parliamo ad esempio, di prefetture, uffici del demanio e del catasto, strutture decentrate di competenza ministeriale che, nell’ottica della razionalizzazione, dovrebbero seguire i nuovi capoluoghi delle Province più grandi, Pescara-Chieti e Teramo-L’Aquila. Così, se dovessero valere i criteri della maggiore popolazione e della superficie più grande fin qui adombrati nel decreto (allo studio), Pescara perderebbe le sue sedi a vantaggio di Chieti così come Teramo a vantaggio dell’Aquila. In pratica, ad occhio e croce il piano delle nuove Province allargate interesserebbe circa 7mila impiegati pubblici in Abruzzo calcolando anche Motorizzazioni e Agenzie delle entrate.

Il dibattito (e le polemiche) sulle nuove Province innescato dall’intervista sul Centro del presidente di Chieti Enrico Di Giuseppantonio (alla luce della spending review di Monti) è destinato a coinvolgere direttamente sempre più persone e quindi ad aumentare. Anche se, a ben leggere, è lo stesso decreto a lasciare una scappatoia. In termini burocratici si chiama deroga e parla di concessione dei servizi per casi di ordine pubblico, sociali, di soccorso e di tutela dei diritti dei cittadini. In pratica se il traghettamento degli uffici pubblici sopra citati incapperebbe in uno di questi casi, i servizi possono restare lì dove sono. Può, ad esempio, essere il caso della prefettura di Pescara o dell’ufficio del demanio della stessa città, oppure dell’Agenzia delle Entrate di Teramo. Fermo restando che il principio della concentrazione degli uffici, e quindi della razionalizzazione dei costi, dovrebbe prevalere. Tempo per riflettere e prepararsi ce n’è considerato che il decreto non dovrebbe essere pronto prima di ottobre. Nel frattempo la polemica sull’unione delle Province Chieti-Pescara e L’Aquila-Teramo va avanti. Il capogruppo regionale dell’Idv Carlo Costantini si eleva dal coro dei no e dice che la discussione in corso sul futuro delle province di Pescara e Chieti sconta una «evidente debolezza “culturale», prima ancora che politica. Costantini ricorda che l?italia non può più permettersi funzioni amministrative frammentate, “carrozzoni” e tanti centri di spesa per fare le tesse cose : «Se un ente tecnicamente morto, quale è oggi l’Ente provincia avrà la sua sede a Pescara o a Chieti a me interessa zero; percheé zero è la produttività che oggi una Provincia può esprimere a vantaggio dei cittadini e delle imprese».

Per Costantini è allora meglio «resistere al cambiamento ed affidarsi alle consuete ed affidabili armi di “distrazione di massa”, alimentando la ridicola contrapposizione campanilistica su chi ospiterà le spoglie delle province di Pescara e Chieti». Un altro consigliere regionale Paolo Palomba, di San Salvo, coglie l’occasione per tirare fuori una sua vecchia idea: accorpare Abruzzo e Molise. E per dare concretezza alla sua proposta Palomba scrive una lettera al premier Monti: «Mi permetto di suggerirle un metodo efficace e rapido per ridurre la spesa per gli enti pubblici», scrve, «credo sia il caso di prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di riunificare Abruzzo e Molise, facendole tornare ad essere un’unica Regione, come in passato».

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