Guardie mediche, la legge che ripristina le indennità 

Pubblicata sul Burat la norma varata in consiglio regionale lo scorso 12 giugno All’Aquila nuova sentenza favorevole riconosce le condizioni di rischio e disagio

PESCARA. Anche il tribunale dell’Aquila, dopo quello di Chieti, riconosce la legittimità delle indennità di rischio delle guardi mediche. Lo fa quasi lo stesso giorno della pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione, della legge varata lo scorso 12 giugno, che sospende le richieste di rimborso che molti medici avevano già ricevuto, e ripristina il pagamento dell’indennità.
LA STORIA. La vicenda nasce nel 2017, quando la procura della Corte dei conti chiede chiarimenti alla Regione sulle indennità di rischio pagate ai medici della continuità assistenziale. A seguito del sollecito, la Regione dice stop al pagamento delle indennità, e per evitare ipotesi di danno erariale dispone che i medici debbano rimborsare le somme erogate a tale titolo negli ultimi dieci anni.
Le Asl, quindi, inviano i decreti ingiuntivi con le richieste di pagamento che in qualche caso ammontano anche a 70mila euro. Somme in grado di devastare i bilanci familiari, nonostante la possibilità di rateizzarle.
In Abruzzo la vertenza coinvolge circa 500 medici, ma situazioni analoghe si riscontrano anche in altre regioni italiane, come la Basilicata.
LA PRIMA SENTENZA. I medici si rivolgono ai tribunali, e a Chieti, lo scorso 31 maggio, ottengono la prima sentenza favorevole. IL giudice del lavoro stabilisce che l’indennità è legittima. Ma altri ricorsi sono in già itinere in altri tribunali della regione, e stanno arrivando rapidamente a definizione.
LA LEGGE BIPARTISAN. Dopo la prima sentenza, l’assessore alla sanità, Silvio Paolucci, e i consiglieri di Fi Lorenzo Sospiri e Mauro Febbo, presentano una proposta di legge bipartisan che, in sostanza, va a sanare la situazione, bloccando le cartelle di pagamento che le varie Asl hanno già inviato, e ripristinando il pagamento delle indennità.
Anche il consigliere regionale M5S, Domenico Pettinari, scende in campo a sostegno dei medici di guardia, e lo scorso 12 giugno il Consiglio regionale approva la legge.
Il 20 giugno la norma viene pubblicata sul Burat e diventa effettiva ed immediatamente esecutiva.
LA SECONDA SENTENZA. Ieri, anche il tribunale dell’Aquila ha accolto il ricorso di altri professionisti rappresentati dallo studio legale dell’avvocato Riccardo Crocetta. Nella sentenza si legge che «l’accordo collettivo consente di determinare, in sede di negoziazione regionale, l’ammontare dei compensi spettanti ai medici, in considerazione della tipologia delle attività svolte e delle particolari condizioni di disagio e difficoltà di espletamento dell’attività convenzionale. Nel caso in esame», si legge ancora in atti, «non può trascurarsi il rischio connesso allo svolgimento delle prestazioni di guardia medica, rischio non contestato dalla controparte e derivante dalla necessità di effettuare visite domiciliari su tutto il territorio, anche fuori dei centri abitati, in orario notturno, in situazioni di urgenza, in attesa dell’arrivo del 118».
IL DIRITTO. E ancora: «Va affermato il diritto a vedersi riconoscere i maggiori importi portati dal decreto ingiuntivo opposto in forza delle illegittime determinazioni regionali».
L’AVVOCATO. «Abbiamo ottenuto un’altra importante vittoria», ha detto l’avvocato Crocetta. «Siamo consapevoli che le sentenze possono essere appellate ma confidiamo nella bontà delle tesi da noi sostenute e nelle solide ed articolate motivazioni espresse dagli autorevoli Tribunali di Chieti e L’Aquila».