PESCARA

Grazie Katia, dalla sofferenza al sogno. E il suo ultimo regalo

Morta a 29 anni dopo 10 di trasfusioni e trapianto. Era guarita e si doveva sposare: donati fegato, reni e cornee

PESCARA. Era tornata a vivere grazie a un trapianto che lei, emiliana, aveva scelto di fare nel Centro trapianti di Pescara. E quando una nuova malattia l'ha portata alla morte ha scelto di donare gli organi per far sì che anche altri tornassero a una vita piena come era successo a lei a Pescara. Sabato scorso si sono svolti i funerali di Katia, dal suo corpo sono stati espiantati fegato, reni e cornee. I medici del Centro trapianti di Pescara, a cominciare dalla dottoressa Stella Santarone, hanno voluto raccontare la sua storia.

Katia era nata nel 1981 in un paese della provincia di Pavia e nel 1983 la sua famiglia si era trasferita a Castel San Giovanni, un paese in provincia di Piacenza. Fin da primi anni di vita Katia aveva cominciato a manifestare problemi clinici perché era anemica e la milza cresceva di volume in modo anomalo. La salute della piccola Katia era precaria e veniva seguita regolarmente nel vicino ospedale di Piacenza. Fu nel 1986 che i genitori, Pierluigi ed Eliana, portarono la piccola Katia all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova dove fu posta diagnosi di talassemia (anemia mediterranea) intermedia.

Nel mese di maggio del 2002 Katia fu sottoposta a splenectomia e successivamente, a causa dei livelli estremamente ridotti di emoglobina, fu avviato il programma di regime trasfusionale cronico con trasfusioni di 1 o 2 unità di sangue ogni 3-4 settimane presso il Centro trasfusionale dell’ospedale di Piacenza. Le trasfusioni di sangue, associate ai farmaci in grado di controllare l’eccesso di ferro, erano l’unico trattamento in grado di assicurare la sopravvivenza ma non certo la guarigione. I medici del Centro trasfusionale di Piacenza, le avevano parlato del trapianto di midollo osseo come unica terapia in grado di guarire dalla talassemia. Fu alla fine del 2010 che Katia, che fino a quel momento aveva ricevuto 216 trasfusioni di sangue, si rivolse all’Unità di terapia intensiva ematologica (Centro trapianti) di Pescara, nota a livello internazionale come uno dei centri con la maggiore esperienza di trapianto di midollo osseo nei pazienti talassemici con risultati a dir poco brillanti (guarigione nel 90% dei casi).

Dopo un lungo colloquio con l’allora responsabile del Centro trapianti di Pescara, dopo essere stata informata che il trapianto di midollo osseo poteva si farla guarire dalla talassemia ma poteva anche toglierle la vita per le possibili gravi complicazioni immunitarie e infettive a esso associate, Katia decise che voleva una vita normale come quella di tutte le ragazze della sua età (29 anni). Katia poteva rivolgersi a uno dei tanti Centri di trapianto del Nord Italia, ma scelse Pescara perché aveva riposto tutta la sua fiducia nell’equipe di medici che aveva conosciuto.

Katia non disponeva di un donatore familiare compatibile e così si aprì la ricerca nei registri dei donatori di midollo osseo volontari di tutto il mondo, che alla fine del 2010 erano all’incirca 35-40 milioni. La ricerca fu fortunata perché nell’arco di pochi mesi nella primavera del 2011 fu individuato un donatore tedesco, maschio della stessa età di Katia, compatibile per i geni HLA della compatibilità quasi al 100% (11 geni su 12 esaminati). Fu così che il 12 maggio 2011 Katia è stata sottoposta a trapianto di midollo osseo allogenico utilizzando il midollo del donatore tedesco.

Il decorso post-trapianto è stato molto buono, le complicanze pressoché inesistenti e Katia poté lasciare il reparto di terapia intensiva già dopo 6 sole settimane. Nei mesi e negli anni seguenti Katia non ha manifestato alcun problema clinico, era perfettamente guarita, già dopo un anno ha potuto abbandonare ogni terapia immunosoppressiva, il trapianto funzionava bene e Katia aveva iniziato una nuova vita, aveva aperto una attività di nel paese dove risiedeva, Castel San Giovanni, era conosciutissima e molto apprezzata da tutti e soprattutto aveva conosciuto un uomo, Matteo, e avevano deciso di sposarsi.

Nel mese di ottobre 2023 avevano manifestato la volontà di rinunciare alle bomboniere per le nozze e di donare tutto l’equivalente all’Admo Abruzzo (Associazione donatori di midollo osseo). La mattina del 31 dicembre 2023, purtroppo, quando Katia e Matteo si apprestano a festeggiare l’inizio di quel nuovo anno che li avrebbe portati alle nozze, è comparsa all’improvviso una cefalea molto intensa. Nel pomeriggio la cefalea, associata a vomito, è diventata opprimente. Matteo chiama subito i soccorsi. All’arrivo dell’ambulanza Katia manifesta episodi convulsivi ripetuti e perde conoscenza.

Trasportata d’urgenza dapprima all’ospedale di Piacenza e poi al reparto di Rianimazione dell’ospedale di Parma, Katia è in coma profondo a causa di una vasta emorragia cerebrale. I medici della Rianimazione di Parma hanno tentato in tutti i modi di arginare l’emorragia cerebrale, sottoponendo anche la paziente a un intervento chirurgico di drenaggio, ma le condizioni generali si sono ulteriormente aggravate portando l’elettroencefalogramma a essere completamente piatto e quindi alla morte cerebrale.

A questo punto il 10 gennaio i medici del reparto di Rianimazione di Parma hanno proposto ai familiari l’espianto degli organi. Già quando era in vita più volte Katia aveva manifestato a Matteo e ai suoi genitori l’idea di essere assolutamente favorevole alla donazione degli organi. Lei aveva ricevuto la vita dalla donazione del midollo osseo e voleva ridare la vita a qualcun altro che ne aveva bisogno. Matteo e i genitori di Katia hanno subito dato il parere favorevole e nella notte fra il 10 e l’11 gennaio a Katia sono stati espiantati il fegato, i due reni e le cornee. Il fegato è stato trapiantato a un paziente di Modena, i due reni a due pazienti di Parma, mentre le cornee sono state depositate nella banca delle cornee e ridaranno la vista ad altri pazienti.

E così il sogno di Katia di dare la vita a chi ne aveva bisogno si è realizzato nella sua pienezza. L’aspetto scientifico rilevante della vicenda è che, nonostante quasi 10 anni di trasfusioni di sangue e un trapianto di midollo osseo, gli organi di Katia sono stati riconosciuti idonei per eseguire i relativi trapianti. Matteo e i genitori di Katia hanno manifestato il proposito di fare egualmente una donazione all’Admo Abruzzo per sostenere la ricerca nel campo dei trapianti di midollo osseo, una iniziativa questa di assoluto valore umano, lodevole sotto ogni punto di vista.

I funerali di Katia si sono tenuti sabato 13 gennaio a Castel San Giovanni di Piacenza. "Ricorderemo Katia come una persona speciale, sempre con il sorriso sulle labbra, bella fuori e soprattutto bella dentro", è il saluto dei medici del Centro pescarese.