Dietro la lavagna chi accusa i prof

Poveri professori e maestri, eroi silenziosi di un Paese distratto e ingrato. Berlusconi li considera degli incapaci, non in grado di educare. Forse è per questo che la scuola è a pezzi. Il governo ritiene inutile spenderci soldi. Pensate che gioia in classe quando le parole del presidente del consiglio hanno fatto il giro di tv, giornali e siti. Danni irreparabili a credibilità e prestigio di chi si ritrova a combattere dalla cattedra una solitaria battaglia. Professori, magistrati, giornalisti, imprenditori, sindacalisti: è possibile che al Cavaliere non vada più a genio nessuno?

Se fossimo un Paese serio, dietro alla lavagna ci dovrebbero finire i politici. Il 58 per cento delle scuole abruzzesi è a rischio sismico. Il 95 per cento degli edifici scolastici ha bisogno di lavori urgenti. Solo il 30 per cento delle scuole dispone di un certificato di agibilità. Appena il 5 per cento delle sedi è stato realizzato negli ultimi 20 anni. La fotografia di Legambiente è impietosa, anche se poi colloca l'Abruzzo al terzo posto per l'utilizzo delle energie rinnovabili. Senza contare che entro il 2012 il numero dei docenti calerà in Abruzzo di altre 475 unità. Brutto affare, ma c'è qualcuno che ci pensa?

Scuola, formazione, ricerca, cultura, crescita intellettuale stanno diventando parole sconosciute in questa Italia che festeggia i 150 anni di unità e si ritrova in tv ministri che non sanno nemmeno chi ha scritto l'Inno. Germania e Gran Bretagna ci stanno mettendo soldi ed energie: in ballo c'è il futuro dei nostri figli, le loro conoscenze in un mondo sempre più competitivo e complicato. Il sapere farà la differenza, dal sapere dipenderà il grado di sviluppo, il benessere delle famiglie. Invece siamo all'anno zero o quasi.

Oggi sono 23 mesi dal maledetto terremoto che ha distrutto L'Aquila. La ricostruzione è più lenta di quella dell'Indonesia. Lo certifica uno studio curato per l'Unione Europea da David Alexander, uno dei massimi esperti di grandi disastri. È una sentenza che spazza via tutto il fumo della propaganda che ancora qualcuno tenta di rifilarci. I problemi sono enormi, la strada è lunga. Servono idee, soldi e pazienza. Gli aquilani stanno facendo la loro parte. Ma Chiodi deve fare di più. E occhio alle mele marce. Quelle vere.

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