De Fanis si dimette dalla giunta, ecco la lettera

La decisione in serata a tre giorni dagli interrogatori. Le deleghe al governatore Chiodi: cambierò la legge sui contributi

PESCARA. Alla fine l’assessore ha ceduto. Ha dovuto cedere davanti a messaggi che gli sono stati fatti arrivare, e ha rassegnato le dimissioni. Una scelta difficile per Luigi De Fanis, il medico che ha fatto della politica il suo primo lavoro, sull’onda del successo ottenuto alle elezioni regionali (è stato il secondo più votato nel Chietino), travolto dalle accuse di tangenti.

In tarda serata, nella sua abitazione di Montazzoli (Alto vastese), dove si trova da tre giorni agli arresti domiciliari e al termine di una riunione con i suoi avvocati Domenico Frattura e Massimo Cirulli, “Gigi”, come lo chiamano i suoi compagni del Pdl, si è arreso e ha lasciato il posto di assessore regionale alla Cultura ( Beni culturali, Politiche culturali, editoriali e dello spettacolo, Sanità veterinaria e sicurezza alimentare, Prevenzione collettiva) consegnando le deleghe al governatore Gianni Chiodi.

Per De Fanis più passava il tempo e più la strada che lo porta all’interrogatorio di lunedì si faceva stretta. Al punto che in mattinata lo stesso Chiodi, considerata dal punto di vista politico la gravità della situazione, lo aveva di fatto esautorato. «L’operatività dell’assessorato è per ora sospesa», aveva sottolineato il presidente della giunta regionale, «mi riservo di leggere meglio le carte, ma considerato quello che sta emergendo in queste ore e volendo garantire la funzionalità stessa dell’ufficio nei prossimi giorni, credo proprio che le deleghe alla Cultura le prenderò io». E così in è andata. Anzi le dimissioni di De Fanis hanno reso le cose più facili al governatore e alla sua maggioranza di centrodestra. L’ormai ex assessore era diventato indifendibile, dal punto di vista umano raccoglie totale solidarietà da parte del Pdl, in attesa degli interrogatori di garanzia.

Contrariamente a quanto aveva fatto l’ex assessore Lanfranco Venturoni (attuale capogruppo Pdl), De Fanis ha tolto il disturbo prima degli interrogatori e e a meno di 48 ore dagli arresti. Pur restando convinto di essere innocente e di non aver preso alcuna mazzetta.

In mattinata si era fatto sentire anche il deputato abruzzese di M5S Gianluca Vacca che in una nota a nome di tutti i parlamentari del Movimento si stupiva del fatto che l'assessore fosse ancora al suo posto: «Sappiamo benissimo che per questa classe politica staccarsi dalla poltrona è sempre difficile, se non impossibile, e De Fanis è in sintonia con la maggioranza alla quale appartiene e che pur di non andare a votare, è disposta ad andare contro i dettami della Costituzione prolungando fino all'inverosimile la consiliatura», aveva scritto attaccando anche il Pd: «Non ci sorprende la sua ipocrisia in questa vicenda, un partito che predica bene ma razzola malissimo, essendo sempre indulgente con i propri condannati e indagati, tanto da candidarne uno anzitempo alla carica di presidente della Regione e da mandarlo in giro a fare campagna elettorale».

Accuse che Chiodi respinge: «Questa amministrazione è orgogliosa di come sono state gestite le risorse pubbliche rispetto al passato e mi sorprende come la legge sui contributi alla Cultura sia stata per anni lasciata nella più totale discrezionalità degli assessori. Da parte mia ho subito proveduto ad adottare un regolamento per la disciplina dei contributi di pertinenza della Presidenza, la stessa cosa ha fatto il Consiglio. E nella prossima porterò la delibera che prevede un disciplinare anche per il resto dei fondi, in modo da farla finita anche con questa questione».

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