De Paolis: Chiodi riduca il suo staff

Critica del sindacato dei dirigenti regionali: stop agli annunci di facciata

PESCARA. «Basta con gli annunci di facciata. Chiodi cominci a tagliare i costi delle segreterie politiche e del suo staff. Facile sparare sulla dirigenza e sui lavoratori che pagano le tasse e, con il blocco dei contratti, sopportano il peso maggiore della crisi». A sollecitare una riflessione più ampia sulla pubblica amministrazione è Silvana de Paolis.

Segretario del Direr Abruzzo (la federazione nazionale dei dirigenti e dei quadri direttivi delle Regioni), de Paolis entra nel merito delle istanze di riforma della burocrazia che arrivano insistentemente dal ceto politico e imprenditoriale abruzzese. In una lettera aperta a Gianni Chiodi, il segretario del Direr ricorda che è stato lo stesso presidente della Regione ad aver nominato la sua struttura di supporto, scegliendo persone di fiducia; che ha inoltre modificato il modello organizzativo della Regione per adeguare le direzioni degli uffici agli indirizzi strategici e alle deleghe degli assessori. Successivamente, la giunta regionale ha nominato i nuovi direttori e deciso la rotazione degli incarichi dirigenziali.

«Se c'è qualcosa che non sta funzionando», afferma de Paolis, «vanno certamente ricercate le motivazioni, ferme restando le responsabilità di ognuno. E se ci sono scelte sbagliate nell'azione di governo, nella legislazione farraginosa o poco chiara, non è certo colpa della dirigenza. Non dimentichiamo», rincara de Paolis, «che la legislazione in materia di personale adottata da questa amministrazione regionale è stata troppo spesso osservata dal governo di fronte alla Corte Costituzionale».

Che molte cose non quadrino nell'apparato regionale lo confermano le continue, pesanti accuse rivolte alla burocrazia. Lo stesso governatore ha indicato come prioritaria la riforma della pubblica amministrazione, e dato avvio alla elaborazione di un nuovo disegno di legge per modificare la vecchia legge regionale numero 77 del 1999.

«Bisogna però fare grande attenzione», precisa de Paolis, «sulla separazione del potere politico da quello amministrativo, sulla distinzione fra funzioni di indirizzo e controllo, che spettano agli organi di governo, da quelle gestionali attribuite alla esclusiva competenza dei dirigenti». Ed è proprio nei rapporti con il potere politico che, a giudizio del Direr, bisogna fare chiarezza. «Perché», rimarca de Paolis, «il dirigente è titolare del potere di gestione proprio per garantire imparzialità e efficienza, elementi irrinunciabili per qualsiasi modello organizzativo».

Separazione di funzioni che, evidentemente, non è stata ben assimilata nelle pratiche amministrative e di governo negli enti locali abruzzesi, non solo a livello regionale, come ha denunciato nei scorsi anche il presidente del Cida Abruzzo, Florio Corneli.

«Solo per introdurre nell'ordinamento regionale i principi del merito e della premialità della riforma Brunetta», riprende de Paolis, «ci sono volute finora ben due leggi in un anno (bella semplificazione!) e ancora non si conosce il regolamento di attuazione. Il che fa sorgere forti dubbi sulla possibilità che il nuovo sistema possa partire dal prossimo anno».

Sgradito anche l'approccio al tema della riforma. «Si riflette sui tagli della dirigenza», osserrva de Paolis, «ma non si pensa a ridurre le spese della politica. Gli uffici di diretta collaborazione, le segreterie politiche, costano più di 3 milioni di euro l'anno in Abruzzo, quasi una sorta di amministrazione parallela. Ma quali benefici hanno apportato al miglioramento della elaborazione delle strategie e delle politiche? O forse sono stati più impegnati nella gestione?».

Per il Direr, non c'è dubbio che per arrivare a una vera riforma dell'apparato burocratico occorra un cambio di passo della politica, alla quale spetta il compito di produrre buone leggi, regole, programmazione strategica e fissare obiettivi precisi su cui misurare la produttività degli uffici.

«La politica faccia un passo indietro nella gestione», prosegue de Paolis, «nella distribuzione di risorse a pioggia, nella scelta di finanziare questo o quello, nella occupazione delle poltrone e delle presidenze con criteri di fiduciarietà e di fedeltà, anzichè di merito».

Appartenenza politica e merito costituiscono il focus intorno a cui ruota il dibattito sulla riforma della pubblica amministrazione. «Alla dirigenza va richiesta competenza, professionalità e merito, non l'appartenenza o la vicinanza al politico di turno» insiste de Paolis, così come aveva già denunciato Corneli. Va quindi introdotto un corretto, imparziale e trasparente sistema per conferire gli incarichi dirigenziali, che consenta l'effettiva comparazione dei titoli e delle capacità per mettere la persona giusta al posto giusto. «Ma è necessario», continua de Paolis, che chiede un incontro al governatore Chiodi per condividere proposte di riforma efficaci, «anche un sistema di garanzie per evitare ogni tentativo di fidelizzazione e di spoils system. Questa è l'unica strada». (f.c.)

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