"Green connection, 14 a processo" D'Amico a giudizio

Inchiesta sul verde, coinvolti l’ex assessore e dirigenti comunali. La procura vuole il rinvio a giudizio per 14 dei 21 indagati per gli appalti sui giardini

PESCARA. Nel maggio del 2006, per l’affare del verde che ruotava attorno alle cooperative sociali, quattro persone finirono in carcere. Quasi quattro anni dopo l’inizio dell’inchiesta «Green connection», il pm Gennaro Varone ha chiesto il giudizio per 14 persone.

Tra queste ci sono l’ex assessore dell’Italia dei Valori Rudy D’Amico, gli ex dirigenti comunali Pierpaolo Pescara e Giampiero Leombroni e, tra i presidenti delle coop, l’ex assessore provinciale Tiziano La Rovere, nella qualità di responsabile de «La cometa». Quattordici nomi, dei ventuno della lista iniziale degli indagati per i quali il pm Filippo Guerra, che aveva coordinato le indagini, aveva chiesto il rinvio a giudizio nell’agosto 2008.

Ieri mattina, nel corso dell’udienza preliminare di fronte al gup Carla De Matteis, il pm Varone (che ha ereditato il fascicolo) ha chiesto il proscioglimento totale, a vario titolo, per sette degli imputati: si tratta di Massimiliano Andrenacci, Roberto Scipione, Sergio Di Pietrantonio, Lorenzo Tini, Antonio Roberto Di Matteo, Floriana D’Intino e Domenico Ballone. Per altri due ex dirigenti comunali, Vincenzo Cirone e Pierluigi Carugno, è stato chiesto il proscioglimento dal reato di associazione per delinquere, con la richiesta di rinvio a giudizio per i reati minori contestati.

Vengono chiamati a rispondere di associazione, dunque, assieme a D’Amico, Pescara, Leombroni e La Rovere un altro ex funzionario comunale, Costantino Rapattoni, oltre a quelli che erano allora responsabili delle cooperative: Franco D’Alonzo, presidente della «Edilpennese», Nicola Palmieri, della coop «Il solco», e Mario Di Giovanni, presidente di «Progetto lavoro».

Secondo l’accusa, si sarebbero accordati tra loro, siglando «un vero e proprio patto di spartizione - predeterminata “a tavolino” - di lavori e servizi pubblici» appaltati dal comune per la manutenzione del verde. Gli utili sarebbero stati ripartiti tra tutti gli aderenti al patto. Per la procura, il «cartello» si sarebbe servito anche di personaggi in grado di imporre la «legge» con la violenza, esercitata anche attraverso spedizioni punitive, con auto bruciate agli avversari. Oltre all’associazione per delinquere, sono ipotizzati tra l’altro i reati di turbativa d’asta, incendio, violenza privata.

Il pm Varone ha chiesto il processo anche per Francesco De Simone, Damiano Madeo, Rocco Celsi e Natascia Di Clemente.

Ieri, dopo la requisitoria del pm, la parola è passata agli avvocati Leo Nello Brocchi, Ugo Di Silvestre, Giuseppe Amicarelli, Michele Quarta e Antonio Capobianco. Il 16 marzo saranno ascoltati gli altri difensori, quindi il giudice deciderà se gli imputati dovranno affrontare il processo.

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