Gasdotto, no della Regione Ora deciderà il governo

L’assessore Mazzocca non firma l’intesa e insiste sull’alternativa adriatica Palazzo Chigi ha 60 giorni di tempo per dare o meno il via libera all’opera

SULMONA. La negazione dell’intesa Stato-Regione congela l’iter della centrale Snam di Case Pente, alle spalle del cimitero sulmonese. Nella lunga conferenza di servizi, che si è tenuta ieri al ministero dello Sviluppo economico, l’assessore regionale all’Ambiente Mario Mazzocca ha ribadito il no della giunta all’opera, ottenendo il blocco della procedura di lungo corso. Ora il progetto passa al vaglio della Presidenza del consiglio dei ministri che avrà 60 giorni di tempo per decidere sul via libera o meno all’opera, presentata più di dieci anni fa.

«In definitiva» interviene l'assessore Mazzocca «continuiamo a ricercare una condivisione col Governo su una soluzione alternativa che scongiuri la realizzazione della centrale Snam a Sulmona (su un terreno di 12 ettari, qualcosa come 25 campi di calcio) in un sito ad alta valenza storico-architettonico-ambientale fra la Badia Morronese e l'Eremo Celestiniano, oltre che connotato da un elevato grado di ricettività sismica. Ora la palla passa alla Presidenza del consiglio dei ministri per l'avvio della procedura decisoria entro la fine di gennaio. Mi auguro che si possa trovare un accordo su una alternativa; altrimenti la Presidenza potrebbe decidere in maniera monocratica anche in presenza del diniego della Regione. Sarebbe, però, un caso più unico che raro». E proprio per scongiurare questa eventualità la Regione ha posto una serie di pregiudiziali a sostegno del suo no. La prima si riferisce all’assenza della Valutazione ambientale strategica (Vas). «Non possiamo avallare un procedimento in assenza della Vas e della Via unica» ha spiegato Mazzocca ai funzionari del ministero «i cinque tratti dell’unico gasdotto Rete Adriatica realizzati in tempi e procedure diversi necessitano di una preventiva procedura di Vas. L’opera va sottoposta ad una procedura di Via unica e non a cinque procedure separate. Conferme arrivano della Corte di giustizia dell’Unione europea, in base alla quale non risulta accettabile che un progetto complesso venga arbitrariamente suddiviso in più parti». La seconda pregiudiziale fa riferimento ad una nuova disciplina regionale. «Alla luce dell’approvazione dell’emendamento sulle procedure che disciplinano gli atti successivi al diniego dell’intesa» ha aggiunto Mazzocca «è doveroso presentare una richiesta di sospensione della conferenza dei servizi in attesa della eventuale pronuncia della Corte Costituzionale sul provvedimento (in caso di impugnativa del Governo)». Con la terza eccezione la Regione è entrata nel merito delle alternative. «Finora sono state fatte valutazioni superficiali sulle possibili alternative al progetto presentato dalla Snam» ha sottolineato Mazzocca «il tracciato della Rete Adriatica non sembra aver incontrato ostacoli fino a Biccari (Foggia). Successivamente, la scelta del corridoio è stata condizionata dall’impossibilita di trovare una via percorribile fino alla fascia costiera, verso Pescara, per “criticità geologiche” nel tratto Biccari-San Salvo. Tali criticità non sembrano trovare rispondenza con la realtà» ha continuato «la Rete nazionale gasdotti include previsioni su opere di un’altra società lungo lo stesso percorso che la Snam non ha considerato all’epoca della progettazione. Il mancato approfondimento di una possibile e reale alternativa in prossimità della fascia interna della costa (dorsale adriatica) ha evidentemente influenzato anche la Commissione Via che si è limitata a prendere in esame il tracciato della dorsale appenninica, quello con maggiori criticità ambientali, idrogeologiche e soprattutto sismiche».

Inizia ora il conto alla rovescia fino a gennaio per lo studio delle alternative dove realizzare la centrale. Sarebbero già cinque quelle top secret al vaglio della Regione, fra cui la già nota ipotesi Cupello nel chietino. «Ora la questione diventa politica» commenta il sindaco di Sulmona Giuseppe Ranalli «il pressing si deve spostare sul Governo». Hanno ribadito la loro contrarietà anche gli altri enti coinvolti: Provincia, con la vice presidente Antonella Di Nino, Parco d'Abruzzo col presidente Antonio Carrara e Comune col sindaco. Una delegazione dei Comitati per l'ambiente, invece, non avendo potuto partecipare alla riunione, si è dovuta accontentare di presidiare la sede di via Molise.

Federica Pantano

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