<strong>Penne: l’inchiesta sull’Urbanistica.</strong> Secondo il gip, tra i 2 arrestati esisteva una stretta collaborazione

I favori dell’ex assessore alle imprese

L’accusa: così Giancaterino agevolava le pratiche dei clienti di Petrucci

PENNE. La parcella versata allo studio professionale di progettazione, ma in realtà destinata anche al “socio”, che altri non era che l’allora vice sindaco e assessore all’urbanistica. Il canale preferenziale per agevolare una pratica passava attraverso il duo Rocco Petrucci-Alberto Giancaterino. E’ uno dei passaggi dell’ordinanza dell’inchiesta sull’Urbanistica che ha portato a 5 arresti.

INIZIO INCHIESTA. Un permesso di costruzione rilasciato nel dicembre 2007 per l’ampliamento a contrada Campetto di una struttura adibita a centro commerciale, pratica curata da Petrucci come progettista e direttore dei lavori, fa scattare l’indagine sull’Urbanistica dalla quale, secondo il gip Maria Michela Di Fine, emerge «una gestione dell’ufficio tecnico del Comune a favore di imprenditori locali predeterminata all’interno di un ufficio tecnico privato», quello facente capo all’ingegnere, titolare di uno studio di progettazione. Il procedimento, sostiene l’accusa, presenta numerose anomalie sui tempi di rilascio dei provvedimenti concessori e di avvio dell’esecuzione dell’opera. Ma l’attenzione della polizia giudiziaria si concentra anche sulla costruzione di sei villette a schiera nella stessa contrada Campetto e sull’abitazione di un imprenditore.

I TRE CASI.
Il permesso di ampliare un capannone per attività commerciali, oggetto di progetti più volte modificati, viene rilasciato, secondo l’accusa, «senza portare la variante al vaglio del servizio difesa del suolo della Regione, nonostante i significativi cambiamenti della struttura del manufatto che avrebbero necessitato di nuovo parere di compatibilità idrogeologica». Quanto alle villette le concessioni edilizie sarebbero state rilasciate e i lavori avviati «prima del deposito degli atti al servizio sismico della Provincia». Curioso, infine - il riferimento è all’ampliamento dell’abitazione - il permesso di costruire che riservava l’edificazione agli agricoltori (dovendo essere conservata la destinazione agricola del fondo), o comunque a proprietari che disponessero di almeno un ettaro di terra, condizione non rispettata. Inoltre, per aumentare la cubatura dell’ampliamento, si sarebbe arrivati a considerare sottotetto un locale non sovrastante, ma attiguo a quello ampliato.

LA CORRUZIONE.
Si tratta di tre casi, dice il gip, che già nella ricostruzione dei documenti evidenziano aspetti di illegittimità e che, secondo l’accusa, s’inseriscono in un sistematico disegno corruttivo messo in pratica da Petrucci e Giancaterino «in grado di influire attraverso l’ufficio pubblico diretto da quest’ultimo sul dirigente della ripartizione urbanistica Antonio Mergiotti (indagato) e sull’apparato amministrativo di supporto a esso, assicurando canali preferenziali alle pratiche formalmente curate da Petrucci e ottenendo come contropartita utilità attraverso la divisione dei guadagni dell’attività di questi».

Ed ecco dunque la corruzione, legata al fatto che Petrucci e Giancaterino collaboravano nel medesimo studio professionale «con la conseguenza che il pagamento da parte del privato a Petrucci della parcella per l’evasione di pratiche al Comune di Penne costituiva al tempo stesso retribuzione dei favori che Giancaterino garantiva attraverso l’ufficio pubblico svolto, rientrando pertanto nello schema della corruzione, rappresentando l’ufficio pubblico una vera e propria appendice affaristica dello studio professionale».

LA RETRIBUZIONE.
Una retribuzione diretta a Petrucci come complice del pubblico ufficiale e indiretta a quest’ultimo, Giancaterino, «che evidentemente divideva con Petrucci gli introiti dello studio professionale». Quanto al «prezzo della corruzione», scrive il gip, risulta dai documenti che un imprenditore ha corrisposto a Petrucci 22 mila euro in tre tranche nel corso del 2007, somme a cui vanno aggiunti 26 mila euro «che Petrucci richiedeva per il lavoro tecnico concernente le villette». Conclude il gip: «Era questo l’ammontare del profitto su alcune delle pratiche che la collaborazione con lo studio Petrucci evidentemente riservava anche a Giancaterino».

POSTAZIONE DI LAVORO.
Non solo, ma molte conversazioni tra i due documentano rapporti continui dell’assessore con lo studio per lo svolgimento di pratiche, tanto che Giancaterino - scrive il gip - aveva a disposizione anche una sua postazione di lavoro. Ma secondo l’accusa, Giancaterino avrebbe anche imposto a un’impiegata comunale di riservare al permesso di costruire villette a schiera una data diversa da quella effettiva per consentire all’imprenditore una tempestiva stipula del rogito notarile. (g.p.c.)

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