I nuovi poveri sono giovani e precari

Caritas: in Abruzzo cresce il numero di coppie in stato di emarginazione

PESCARA. In Abruzzo sale il livello di povertà e soprattutto aumentano le persone di cittadinanza italiana che vivono in condizioni di «normalità sociale» che però si rivolgono ai centri d'ascolto della Caritas dislocati sul territorio regionale per problemi economici. E' quanto emerge dal Rapporto sulle povertà 2010 realizzato con i dati raccolti dalle sette Caritas diocesane abruzzesi.

Le Caritas di Pescara-Penne, Teramo-Atri, Chieti-Vasto, Sulmona-Valva, Avezzano e L'Aquila fotografano, attraverso un lavoro minuzioso, la situazione socio- economica delle persone che si sono rivolte ai centri d'ascolto. I dati che emergono confermano la tendenza a livello nazionale.

Gli interventi della Caritas risultano in aumento, ma ciò che colpisce è che non sono più, come accadeva nel passato, solo in favore di persone che vivono in situazione di grave marginalità sociale, ovvero stranieri al primo approdo, nomadi e persona senza fissa dimora, ma sempre più spesso verso cittadini italiani in situazione di cosiddetta normalità sociale.

Parliamo di povertà oscillanti e di famiglie dell'elastico corto: si tratta di nuclei familiari che, anche nelle fasi di vita più favorevoli, possono contare su un reddito che non si posiziona molto al di sopra della soglia di povertà. In questi casi, come segnala la Caritas, la povertà non è il prodotto di processi di esclusione sociale irreversibili, ma di un più generale modo di vivere, di una instabilità delle relazioni sociali, di una precarietà che coinvolge il lavoro, le relazioni familiari e l'insufficienza degli attuali sistemi di welfare.

Da notare la forte prevalenza di persone coniugate (83,3% dei casi) e di situazioni recenti di impoverimento. Insomma a soffrire principalmente sono le giovani coppie italiane, con lavori precari e redditi intorno ai mille euro.

Per queste famiglie, definite «nuovi poveri», ma non appartenenti alle tradizionali categorie assistibili da parte dei servizi sociali (famiglie con minori, persone disabili, tossicodipendenti, anziani con problemi di autosufficienza etc.), si è determinata una situazione di evidente sottoprotezione, che può contribuire, nel medio-lungo periodo, a un ulteriore peggioramento delle proprie condizioni sociali ed economiche.

Dal rapporto emerge anche come la crisi stia pesando soprattutto sulla sfera del lavoro, generando fenomeni di indebitamento e povertà finanziarie. Situazioni che sono più riscontrabili nelle zone interne dell'Abruzzo, dove sono evidenti fenomeni di ristagno produttivo e recessione economica.

Le conseguenze principali della crisi, che poi sono le cause che inducono a rivolgersi ai centri Caritas, sono le difficoltà economiche, il crescente indebitamento delle famiglie con minorenni e di quelle immigrate, la disoccupazione e la perdita del lavoro, che hanno prodotto a loro volta fenomeni di sottoccupazione e precariato, con particolare riferimento a immigrati e badanti.

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