Gli strafalcioni delle grandi firmeraccolti con irriverente voracità

Il libro esce oggi dopo una diffusione semiclandestina

Anche i giornalisti più bravi, a volte, scrivono quelle che una volta si chiamavano castronerie e finiscono per prodursi in gaffes esagerate, parole a vanvera, refusi improbabili, veri e propri ottovolanti di senso, talvolta comunque frutto di un errore di stampa.
Allora: chi ha scritto: la paura ha un effetto catarchico? a) una giovane lettrice di Moccia, sul muro della sua scuola; b) tal Rollo Midollo, nel suo blog pornosoft Dajedetacco; c) un esperta di cinema del Corriere della Sera? E chi ha scritto: ossa rotte, piede equino, scogliosi, gambe storte? a) Ronaldo, su Forza Milan b) l'ineffabile Catarella, in un appunto per il commissario Montalbano c) una delle firme più prestigiose di Repubblica? Anche le penne migliori, ogni tanto, fanno cilecca e c'è chi si divertito a seguirle passo passo, parola dopo parola, per coglierle in fallo e giocarci un po' sopra. E ora cerca di far divertire anche i lettori, raccogliendo, adeguatamente ovvero ironicamente commentata, tanta curiosa messe in un libro, in uscita oggi dopo essere circolato a lungo in maniera informale e semiclandestina, dal titolo già ironico nella sua valore iperbolico: «Raccapriccio. Mostri, papere e scelleratezze della stampa italiana», con alcune illustrazioni di Christian G. Marra.

Sono 120 pagine in cui non si scoprono solo errori che fanno ridere, o alcune cantonate colossali. Si scopre anche che la lingua è viva, si evolve, riesce a essere creativa, perfino visionaria, anche quando sbagliata. Del resto una simile raccolta è un gioco di cui tutti, prima o poi, colpa magari della fretta cui sempre è condannato il mestiere di giornalista, possono cadere vittime. E allora che questa provocazione serva a ridere anche di se stessi, e soprattutto spinga a stare più attenti, oggi che il computer mette tutti in prima linea, visto che non esistono più tipografie e tanto meno correttori di bozze.

E vale la pena di scorrerli, alcuni di questi strafalcioni di illustri penne, partendo dall'austero Eugenio Scalfari che su Repubblica scrisse: «Sembra la manzoniana Monaca di Monza: la sciagurata rispose». Dove è finita la sventurata? Natalia Aspesi, sempre sulo stesso quotidiano: «s'accascerà in coma per un'emorragia celebrale, a esprimere questa paura»; e Giuseppe Scaraffia sul Foglio: «Faceva colazione in un caffé a base di culatello e lambrusco». E per finire Aldo Grasso, sul Corriere della Sera: «A quel gol Maradona dà subito una valenza allegorica, legata alla sciagurata guerra tra Argentina e Inghilterra».
Ebbene sì, da qualche parte in Italia esiste ancora qualcuno che confonde metafora con allegoria.

Raccapriccio a cura dell'Agenzia Perroni & Morli Aliberti editore, 10 euro