Giardiniere di una villa sbranato dal rottweiler

Lo accudiva da quando era cucciolo: Devil, 11 anni, lo ha azzannato alla testa

«Mia madre ha sentito il cane ringhiare in modo anomalo, pensava ci fosse un ladro». Invece no, era Piero Ferri, l’uomo di fiducia della famiglia Di Donato titolare dell’omonimo colorificio e della ditta Ivc di Sambuceto. Quando la signora si è affacciata, il rottweiler di undici anni, Devil (“diavolo” in inglese), stava dilaniando l’operaio che lo accudiva da quando era un cucciolo. Per Ferri una breve agonia, e poi la morte, causata dalle gravi lesioni alla testa. A 61 anni, originario di Loreto Aprutino e residente a Castellana di Pianella, Ferri lascia la moglie Rosanna D’Aloisio e i due figli Andrea e Anna Rita. «Una tragedia inspiegabile» dicono, sotto schock, i proprietari dell’animale. Sono circa le nove quando scatta l’allarme. Di fronte a quella scena straziante la signora Mira, la quale non sa che Ferri sta lavorando in giardino (l’operaio aveva le chiavi del cancello), inizia a urlare senza neanche riconoscere chi sia quell’uomo con la testa sanguinante.

Chiede aiuto ai vicini. In una manciata di secondi accorre la signora Norma, ma di fronte a quella mattanza non ce la fa e scappa. Dietro, si precipita il marito Bruno Di Fabio che invece, d’istinto, va verso il cane «e un po’ con le buone, un po’ tirandolo», riesce a distrarlo e a rinchiuderlo nel suo recinto. Devil, di colpo mansueto, si acquatta vicino alla cuccia mentre, lì davanti, c’è lo strazio dei tre testimoni che, voltandolo, riconoscono il giardiniere. Tra dolore e sgomento si cerca di non perdere tempo. Alle 9.07, come riferisce il 118 di Chieti, arriva la telefonata dalla villa Di Donato. La voce è concitata, ma chiara nell’indicare cosa è successo e dove: a Sambuceto, in via Roma, poche centinaia di metri e poi a destra, lungo la salita. I soccorritori allertano subito anche i carabinieri e di lì a poco sul posto ci sono tutti: il padrone di casa Rinaldo Di Donato, il sindaco Verino Caldarelli, il comandante dei carabinieri di San Giovanni Teatino Luigi Sicignano, il veterinario della Asl di Chieti Piero Di Lullo, il comandante della polizia municipale Livio Feragalli. Ma per il giardiniere, azzannato ripetutamente al cranio e sul lato destro del volto, c’è poco da fare. I sanitari provano a rianimarlo ma Ferri muore, dice il 118, per le gravi lesioni alla testa.

Non si danno pace Mira e Rinaldo Di Donato il quale conosce «Pierino» da una vita, da quando l’ha assunto nella sua ditta. Ferri lavora nel colorificio come magazziniere, ma nel fine settimana si occupa anche della manutenzione del giardino dell’imprenditore. Ieri però, ha preso mezza giornata di permesso per andare a lavorare in villa: c’era da cogliere le olive dalle cinque-sei piante che sono nella proprietà dei Di Donato, e con questo obiettivo il 61enne varca il cancello utilizzando le sue chiavi. Il titolare è già uscito, in casa c’è solo la moglie che, però, ignora la presenza di Ferri in giardino. A quel punto, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Ferri sarebbe andato lui stesso ad aprire il recinto di Devil.

Conosce bene quel cane, da anni è solito accudirlo e dargli da mangiare: non c’è nessun motivo per temerlo. Ma non passano più di cinque minuti che, presi i secchi e le scarpe da lavoro, il 61enne viene aggredito dall’animale proprio sotto a una pianta di ulivo, nel retro del giardino, a una ventina di metri dalla villa. È scalzo, riverso in avanti quando arrivano i primi soccorritori: i carabinieri ipotizzano che si stesse accingendo a indossare le scarpe da lavoro quando, piegato in avanti, è stato investito alle spalle dalla furia di quell’animale da 80 chili. «Tragedia inspiegabile», commenta Antonio Di Donato, il figlio di Rinaldo che con le sorelle Alba e Angela si precipita a casa dei genitori, «il cane è cresciuto con Pierino, che si occupava della manutenzione del giardino da 15 anni. È sempre stato un cane tranquillo», «abituato», aggiunge il sindaco Caldarelli uscendo dalla villa, «a girare nel giardino frequentato anche dai nipotini dei padroni».

L’ipotesi del malore. Sarà l’autopsia, disposta dal magistrato Giuseppe Falasca della Procura di Chieti (che sta valutando anche la posizione del padrone dell’animale) a fare chiarezza sulla dinamica. L’incaricato Cristian D’Ovidio, nell’esame di giovedì dovrà accertare se Ferri sia morto in seguito all’aggressione del cane oppure, considerando che le sue mani erano intatte e che dunque non avrebbe neanche tentato di difendersi, se Ferri sia crollato per un malore (20 anni fa aveva avuto un infarto) prima di essere dilaniato. Un’ipotesi, questa, che il responsabile del canile sanitario di Bucchianico della Asl di Chieti, Piero Di Lullo, ritiene verosimile alla stregua dell’aggressione.

Spiega il veterinario che ha sedato Devil e che probabilmente oggi ne coordinerà l’abbattimento, «i cani hanno una struttura sociale piramidale, con al vertice il capobranco identificato con il capofamiglia o con il componente dalla personalità più forte. Tutti gli altri li rispettano perché sono protetti dal capobranco, ma ci sono personaggi intermedi, come la domestica o il giardiniere che il cane tollera, pur ritenendoli inferiori. Basta un momento di difficoltà della persona, come può essere stato un malore o una caduta per Ferri, o la sua stessa posizione piegata, che il cane scatena la sua aggressività. Succede tra cani, per guadagnare un posto superiore nel branco. Ma», sottolinea Di Lullo, «sono episodi che non si verificano all’improvviso, il cane dà sempre dei segnali che vanno interpretati. E comunque i rottweiler, i pitbull, i pastori tedeschi hanno un carattere assolutamente dominante».