Dimezzati i fondi dell'assistenza

I sindaci denunciano: non possiamo più fornire il trasporto ai disabili

PESCARA. Fondi tagliati in alcune zone dal 50 al 60 per cento con molti servizi che non potranno più essere garantiti, disoccupazione in crescita e per chi lavora un monte ore ridotto. Questo è il quadro del settore sociale in Abruzzo che, dopo l'approvazione dei Piani di zona, il 30 giugno scorso, si prepara ad affrontare una calda estate e un incerto autunno.

Le risorse per il Piano sociale regionale 2011-2013 ammontano a 88 milioni di euro, 33 dal Fondo sociale regionale, 30 da quello nazionale e 25 da quello europeo. In media il taglio è stato di oltre il 35 per cento. A questo si aggiungono i circa 12 milioni di euro che la Regione deve ancora versare ai 35 enti d'ambito sociali, riferiti al 2009 e al 2010. Proprio questi enti hanno approvato i Piani di zona tra mille difficoltà, con i Comuni che, in molti casi, hanno sopperito alla mancanza di fondi.

Per dare qualche numero, all'ente d'ambito Costa Sud (San Salvo, Cupello, Lentella e Fresa Grandinara) mancano ancora 133 mila euro del 2009 e 98 mila del 2010, ai quali si aggiungono i 200 mila in meno dati per l'anno in corso. L'ente di cui fanno parte Silvi, Atri e Pineto avanza per il biennio passato in totale 100 mila euro, mentre quello dell'Aventino di cui fanno parte dodici Comuni, attende ancora 700 mila euro e ha subito una riduzione dei fondi del 49,11%, da circa 500 mila ai 282 mila euro attuali.

Approvati i Piani di zona, sono poi i Comuni che gestiscono direttamente l'erogazione dei servizi, nella maggior parte dei casi attraverso le 312 cooperative esistenti in Abruzzo. Tra i principali ci sono l'assistenza domiciliare per disabili e anziani e i servizi di inclusione sociale. Il rischio reale è che centinaia di operatori (8 su 10 sono donne) e utenti del settore sociale si ritrovino in difficoltà, soprattutto nelle zone interne e in presenza di piccole comunità.

«Durante l'ultimo incontro», protesta Gabriele Marchese, sindaco di San Salvo, «c'è stato promesso che gli 11,5 milioni di euro ricavati dalla vendita dell'ex Cofa di Pescara saranno destinati al sociale, ma dato che il ministero ha annunciato un ulteriore taglio di 6 milioni siamo di nuovo al punto di partenza. Non si può scaricare la crisi sulle fasce più deboli».

Come denuncia Maura Viscogliosi, responsabile della Lega Coop, che rappresenta 20 cooperative e circa 500 addetti, in alcuni casi ci sono ritardi di 7-8 mesi nel pagamento degli stipendi: «Purtroppo c'è un effetto a cascata, non arrivano risorse agli enti d'ambito e di conseguenza non arrivano a noi che non riusciamo a pagare i salari».

«Abbiamo cercato di mantenere», afferma Luciano Monticelli, sindaco di Pineto, «gli stessi livelli di assistenza tagliando da altre parti, ma non è stato facile».

Nel frattempo le previsioni di Sandro Giovarruscio, della Cgil, parlano di un picco della cassa integrazione tra dicembre e gennaio. «Non solo ci hanno dimezzato i fondi», dice Antonio Innaurato, sindaco di Gessopalena, «ma ci hanno anche imposto un numero maggiore di servizi essenziali. Purtroppo non possiamo più fornire il trasporto a tutti i disabili e abbiamo dovuto mettere il ticket per la teleassistenza alle 104 persone sole della nostra zona. Invece andranno persi i 49 mila euro per i minori in struttura, dato che da non ci sono».

«Abbiamo già un calo del 30-40 per cento», sottolinea Teodora Di Santo di Federsolidarietà (89 cooperative), «ma il peggio arriverà in autunno quando si sentirà il peso dei tagli e ci sarà una riduzione dei servizi e del monte ore».

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