Ecco "l'Homo videns" nell'Italia del Bagaglino

Prima: «Noemi è la sua pupilla, io sono il culo». Dopo: «Macché sesso, non mi ha mai toccata neppure con un dito». Cinica e spregiudicata ben oltre i suoi 18 anni, Ruby "Rubacuori" recita la sua doppia verità, condita di lacrime in diretta tv. E' record di ascolti.

Così è, se vi pare. Come in un dramma pirandelliano la scena rischia di confondersi: fatti concreti, immaginazione, fantasie... chi è capace di discernere il reale dall'irreale? Tv e giornali di famiglia smentiscono, attaccano, provano a strappare pagina dopo pagina il copione doviziosamente scritto dalla Procura di Milano. Cala il sipario, buio in sala ma non c'è alcun valido motivo per applaudire. No, non è una rappresentazione d'autore, solo un brutto avanspettacolo. Ventotto ragazze discinte che si strusciano con Lui, Papi (74 anni), accompagnate da nonno Emilio (80 anni) e zio Lele (55). In privato si insultano tra di loro dandosi della mignotta, in pubblico fanno le carine chiamandosi amorino e tesorino. Sono affamate di soldi più che di sesso. Guardi le loro foto sui giornali - anche quelli seri come questo - e provi l'imbarazzo di chi sfoglia una rivista pornografica.

È l'Italia del "Drive in" e del "Bagaglino", tette e culetti in prima serata, formula vincente - ormai son trent'anni - di un impresario televisivo emergente che ha saputo imporre la volgarità di massa come sistema di intrattenimento collettivo.

A molti è piaciuto. Alla maggioranza. La generazione tra i 20/25 anni - l'età delle ragazze alla corte del Capo - è cresciuta a merendine e a "stacchetti" stile velina. Altro che Tg lottizzati. Il senso comune della gente s'è formato seguendo giorno dopo giorni, per anni, Maria De Filippi piuttosto che il Grande Fratello. L'opinione pubblica ha dunque subìto una lenta ma netta mutazione genetica: ecco l'homo videns. Gli italiani assistono, un po' guardoni compiacenti un po' genitori imbarazzati, allo spettacolo delle bollenti notti presidenziali. Si indignano giustamente quelli che vedono in Silvio Berlusconi un personaggio inadeguato a reggere le sorti del Paese. Tentano una difesa a oltranza quelli che il Capo ha sempre ragione, anche quando sbaglia. Sono ancora tanti, anche in queste ore difficili. Anche se più dubbiosi, come quel giovane berlusconiano che scrive al "Giornale" confessando di augurarsi le dimissioni di Silvio.

Il mondo cattolico vive con sofferenza le rivelazioni sul giro di ragazze sempre disponibili per le notti del premier. Il Vaticano non può tacere. Giovedì il cardinale Tarcisio Bertone, in sintonia con il presidente Napolitano: «Moralità, giustizia e legalità» le parole forti. Ieri Benedetto XVI ha stigmatizzato l'indebolimento dei principi etici e degli atteggiamenti personali. Mai prima d'ora giudizi così netti. Saranno sufficienti a scuotere una nazione dai valori deboli e dai principi elastici? Berlusconi sa bene che in un paese inquinato dall'arrivismo smodato è ancora forte la voglia di identificarsi nel leader che felicemente ha tutto, che può permettersi tutto. Per questo non ha alcuna intenzione di dimettersi. «Mi sto divertendo» dice. È l'ultima sua sfida: se esce indenne anche da questa nuova bufera nulla sarà più come prima. Sicuramente sarà diversa la democrazia in Italia. Più debole, più squilibrata negli equilibri tra i poteri così come vengono intesi secondo i canoni classici dell'Occidente. Una democrazia disordinata, a immagine e somiglianza della vita privata del suo Capo.

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