Di Orio: ateneo unico? Per ora è utopia

Il rettore dell'Aquila caldeggia il gemellaggio con Teramo: ci vuole coraggio

L'AQUILA.L'ateneo unico è una realtà ancora molto lontana per l'Abruzzo. E, forse, resta solo un'utopia. Il rettore dell'università dell'Aquila, Ferdinando di Orio, rimane della sua idea, quella che difende da sei mesi: c'è bisogno, in regione di un'altra federazione fra atenei. Oltre a quella che vede insieme le università di Chieti-Pescara, serve una federazione tra L'Aquila e Teramo. Per uscire dal campanilismo, dalla chiusura territoriale, per creare un'area universitaria altrettanto forte anche nell'entroterra. Non con l'obiettivo di creare spaccature, ma con quello di bilanciare e competere, avendo sempre come faro la crescita dell'intero Abruzzo. Ecco perché per il rettore dell'ateneo aquilano «non esiste alcuna condizione in Abruzzo perché si faccia un ateneo unico».

«Una fusione fra i tre atenei si deve vedere nel corso del tempo», sostiene di Orio, tornando sul dibattito sul futuro del sistema universitario abruzzese. «Mettere insieme tutti gli atenei non è possibile almeno nei prossimi cinque anni», spiega il professore, «per il momento vedo in campo una federazione fra atenei; così come Chieti è una federazione con l'ateneo di Pescara, altrettanto si può fare all'Aquila, creando un ateneo federato con Teramo. La fusione è un processo molto lungo», fa notare il rettore.

«Una federazione tra L'Aquila e Teramo sarebbe vantaggioso non soltanto per il diritto allo studio e il raggiungimento dei requisiti minimi. Le due università», continua, «sono perfettamente compatibili, perché tra loro non ci sono sovrapposizioni. Io inquadrerei un'eventuale federazione tra le due università in un progetto più ampio, volto alla creazione di un corridoio della conoscenza. L'area di Chieti-Pescara non è utile soltanto all'università. Ormai a tutti i livelli c'è una tendenza a collaborare. Dobbiamo riuscire a creare la stessa situazione tra L'Aquila e Teramo».

Da abruzzese il rettore si dice «orgoglioso che la regione abbia almeno un'area forte, ma noi che siamo deboli dobbiamo cercare di costruire un'altra area più forte in grado di competere in modo sano e serio». Come? «Giocando sul ruolo dell'università», spiega di Orio, «io intravedo, e l'ateneo sta lavorando in questo senso, un corridoio della conoscenza che va dalla Marsica, con il coinvolgimento dell'americana Micron, all'Aquila. Ma dobbiamo lavorare con sinergia per costruire un'economia della conoscenza. Se, invece, gli atenei continuano a dibattere a livello campanilistico non si crescerà. L'Aquila è in una situazione di sofferenza, aggravata dal terremoto ma esistente anche prima». «Le difficoltà», insiste il rettore, «si superano aggregandosi e facendo massa critica».

Di Orio fa anche una riflessione su che cosa il mercato oggi chiede: a quel mercato l'università deve essere pronta a rispondere. «In questo momento è vero che la sanità ha grandi problemi per le risorse, ma è anche vero che da qui a quattro anni ci sarà una carenza di medici, a causa del numero chiuso. Dobbiamo rispondere a questa domanda del mercato, che ci chiede medici. L'ultima delle cose da dire è che ci siano doppioni: dobbiamo invece guardare a un potenziamento delle facoltà, ad esempio di medicina, per rispondere alla domanda».

Ma il rettore si dice anche perplesso su quanto «sta succedendo all'Aquila». «Non riesco a capire quello che succede in città», dice, «il bene dell'Aquila si fa portando fuori le nostre risorse, e le nostre progettualità. Invece ci stiamo chiudendo, il sisma ha reso poco coraggiosa la nostra classe politica. Ad essa chiedo, ad esempio, di fare una provincia unica tra L'Aquila e Teramo, che sia vocata sull'innovazione e sulla scienza. Apprezzo anche il presidente della Confindustria L'Aquila, Fabio Spinosa Pingue, che si è detto d'accordo a unirsi con quella di Teramo».

Di Orio ricorda poi gli elementi sui quali fare leva per lo sviluppo dell'area interna: «Noi abbiamo undici aziende di spin off, nate dai nostri brevetti e dalla ricerca svolta nei nostri laboratori. Abbiamo a questo punto bisogno di un incubatore per esse. Potremmo fare dell'Aquila e della sua provincia una zona di innovazione, di ricerca e sviluppo, abbandonando la vecchia mentalità che vede l'università come agenzia di formazione. Noi facciamo anche ricerca applicata», ricorda con forza il rettore, «una federazione tra L'Aquila e Teramo è lo strumento per sfruttare queste capacità. Ma chi parla di fusione non si rende conto di quello che dice e mette in campo una realtà troppo compessa».

Di Orio lancia poi un messaggio al rettore di Teramo, Rita Tranquilli Leali, che si è detta in disaccordo con una federazione con l'università del capoluogo. «L'Aquila non intende fagocitare Teramo», chiarisce il professore di Orio, «nella federazione si resterebbe come si è, ma si lavorerebbe insieme». Chi sospetta tentativi di prevaricazione, si rende responsabile di «ritardi culturali».

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