Di Lorenzo: Honda ingrata le mie scelte le ha condivise

L’ex presidente attacca l’azienda che l’ha denunciato e che è uscita da Confindustria La Fim: fabbrica a rischio senza pareggio di bilancio. Fiom: garantire le forniture

ATESSA. «Assumerò le mie eventuali responsabilità, qualora accertate, ma nascondere l’attuale situazione di stallo dello stabilimento Honda, le evidenti difficoltà, addossando le colpe ad altri, o addirittura alle scelte di Confindustria su varie nomine, non mi sembra il modo giusto di affrontare il problema». Silvio Di Lorenzo passa al contrattacco. Dopo la notizia della denuncia da parte della società giapponese, l'ex vice presidente dell'unico stabilimento europeo della Honda, replica sciorinando numeri e dati. Un passaggio lo fa anche sulla vicenda giudiziaria che lo sta interessando: «Dopo 64 anni di lavoro, di impegno, di ostacoli superati e di obiettivi raggiunti, non immaginavo di diventare oggetto di articoli di cronaca giudiziaria», scrive, «sono spiacevolmente sorpreso e amareggiato per aver dovuto apprendere dai giornali, dal web, dalla tv, di un’azione legale nei miei confronti, prima ancora di ricevere alcuna citazione. Non sono abituato a questo iter e tutelerò nelle sedi opportune la mia immagine».

Un lungo intervento Di Lorenzo lo dedica invece ai suoi anni ai massimi vertici dello stabilimento Honda di Atessa. «Sono entrato nel 1982, quando si producevano 10mila moto all’anno con 200 dipendenti. Tra il 2006 e il 2008», rimarca l'ex manager e attuale presidente della Camera di Commercio di Chieti, «abbiamo raggiunto una produzione di 170mila moto/scooter all’anno, 700mila motori power, 780 milioni di euro di fatturato con circa 1.000 dipendenti e un indotto di circa 20 aziende con 100 milioni di euro di sub-fornitura. Oggi, sento parlare di 50mila pezzi all’anno per prodotti di ben altra tecnologia, di fermi produttivi per mancanza pezzi, di cassa integrazione e dello stabilimento produttivo completamente staccato dalle vendite».

Di Lorenzo annuncia di voler scrivere una lettera al presidente della Honda, Mr Nakamura, per ricordargli e spiegargli che «scelte e decisioni aziendali sono state condivise negli anni con altri 9 dirigenti italiani (responsabili di tutte le divisioni aziendali), con il Comitato Esecutivo aziendale, con il cda della società, con il collegio sindacale e la società di revisione e certificazione».

Intanto i sindacati sono preoccupati. «La Honda», dice il segretario interregionale Abruzzo e Molise di Fim-Cisl Domenico Bologna, «è oggi una fabbrica a rischio se non si cambia il piano industriale e se non si rinvia il pareggio di bilancio dal 2016 al 2018. Sono mesi che Honda pubblicizza sempre gli stessi prodotti che non bastano a salvare lo stabilimento. La vicenda Di Lorenzo sarà gestita e verificata dalla magistratura, ma oggi quello che conta è il futuro dell'azienda». Lo stabilimento ha raggiunto il suo picco produttivo nel 2008 con la produzione di 170mila moto e 800mila motori power. La crisi ha iniziato a mordere dal 2009 al 2011, quando la maggior parte dei prodotti è rimasta invenduta. Nel luglio 2012 Honda Europa dichiara un bilancio in “rosso”di 37milioni di euro. È seguito un piano con la mobilità di quasi la metà dei 668 dipendenti. L'addio di Di Lorenzo è arrivato ad ottobre del 2012.

Anche la Fiom esprime perplessità sul futuro dell'azienda. «Sorvoliamo volutamente l’aspetto giudiziario e l'uscita da Confindustria», commenta il segretario provinciale Davide Labbrozzi, «attendiamo l’esito delle indagini prima di commentare. Certo, l’assenza di Confindustria equivale alla perdita di un attore che ha contribuito notevolmente nella realizzazione del progetto New Honda Italy. Quello che ci preoccupa e su cui discuteremo con l'azienda sono una condizione politica difficile, l'aggravarsi della crisi di settore e i recenti problemi logistici. Ad oggi confermiamo la produzione fino al 25 luglio. L’orientamento è continuare a gestire i trasporti alternativi della componentistica (via aeree), per mantenere inalterati i piani produttivi e le fermate estive programmate».

Daria De Laurentiis

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